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Uscimmo da quella struttura, aiutando Jack nel camminare, mentre teneva stretta la ferita con la mano destra.
«Fa tanto male?» chiesi dandogli la mano.
«No sta' tranquilla.» rispose lui sorridendo. «Più che altro brucia..» continuò.
Ci sedemmo su una panchina in un parco non molto lontano dall'ospedale.
«Allora, quindi, parlando della "missione mamma biologica" ? É tutto pronto? Possiamo partire ?» chiese poi ancora lui.
«Jack, non sei costretto a venire.. Tu hai tua madre, i problemi di tuo padre e in più guardati, hai una bella ferita..» risposi io cercando di fargli cambiare idea.
«No, voglio venire. Sei mia amica. Mi hai fatto stare bene ogni volta che ero al tuo fianco, quindi, penso che debba venire anche io.» continuò lui grattandosi la testa.
Sussurrai un piccolo "okay", quando Alex ci comunicò il giorno di partenza.
«Dopodomani?» chiesi.
«Si.. É l'unico giorno in cui possiamo partire. La nostra scuola ha organizzato un viaggio per Londra per dopodomani. Quindi noi faremo finta di andare con loro, ma faremo un altro check-in, e partiremo per la Russia.» rispose. «Ah e .. volevo avvisarti che ci è rimasta solo questa persona. È la nostra unica chance.. Sperando che la bambina che ha perso sia tu.» disse infine.
«Che ha perso o che ha abbandonato..» sussurrai io abbassando lo sguardo.
«Ehi Ehi.. non fare così. Andrà benissimo.» sussurrò Tom alle mie spalle, e subito dopo mi strinse in uno dei suoi forti abbracci rassicuranti.
«Grazie.» dissi, dopo aver portato uno sguardo al lampione accendersi.
«Ma è già tardi? Abbiamo passato tutto questo tempo a cercare di uscire vivi da quella casa?» chiesi.
«Si.. Alex andiamo a casa. Non dobbiamo far sospettare niente ai nostri. Soprattutto Louis.» disse il più grande.
«Si andiamo anche noi.» disse Jack, facendo fatica ad alzarsi.
Thomas mi aiutò a dargli una mano, per poi accompagnarci per un tratto di strada.
Appena fuori casa di Jack, lo ringraziai ed entrammo.
«Jack, tuo padre non c'è, ti aiuto ad andare in camera.» dissi.
Iniziava a scottare, qualcosa non andava.
Appena in camera lo feci sdraiare sul suo letto.
«Jack va tutto bene? Stai sudando e scotti tanto..» dissi portandogli la mano alla fronte.
«É normale tranquilla.. Penso sia per la ferita..» sussurrò lui per poi addormentarsi.
Lo lasciai in pace, per poi andare in bagno.
Mi sciacquai per bene il viso, ed improvvisamente sentii sbattere la porta.
«Come? Ma è presto.» esclamai impaurita, riferendomi al padre tornato a casa ovviamente ubriaco.
Mi sedetti accanto alla parete del corridoio, senza scendere le scale.
Dopo le solite rotture di bottiglie, e le solite bestemmie, sentii nuovamente il silenzio, così decisi di dare un'occhiata.
Scesi senza fare rumore, gradino per gradino.
E appena al piano terra, lo vidi. Per la prima volta vidi il padre di Jack.
Rimasi lì, mentre lui era seduto per terra di spalle a me con il viso rivolto verso il basso.
Era molto diverso da come lo immaginavo, e il suo essere mi faceva molta tenerezza.
Come può il semplice dolore, trasformare una persona normale e piena di vita, in tutto ciò?
Continuavo a sentire singhiozzi, continuava a piangere.
«S-signore va tutto bene?» chiesi poi dopo avvicinandomi lentamente.
«Chi sei?» disse lui qualche minuto dopo.
«Un'amica di Jack.. Lui non sta molto bene, sta dormendo.. Posso aiutarla?» chiesi.. Ma, man mano che mi avvicinavo, la paura svaniva.
«Io non ho bisogno di nessun aiuto.» pronunciò la sua forte e rauca voce.
«Come vuole..» risposi.. «Perché non si siede sul divano?» continuai poco dopo poggiandogli la mano sulla spalla.
«Senti ragazzina, perché non te ne vai?» rispose lui irritato girandosi di scatto, per far scivolare via la mano.
Potei quindi vedere il suo viso..
Era il viso di un uomo stanco, e sapendo il motivo, potevo leggergli in faccia il dolore.. Il dolore di un uomo che piano piano perde la moglie, che ama molto.
Dopo un po', si sedette sul divano, così io mi sedetti difronte a lui, sulla poltrona.
«Perché lo fa?» chiesi continuando a guardare quegli occhi rossi, sotto quella luce bassa, che non illuminava un granché.
«Perché sei qui? E mi chiedi queste cose? Sei o no un'amica di Jack? Cosa vuoi?» continuava a rispondere con altre domande.
«Stia tranquillo. Non sono una minaccia.. Semplicemente io.. i-io.. Io non ho genitori.. Sono orfana.. Mi manca molto una figura maschile, quella che potrebbe proteggermi, quella che la sera dovrebbe dirmi di tornare presto a casa. Quella figura maschile, che un giorno dovrebbe sequestrarmi le chiavi della macchina, per un errore fatto.. Quello che mi vizierebbe, e che mi comprerebbe di tutto. A me manca un papà, mai conosciuto.. Magari con un padre al mio fianco, sarebbe stato tutto diverso.. Quindi sono qui di fronte a lei, perché io so cosa si prova, e non ho i genitori, ma Jack, ha lei.. Jack un padre ce l'ha.. Ma questo padre non capisce che potrebbe perderlo, e che poi sarà troppo tardi.. La prego. Faccia pace con lui, non è mica colpa sua. Jack odia vederla così, odia tutte queste bottiglie di alcol. Lui è una persona fantastica, di sicuro per merito suo, ma adesso deve continuare a dargli amore, perché è ancora un adolescente e non un uomo.. É solo.. » dissi per poi alzarmi e dargli le spalle.
«Io amo mio figlio.. Ma a ma manca lei.. Sapere che la sto perdendo, e che mi rimarrà una parte di lei, ovvero Jack, mi fa stare ancora più male.. Domani è il nostro anniversario, e lei sta peggiorando sempre di più. Jack ogni mattina va da lei, anche se non me lo dice. Poi beh, l'alcol mi aiuta a non pensare.. » rispose lui, con le lacrime che gli rigavano il volto.
«Anche a me, fa male vedere sua moglie in queste condizioni, purtroppo è la vita.. Però qualsiasi cosa succederà, lei deve stare accanto a Jack. Perché è una parte di sua moglie che resta al suo fianco.» risposi io, e poco prima di salire le scale, lo abbracciai.
«E questo perché ?» chiese lui.
«Perché mi manca un papà..» risposi io sorridendogli, per poi andare in bagno.
Indossai il pigiama ed entrai in camera.
«Jack, tutto bene?» sussurrai, ma niente, dormiva.
Mi misi a letto e mi addormentai stringendo forte il cuscino.
La mattina dopo, mi svegliai per prima, e portando lo sguardo al letto di Jack, notai che dormiva ancora.
Mi alzai e andai in cucina.
«Buongiorno signore.» dissi allegra, cercando di cambiargli umore, prendendo una tazza di latte, e un cornetto dal forno.
«Ah e auguri.» dissi infine sorridendogli andando di sopra.
Tornai in camera poggiando il vassoio con la colazione sulla scrivania, per poi scrivergli un bigliettino.
"So che stai male, quindi resta a casa. Vado a fare una cosa. Tu resta lì. Okay?
-Katherine"
Subito dopo mi vestii e mi avviai verso l'ospedale.
Già, promisi alla madre di Jack, di andarla a trovare. Quindi dovevo.
Entrai e cerai la stanza, bussai ed entrai dopo il suo dolce "prego entri"
«Oh, buongiorno Kate.» disse la donna sorridendo.
«Buongiorno signora, come va?» le chiesi, facendo lo stesso che avrebbe fatto Jack, ovvero metterle il cuscino dietro il collo, per stare più comoda.
«Ancora con questa "signora"? Ti prego dammi del tu.. E comunque mi chiamo Laura.» disse lei.
Era così simpatica, le volevo già tanto bene.
«Va tutto bene grazie.» disse poi.
«Le volevo fare gli auguri, a lei e suo marito.»
«Ahw grazie.. È da tanto che non ricevo gli auguri del mio matrimonio.. Né dà Jack, né da Billy..» rispose lei portando una mano alla mia.
«Billy é suo marito?» chiesi.
«Si. L'hai già conosciuto?»
Accennai un "si", seguito dalla frase «E come ti sembra?»
«Beh, è una persona fantastica. Un padre meraviglioso, magari non dimostra il suo amore, ma so che presto lo farà..» le risposi io.
«Già.. Lo so.. Presto lascerà quelle bottiglie, e avrà tra le mani, solo suo figlio.. Deve solo rendersi conto che non è finita qui.»
«Ma allora lei lo sa?» chiesi io curiosa, stando attenta che non venisse Jack.
«Nessuno, oltre ad una madre, riesce a capire il figlio attraverso gli occhi. E quelli di Jack sono un libro aperto. Lui parla, e mente sempre, infatti non ascolto lui, ma i suoi occhi.» disse, e a quella frase mi emozionai.
«Per esempio, nei tuoi occhi, posso vedere, tristezza e dolore. Ma anche rabbia.. A te manca qualcuno... » disse stringendomi la mano.
«Sei venuta qui, anche per un altro motivo.. Perché non ti sfoghi?» chiese lei sorridendomi.
«Perché, l'ho sempre detto a tutti, ma tanto nessuno può farci niente..» risposi io.
«Provaci, io ti ascolto, dove vuoi che vada?» disse lei ironica.
«Va bene..» sussurrai..
«Sono una.. Cioè io non ho.. È così difficile, dirlo in modo semplice..» sbuffai, poi continuai «Sono orfana.. Non ho dei genitori. Domani partirò per incontrare mia madre, se è lei.. Ma quello che più mi fa paura, è l'essere respinta.. Sentirmi dire "ma io non ti volevo" cioè, non sono voluta mica nascere io. Vorrei essere amata. Fa così male vedere gli altri tornare a casa e abbracciare i genitori, oppure fa male vedere le ragazze della mia età, che escono dalla scuola e il padre le aspetta in macchina. Io ho un'ansia fissa.. Li desidero dei genitori.. Genitori tutti miei, dove scorre lo stesso sangue. E magari anche dei fratelli chi lo sa.. Mi sono affezionata a suo marito, e anche a lei.. Come foste miei genitori, ma so che non è così.. Ho tanta paura, di venire a sapere che lei non è mia madre, e che mio padre chissà dove sia..» dissi mentre le lacrime facevano a gara.
«Tranquilla.. Andrà bene, fidati. Non posso sapere per quale motivo sei orfana, però credimi. Fai bene ad andarla a trovare, perché vedrai, cambierà tutto in lei. Sono sicura che è tua madre. Fidati, andrà bene.» disse lei accarezzandomi il viso.
Queste poche parole mi tranquillizzarono, e mi diedero così tanta forza, e tanta sicurezza che finora nessuno è riuscito a darmi.
«Grazie Laura, ti voglio bene.» dissi poi abbracciandola.
«Figurati, sono io a ringraziarti per aver reso felice mio figlio.» disse lei.
Poco dopo le sorrisi e la salutai per tornare a casa di Jack.

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