Appena a casa del mio "migliore amico", notai l'assenza di Billy.. E ciò mi portò a chiedermi dove fosse, sperando non nel solito locale.
«Jack.» esclamai mettendo in ordine il tavolo.
«Jack..» ripetei portando uno sguardo all'orologio.
"Dovrebbe essere sveglio." pensai.
Salii le scale e andai in camera.
Non vi era sua presenza.
Il letto era in ordine e i vestiti al loro posto.
Aggrottai le sopracciglia, e andai verso il bagno.
«Jack, scusa, sei qui?» chiesi bussando alla porta.
Sapendo il suo carattere, avevo paura.. Non sapevo dove stesse, e cosa facesse.. Così mi allontanai dalla porta bianca, e incuriosita, mi avvicinai alla stanza dei genitori.
Spinsi la porta, e notai Jack seduto sul letto con una fotografia in mano..
«Oggi é il loro..»
«Si lo so..» anticipai appoggiandomi alla parete, notando il ragazzo di spalle con lo sguardo rivolto verso il pavimento.
«Io li rivoglio così.. Insieme.. Sembra impossibile.» sentii dire da lui..
«Io non voglio perdere mia madre.» continuò per poi iniziare a piangere.
Mi avvicinai lentamente, e mi sedetti al suo fianco.
«Jack, so quanto soffri.. Però purtroppo devi affrontare questo dolore.. É successo a te, perché forse tu sei forte.. Anzi tu sei forte, e sappiamo tutti, che lo supererai, che guarderai avanti.. E comunque hai anche tuo padre..» dissi accarezzandogli la schiena, fissando la finestra.
«Mio padre? Secondo me non sa nemmeno di avere un figlio.. Gli servo solo per pulire lo schifo che lascia la sera.. Io.. Io lo odi...» stava per continuare ma lo bloccai
«Tu cosa? Eh? Non dire stronzate perché purtroppo anche lui soffre. Tu gli vuoi solo tanto bene e spero che un giorno venga con te a giocare a pallone, l'hai detto tu stesso a tua madre.. Non era una bugia, era un semplice desiderio. Dovete passare tutto questo. Anche tua madre sa che presto sarà così..» dissi portando lo sguardo ai suoi occhi.
«Mia madre? Quando le hai parlato?» chiese.
«Non importa.. Ma fidati.. Avete bisogno di tempo.. Penso sia normale.» continuai poi sorridendogli.
Improvvisamente sentii due forti braccia stringere la mia vita.. Mi stava abbracciando. Un abbraccio così sincero, di cui anch'io avevo molto bisogno.
«Okay, adesso basta con questi discorsi cupi e sentimentali .. Godiamoci questa giornata stupenda okay?» dissi alzandomi di scatto aprendo la finestra, dopo aver spostato le tende chiare nella stanza.
Lui sorrise poi prese il cellulare.
«Chi stai chiamando?» chiesi curiosa sbirciando sul suo telefono.
«Ehm, i tuoi fratelli..» rispose per poi iniziare a parlare con Tom.
"I tuoi fratelli." quella frase ancora mi pareva finta.. I miei fratelli.. Eppure era così bella sentirmela dire.
Uscimmo di casa e ci incontrammo con Alex e Thomas accanto al parco.
«Baseball?» chiese Alex appena ci vide.
«Nah, calcio..» rispose poi Tom.
«Che ne dite di pallavolo..» propose poi Jack.
«Ehi ciao, come stai Kate? .. Hai dormito bene? Cosa hai fatto tutta la nottata, e la mattinata?» chiesi io ironica sentendomi incompresa..
«Perché cosa hai fatto, ieri sera!» esclamò Thomas..
«Ma perché stamattina?» chiese Jack venendomi accanto.
«OKAY.. PALLAVOLO!» gridai infine, prendendo il pallone dalle mani di Alex per iniziare a palleggiare.
«L'ultimo che arriva é il professor William..» urlò infine Alex.
«Chi?» chiese Thomas
Sentii urlare poi da Jack "te lo spieghiamo dopo, corri!"
Dopo una lunga corsa fino al parco, notammo che Thomas fu l'ultimo.
«Mi spiegate chi è il professor William?» chiese il più grande con affanno.
Alex gli mostrò la foto, mentre Jack iniziò a ridere.
Infine tutti iniziammo a ridere.
«Cazzo, fa paura..» disse Thomas «Ma nemmeno se facessi il bagno nell'acido muriatico, diventerei così..» continuò infine.
Dopo varie battute sul prof di chimica, iniziammo a giocare a "sette si schiaccia".
"1"
"5"
"SETTE!" esclamò Jack, dopo che Tom gli alzò il pallone, colpendo Alex.
Mentre quest'ultimo continuava a lamentarsi, la palla continuava ad avanzare verso gli alberi più infondo.
«Vado io..» dissi stufa, notando i tre ragazzi continuare a lamentarsi del fallo, che poi non era fallo, vabbè Alex e i suoi lamenti..
«Eddai che schifo.» dissi dopo essere passata attraverso i cespugli per la palla.
Appena uscii, sbattei contro un poliziotto.
"Merda" pensai, continuando ad avanzare verso i miei amici.
«Ehi tu.. Fatti vedere un secondo!» esclamò il poliziotto, attirando l'attenzione del suo collega, che mangiava una ciambella appetitosa. OKAY BASTA PENSARE AL CIBO.
Molto lentamente alzai il viso, e appena mi videro, iniziai a scappare.
«É lei prendetela.» urlò poi.
«Tom. Aiuto.» gridai andandogli contro.
Loro mi aspettarono, per poi guidarmi in qualche vicoletto per seminarli.
«Sapevo che era una cattiva idea. Porcaputtana ci sbatteranno dentro.» esclamò con affanno Alex mentre correva.
«Sta zitto, e corri idiota.» rispose Jack.
«Dove pensi di scappare?» urlò uno dei poliziotti, appena svoltato in un vicoletto.
Improvvisamente, a fermarci, fu un muro non molto alto.
«E adesso?» chiesi io preoccupata.
«Okay, dobbiamo salire.. e attraversarlo. Presto sali Alex.» disse Jack, mostrandogli come arrampicarsi.
Poi Thomas lo seguì, ed infine sempre quest'ultimo mi diede una mano per tirarmi su.
«Dammi la mano. Dai.» disse.
Così feci e gli altri due gli diedero una mano a sollevarmi, quando il poliziotto mi afferrò la caviglia.
«Ti ho presa canaglia.» esclamò.
«Non cantare vittoria così presto.» risposi per poi tirargli un calcio nelle parti basse.
Notai che si accovacciò, così che potei recuperare tempo per salire.
«Ah.. Dio mio, che ansia..» disse Alex con affanno.
«Si ma tu devi pensare un po' a correre invece di parlare sempre..» rispose Jack irritato, sedendosi accanto alla parete.
«Sappiamo che sei qui, ti prenderemo, e ritornerai dalla tua direttrice.» urlò dall'altra parte uno dei due.
«Contaci!» esclamò infine Thomas.
Dopo ciò, iniziammo a camminare senza una meta precisa.
«Alex, ma la scuola? Cioè son già tre giorni che non vai..» chiesi io, distruggendo quel silenzio.
«Thomas mi falsifica le giustifiche !» rispose lui felicissimo.
«Si, solo per adesso..» continuò Tom.
Sorrisi, mi mancavano così tanto le loro piccole discussioni.
«Okay, adesso forse è il momento di lasciarvi da soli. Io e Alex andiamo a prenderci qualcosa da bere.» disse poi Jack indicando un bar poco lontano da lì.
Appena di spalle potei sentire da quei due:
«Davvero?» chiese Alex.
«Zitto e cammina idiota!» sussurrò Jack.
«Quanto sono idioti..» esclamò Thomas massaggiandosi il braccio sinistro.
«Già, ehi ma tutto bene?» chiesi infine notando il suo braccio sanguinare.
«Tranquilla. Un graffio. Niente di che..» rispose lui.
Tra i vari argomenti poi, arrivammo ad una fontana, dove Tom poté sciacquarsi la ferita.
«Sai, mi mancano tanto Louis e Mary..» dissi io, nel bel mezzo della camminata, attraverso gli alberi.
«Si anche a me..» rispose lui.
«Come ?» chiesi siccome non mi aspettavo una risposta simile.
«Si, beh, da quando la direttrice ci ha detto che eri stata adottata da un'altra famiglia, mia madre é, come dire, impazzita. Si era abituata ad avere una ragazza in casa, e gli manchi molto. Lei appunto non sa che stai con noi, sono sempre sul punto di dirglielo, ma comunque anche se da una parte le farebbe piacere, perché sa che sei al sicuro con noi, dall'altra penserebbe che ti avremmo rapita, e che appunto la polizia ci sbatterebbe dentro.» rispose lui.
«Già.. Capisco.» risposi io con tono triste.
«Però, guarda il lato positivo. Ci sono io con te. E non ti lascio andare via in nessun modo. Da quando ti ho conosciuta, sei l'unico motivo per cui ho ancora voglia di sorridere.» disse lui portando le braccia intorno alla mia vita.
Sorrisi, e abbassai lo sguardo.
«E poi.. parliamoci chiaro, io amo quel sorriso.» continuò lui, per poi alzarmi il viso e baciarmi.
Pazzesco.. Si, davvero rimasi senza parole.
Ancora mi chiedo, come quel bacio, in quel preciso momento, in mezzo al nulla, riuscì a farmi dimenticare ogni cosa, e concentrarmi su quanto mi fosse mancato Tom, e quanto lo amavo.
«Tom.. Io non so se é la cosa giusta..» sussurrai staccandomi dalle sue labbra.
«Nemmeno io so se questa è la cosa giusta, ma cioè, guardiamoci... Abbiamo fatto tante di quelle cazzate, che questa sarebbe la più giusta tra tutte.» disse sorridendo. «Kate, io ti amo, non posso continuare a starti accanto e sentire il mio cuore battere forte, e non poterti baciare, ma limitarmi ad abbracciarti. E non usare la frase "siamo fratelli" lo sai meglio di me che non é così.. E per .. Mary e Louis, capiranno... So quanto soffri, e sto notando che ti stai facendo carico dei problemi altrui... Smettila, tu hai i tuoi problemi, e quello che voglio dirti é che io sono qui, accanto a te, soprattutto nei momenti difficili.
Tu non capisci che vorrei gridarlo al mondo intero quanto ti amo..» continuò, e subito dopo riprese a baciarmi.
«Si.. Ti amo anch'io.» sussurrai infine io per poi stringerlo ancora più forte.
Infine, tornammo da Alex e Jack.
«Okay.. Sono le 6 di sera, non abbiamo nemmeno pranzato. Sto morendo di fame. Che ne dite di tornare a casa? » propose Alex.
«Cazzo è vero, devo anche preparare la valigia..» continuò Jack.
"É vero.. La valigia.." pensai..
Mi ero praticamente dimenticata della partenza del giorno dopo, del fatto che dovevo conoscere mia madre, sembrava tutto un sogno.
«Okay andiamo..» esclamò infine Jack passandomi avanti.
«Kate, vado a casa e ti prendo dei vestiti e lo zaino che hai lasciato da noi okay?» chiese infine Tom poco prima di baciarmi.
Riuscii a malapena a rispondere un "va bene.."
Arrivammo a casa, e ovviamente non vi era presenza del padre.
«Immaginavo..» sentii sussurrare da lui, lasciando cadere per terra il suo zaino.
Notai il portafogli del padre sul lavandino e sorrisi.
«Sai, non penso che stia facendo qualcosa di male..» dissi infine continuando a sorridere dalla felicità.
«Che intendi?» chiese lui salendo le scale.
«Vedrai!» esclamai io.
Dopo qualche minuto suonarono alla porta.
«Ehm, chi è ?» sussurrai.
«Ho ordinato le pizze..» sentii gridare dalla sua stanza.
Aprii la porta e vi era un ragazzo che poteva avere si e no una ventina d'anni.
«Ehm, grazie.» risposi dopo avermi dato le due scatole bollenti.
«Hai un viso familiare..» sentii poi continuare da lui dopo aver cacciato i soldi dalla tasca.
Mi preoccupai del suo comportamento, e abbassai lo sguardo.
Prese i soldi, e avanzò di un gradino, così che improvvisamente Jack arrivò e gli sbatté la porta in faccia.
«Hm.. Non so se ringraziarti, o dirti di essere più gentile..»
«Prego, se vuoi apro la porta, così che lui ti porti alla polizia, che ti porta dalla direttrice.» disse ironico poggiando la mano sulla porta.
Sbuffai, perché aveva nuovamente ragione, e poggiai le pizze sul tavolo.
Mangiammo come due affamati che non vedono cibo da vari giorni, quando sentimmo aprire la porta.
Portai uno sguardo a Jack, e lo vidi piuttosto preoccupato.
«Tranquillo.» sussurrai.
Era Billy, il padre che rientrò a casa alle 8:37 della sera.
«Papà?» chiese incredulo Jack, andandogli vicino per vedere se era ubriaco.
«Si?» rispose il padre cercando di fermare il figlio.
«Non sei ...»
«No non sono..» rispose infine Billy.
«Ma come? Cosa ti ha fatto cambiare? Cioè intendo..» balbettò Jack.
«Un angelo.» disse salendo le scale.
«UN ANGELO DAI CAPELLI BIONDI ..» urlò infine ridendo.
Jack portò lo sguardo a me, mentre io sorseggiai dell'acqua dal bicchiere.
«Hm.. I-Io non ho le ali..» risposi cercando di fargli distogliere lo sguardo da me.
«Già..» disse lui sorridendo. «Chiunque sia quest'angelo, deve sapere che gli voglio un'infinità di bene..» continuò poi prendendo il bicchiere tra le mani.
Sorrisi e subito dopo pulii per poi andare in camera.
Indossai il pigiama, e mi misi a letto.
Poco dopo arrivò Jack con la domanda «Ma .. Tuo fratello ancora non ti ha portato i vestiti e lo zaino?»
«Eh no..»
Dopo qualche minuto, Jack spense le luci e si mise a letto.
Improvvisamente, a distogliermi dai miei pensieri, fu un'ombra da fuori la finestra.
Mi alzai e notai Thomas sopra il tetto.
Aprii la finestra e mi passò lo zaino con dentro i vestiti.
«Ma sei pazzo? Perché dalla finestra?» sussurrai.
«La porta era chiusa, e le luci spente.. Tranquilla non è la prima volta che lo faccio in questa casa.» rispose lui cercando di non svegliare Jack.
Ma in meno di un secondo quest'ultimo ci diede la sua opinione, mentre era sdraiato sul letto : «E non si toglierà mai questo dannato vizio.»
Notai poi Thomas sorridere, e poco prima di scendere mi baciò.
«A domani principessa.» disse per poi saltare giù dal tetto e correre nel buio.
«A domani ..» sussurrai chiudendo la finestra.
"A domani mamma.." pensai prima di addormentarmi.
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•STEP BROTHER•
Romance#5 in storie d'amore (2•12•16•) «"Ti amava così tanto, che ha voluto che tu avessi una vita migliore." dicevano tutti così. Ma la verità è che quando una persona ti ama tanto, non ti lascia andare via.» «Si beh, potevo sembrare forte quanto volevo...