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KATHERINE

Erano circa le 5:15 quando mi svegliai.
Ero davvero crollata, mi alzai dal divano, e presi dei biscotti nella credenza.
Qualche minuto dopo, sentii qualcuno entrare.
Era Ivan.
«Papà!» esclamai correndogli contro.
Mi prese la testa tra le mani, e mi baciò la fronte.
Gli rivolsi uno sguardo ansioso, e lui subito capì il motivo, così rispose «È andata bene amore mio. Ce l'ha fatta. Non è più in pericolo, le crisi non avverranno più.»
Sorrisi, ed una lacrima per la felicità, mi rigò il viso.
Lo abbracciai, per poi staccarmi e saltare per tutta la casa.
«Mi fa piacere vederti così..» sussurrò lui.
Scesi dal divano in cui ero salita qualche secondo prima, e corsi nuovamente a stringerlo.
«Papà, restiamo comunque fino a domani vero?» chiesi allontanandomi, per andare verso il mio zaino.
«Certo. È tutto apposto. Jack tornerà tra tre giorni a casa, ma bravissimi chirurghi, gli staranno vicino e seguiranno il suo percorso. Poi ho bisogno di riposarmi, non sopporterei altre 4 ore di viaggio.» disse, per poi salire di sopra.
Qualche minuto dopo, decisi di uscire, e dopo aver avvisato mio padre, mi incamminai verso l'uscita.
Aspettai il solito pullman, e quando arrivò, salii di corsa, per salutare l'autista.
«Kateee.» esclamò lui battendomi il cinque.
Lo salutai, e subito dopo mi misi seduta ai primi posti, anche perché gli ultimi erano occupati.
«Sapevo che saresti tornata!» esclamò sorridendo.
«Si, l'avevo promesso.» risposi, fissando la strada.
«Come va? I tuoi amici? I tuoi genitori.. Tua madre?»
«Perfettamente. Va tutto bene. I miei amici stanno bene adesso, e i miei genitori, li amo. Sono miei, è così strano, ma ho dei genitori.» esclamai sorridendo, attirando l'attenzione di alcuni passeggeri.
Sorrise.
«Che bello..» sussurrò.
«Cosa?» chiesi.
«Sentirti dire finalmente cose belle. Cose che ti fanno stare bene, senza un "ma" senza un "forse". Senza un sorriso finto, con cui hai vissuto nella tua vita.
È bello vederti felice insomma, è bello sapere che le uniche cose di cui tu hai bisogno, ti rendano felice e spensierata. E ti causano questo sorriso stupendo.» disse infine, fermandosi.
Era la mia fermata.
Lo salutai.
«Ci rivedremo il più presto possibile.» sussurrò lui, per poi chiudere le porte.
Sorrisi, e mi incamminai verso casa di Tom.
Bussai felice, e quando aprirono la porta, notai Mary.
«Ciao Mary.»
Mi abbracciò.
«Accomodati pure!» esclamò lei.
«Ah, grazie, però volevo sapere se c'è Thomas..» chiesi notando la sua assenza nella stanza.
«Ah, no.. Non è qui.. Non so dove sia.. Era tornato circa 4 minuti fa dall'ospedale, poi è uscito, ma non ci ha detto dove andasse..» disse lei, con tono tranquillo, come se ormai fosse abituata al suo "fuggire" in continuazione.
La salutai e iniziai ad incamminarmi senza una meta ben precisa.
«..Dove diavolo può essere?» chiesi tra me e me, girando su me stessa, per poi avere un minimo di idea.
Mi avviai, verso il posto fisso nella mia mente, e circa 3 minuti dopo, entrai.
Era il cimitero.
Quando Tom non aveva da fare, oppure era solo o triste, andava lì, per "vedere" la sorellina.

Mi avvicinai con calma, senza fargli notare la mia presenza.
Lo notai di spalle, seduto con gambe incrociate, fissava la foto della piccola.
Mi sedetti poco distante da lui, e fissandolo con sguardo triste, lo ascoltai, anche se la sua voce, era abbastanza distante.

«Ciao Tesoro.. come va lì? Chissà cosa fai.. Anzi, chissà dove sei.. Io sono sempre stato contrario al "rinchiuderti" qui dentro. Beh si, io so di essere coglione, di venire qui, e parlare ad una foto, ho sempre detto ai nostri genitori di lasciarti libera, di farti volare, ma io so perché sei qui. Sei qui, perché mamma, pensa che senza farti volare, lasciando il tuo corpicino qui, pensa di starti più vicina.» disse per poi prendersi una pausa.
«Mi manchi un sacco. Mi manca giocare con te, mi manca scherzare con te. Mi manca persino litigare, perché magari entravi nella stanza mentre studiavo. Se tu non fossi andata via, probabilmente non avrei conosciuto Kate, e adesso non starei così male. Io con lei faccio il forte, faccio lo stronzo.. perché è una ragazza. Ma certe volte mi sento crollare. Non so cosa mi abbia fatto, ma il suo sorriso mi manca tanto dopo anche 5 secondi che non la vedo. Eh già.. questo si prova ad essere innamorati. Peccato che tu non lo potrai mai provare. È una sensazione.. bellissima, ti viene persino l'ansia, ma quando vedi la persona che ti piace tanto, dio santo, ti senti così bene con te stesso, dimentichi tutto il resto. Però ci sono anche lati negativi, proprio come capita a me. Siamo così distanti, che solo a pensarci mi fa male, ma non posso fare niente, io voglio solo vederla sorridere.» continuò poi.
Asciugai una lacrima, per poi continuare ad ascoltarlo.
«Sai forse è meglio che tu non ti fidanzi.. perché cioè, poi io dovrei litigare con chi ci prova con te, spaccargli la faccia, perché tu sei mia.» disse, sorrisi.
«Parlando di lei, invece, non so se puoi ascoltarmi, ma ovunque tu sia, te ne parlo.
Lei è bellissima. Non quelle ragazze "perfette", con due labbra enormi, i capelli sempre lisci come spaghetti, la faccia limpida, le ciglia finte, e le sopracciglia che sembrano ali di gabbiano.
Lei è proprio bella.
Ha quei capelli biondi sempre scombinati, adesso li ha corti, ma la trovo stupenda, li sposta sempre da una parte all'altra, e sta in tutti i modi un'amore.
Poi ha gli occhi celesti molto chiari, come il padre, e delle lentiggini che dio mio le stanno un amore.
Non parliamo del sorriso, tra l'altro quando sorride, socchiude gli occhi, e non può sembrare più naturale di così. È la semplicità in persona. E poi è anche molto curiosa, cerca di sapere ogni cosa, proprio come in questo momento. Lei è dietro di me, perché deve cercare di capire cosa sto facendo.» disse.
Sorrisi.
Aspettai qualche secondo senza sapere cosa fare, per poi ascoltare «Adesso puoi anche avvicinarti.» disse, facendomi segno con una mano di andargli accanto.
Mi alzai e gli andai vicino.
«Ciao Tom.»
«Curiosa.» disse ironico.
Sorrisi.
«Ecco Ashley, lei è Kate. La ragazza che ti ho appena descritto. Curiosa no?» chiese sorridendo.
Poi portò uno sguardo a me e tornò serio.
Magari tutti pensate che Tom sia il ragazzo spensierato, cattivo, quello figo senza problemi.
Ma Thomas, oltre che bellissimo, era il ragazzo più triste e allo stesso tempo forte che avevo mai conosciuto.
Combatteva tutti i giorni, con un ricordo che gli aveva cambiato la vita.
Un ricordo che gli aveva portato via la sorella, e per di più, era il migliore amico, il ragazzo con cui aveva fatto l'incidente quella sera.
Questo fa capire, quanto sia intelligente, forte e maturo.
Lo abbracciai forte, per poi uscire dal cimitero che stava per chiudere.
Lo notai "salutare la sorella", da lontano, per poi uscire.
Mi diede un baciò, per poi accompagnarmi da Jack.
«A che ora vai via domani?» chiese.
«Alle 12:13 ho l'imbarco.» sussurrai.
Alzò il volume dello stereo senza rispondere, e la canzone "Let me love you" riempì la macchina.
Cantammo a squarciagola, dimenticandoci, per qualche minuto, tutto ciò che avevamo alle spalle.
Appena arrivati, mi salutò, ed entrai in casa.
Notai Ivan dormire sul divano.
«Aw.. Poverino..» sussurrai, vedendolo stanco e senza forze.
Gli rimboccai la coperta, per poi salire di sopra.
Dalla stanchezza, mi misi a letto, e dopo qualche minuto riuscii anch'io ad addormentarmi.

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