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Mi staccai da quell'abbraccio in cui sarei rimasta per tutta la vita che non avevo vissuto insieme a lei.
«Io sapevo che tu c'eri.» eslcamò Nath asciugandosi nuovamente il viso.
«Tu ci sei sempre stata.» continuai io allontanandomi per abbracciare Ivan.
«Bene, allora.. adesso dobbiamo vivere la nostra vita. Siete d'accordo bellezze?» chiese poi quest'ultimo sorridendo.
Sorrisi, e mi alzai dalla poltrona.
«Non vedo l'ora.» esclamai.
Nath sorrise.
«Certo, ma .. io devo anche risolvere delle cose con Nika.. non mi sembra giusto non chiudere per bene questa cicatrice.» sussurrò triste la donna, riferendosi ad Ivan.
«Voglio sapere il perché.. è una cosa impensabile ciò che ha fatto..» continuò
«Sei sicura di volerlo fare?» chiese l'uomo portandogli le mani alle spalle.
Accennò un piccolo e leggero "si" sicuro per poi andare verso la cucina.
Che strana sensazione..
Ero in casa mia, con i miei due genitori e la situazione non poteva che non sembrarmi vera.
«Tesoro..» esclamò Nath, con un tono.. speciale. Come se quella parola non l'avesse mai detta prima, ad una ragazza.
«Si mamma?» sorrisi.
Quanto mi piaceva poter pronunciare davvero quelle due parole "mamma e papà."
«Sei venuta qui, senza vestiti di ricambio?» chiese con tono timido.
La capivo infondo, era come fosse la sua prima volta, era normale comportarsi così.
«Beh.. ho solo altre 4 magliette e 6 pantaloni.. Li avevo lasciati a casa di ..Tom..» dissi, e mi fermai sull'ultimo nome.
Improvvisamente sentii come se l'ansia regnasse dentro il mio stomaco.
.. Che malinconia.
Quel sorriso, quegli occhi. Mi stava davvero mancando un sacco.
«Tutto bene amore?» chiese Ivan capendo la situazione, accarezzandomi i capelli.
Accennai un piccolo "si", per poi chiedere il permesso di andare di sopra.
Mi chiusi in bagno, che si trovava a destra del corridoio.
«Perché?» sussurrai fissandomi allo specchio.
«Mi mancano così tanto.. Ma Tom.. ho bisogno di abbracciarlo, di stare con lui..» continuai.
«Eppure dovrei essere felice, infondo sono qui, con i miei veri genitori...»
«Va tutto bene, piccola?» chiese poi Ivan raggiungendomi, fuori la porta.
«Ehm. Si.» esclamai asciugandomi il viso.
Appena aprii la porta, notai la sua sagoma ferma sull'uscio.
«Si?» chiesi sussurrando trattenendo le lacrime, fissando il pavimento.
«Vieni con me!» esclamò poi sorridendo, alzandomi il volto.
Mi prese per mano, e mi portò nella loro stanza da letto.
Mi fece segno di sedermi sul letto, mentre lui si accovacciò avanti a me.
«Io so cosa stai pensando. » sussurrò sorridendo.
Inizialmente annuii, poi decisi di lasciarmi andare, e perdermi nella protezione di mio padre.
«Papà.. so che questa è la mia nuova vita, so che il passato è passato, e ora devo vivere il presente, e so che non dovrei minimamente pensare a queste cose perché sono qui con voi, finalmente. Cioè ho tutto ciò che ho sempre voluto.. » esclamai mentre le lacrime mi rigarono il viso, bagnandomi le labbra.
«Ma..» sussurrò Ivan asciugandomi il volto, aspettando il mio continuo.
«Ma io non posso fare altro che pensare a Tom, Jack, e gli altri che mi hanno aiutato.. più che altro Tom, che è stato il primo a darmi quella spinta...» dissi poi tossii, e portai le mani al viso.
«Ti manca un sacco. Ho capito...» stava per continuare Ivan, quando Nath entrò in camera.
«No, scusate, la smetto!» esclamai.
«No perché?» chiese la donna, fermandomi, nel mio intendo di uscire dalla stanza.
«Siamo umani. Abbiamo dei sentimenti. Ho capito tutto quello che stai passando. La tua, è una storia rara. È normale che pensi a ..» disse Nath poi si bloccò non ricordandosi il nome, e fece una faccia buffa.
Sorrisi.
«Tom.» esclamai aiutandola.
Portò la sua mano alla mia.
«Noi ti amiamo, anche se tu pensi che ti conosco si e no da un quarto d'ora, in realtà ti ho amata tutta la vita. E non ho fatto altro che pensare a te. Ho lavorato come Baby-Sitter per immaginare cosa si prova ad avere un figlio. Tu sei stata l'unica cosa bella, sempre desiderata. Non potevo averne di figli, e tu sei stata l'unica opportunità, che mi è stata strappata via subito. Ma se siamo qui, adesso, insieme, significa che era scritto nel destino..» esclamò lei, da persona saggia e pura.
«Io ho smesso di credere nel destino, quando vedevo che ogni mio sogno si sgretolava avanti ai miei occhi..» sussurrai portando uno sguardo fuori dalla finestra.
«Forse perché in quei sogni non ci hai creduto fino in fondo..» esclamò Ivan.
Annuii.
«Beh, a me sembra che il tuo desiderio più grande si sia avverato. Bisognava solo aspettare, no?» continuò l'uomo di spalle a me.
«A me pare che adesso sei con i tuoi veri genitori, gli unici che ti proteggeranno fino alla morte, che ti vogliono davvero bene, e si preoccupano sul serio anche se hai un minimo di tosse.» disse infine.
Nath gli diede ragione, e subito dopo mi vennero di fronte.
«Allora, noi ti amiamo, quindi non vogliamo negarti nulla, non vogliamo impedirti nulla, che per te, sia davvero importante. Quindi se tu vuoi vedere Tom, va benissimo per me.» disse Ivan.
«Anche per me!» esclamò Nath sorridendo.
«Sicuri? Non crederete mica che non mi trovi bene con voi?» chiesi cercando di non ferire i loro sentimenti.
«Ma certo che no. Questo è amore, non è un addio.» rispose Nath sorridendo.
Sorrisi e li abbracciai.
«Nath, puoi lasciarci soli un momento?» chiese il marito, sorridendole.
«Certo, io vado giù. Preparo la cena.» esclamò la donna, uscendo.
Appena chiuse la porta alle sue spalle, Ivan si avvicinò a me.
«Io, dopodomani dovrò prendere l'aereo, e andrò da Jack..»
Spalancai gli occhi.
«Davvero ?» chiesi felice.
«Kate.. Non per incontrarlo, ma per risolvere quella questione.» rispose e lo capii al volo.
Improvvisamente la mia gola si strinse, e quasi non riuscivo a parlare.
«Papà, ma la cosa è grave?» chiesi.
«Si, piccola mia.. Ce la metterò tutta.. Mi hanno dato il permesso di operarlo, nell'ospedale non molto distante da casa sua. Voglio provarci, perché se non ci proviamo, non ce la farà..» sussurrò sull'ultima frase.
«Va bene..» sussurrai.
«Ma io verrò con te.» continuai qualche minuto dopo, guardando la luna fuori la finestra, prima che lui uscisse dalla stanza.
«Sicura di voler venire?» chiese.
«Si, lui c'è stato per me, io devo esserci per lui.» risposi.
Ivan annuì uscendo dalla stanza per raggiungere la moglie.
Mi feci forza, e prima di raggiungerli, uscendo, notai una stanza a sinistra.
Aprii la porta, curiosa, ed entrai.

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