Ero ancora nella mia camera, pensando e ripensando alla "fidanzata" di mio "fratello".
Non ho mai conosciuto un ragazzo lunatico quanto lui, che la sera prima ti dice che ti proteggerà da tutto, e il giorno dopo ti fa sentire una nullità.
Forse sono io che mi faccio tante complicazioni, ma con Tom, è sempre stato difficile andare d'accordo.
Dopo un po' sentii una porta sbattersi.
Se ne erano andati tutti.
Così mi alzai delicatamente dal letto, con il mio telefono, e mi diressi verso le scale.
Prima però, diedi un'ultima occhiata alle foto che erano sul comodino nella stanza di Mary e Louis.
«1,2,3,4...» contai le foto, e ne mancava una.
Già avevo visto quelle foto, e a distanza di qualche sera, non c'era più la foto della ragazza misteriosa insieme a Tom..
"Sembra una storia horror" pensai, accarezzandomi la treccina.
Mi voltai e uscii dalla camera, guardando sempre le fotografie di quella bambina dagli occhi dolci e felici, per poi boom, sbattere contro Tom.
«Ah ehm, pensavo.. Cioè pensavo fossi andato con loro, non sapevo che eri rimasto qui...» cercai di parlare d'altro dato che l'ultima volta che mi sorprese ad osservare quelle foto, mi trattò male.
«Che ci facevi?» chiese lui con braccia conserte.
Portai gli occhi al suo sguardo, era molto vicino a me, ed essendo più alto dovevo alzare la testa.
«Stavo.. Beh. Tom, cazzo che problema hai?» dissi senza accorgermi del modo in cui glielo chiesi.
«Voglio sapere perché ti interessa tanto chi è quella bambina nelle foto..» disse lui portando la sua mano al mio braccio.
Potevo notare la sua mascella stringersi, era così irritato.
Quell'argomento gli dava molto fastidio.
«..Non è la prima volta che mi capita di vedere quella bambina, così volevo sapere chi è.. Cosa c'è di male.. Magari è una tua cugina, e vorrei conoscerla.. No?» chiesi togliendo di scatto il mio braccio dalla sua fredda mano.
Lo guardai un ultimo secondo e lo sorpassai per scendere le scale.
Lui rimase lì, sull'uscio della porta della camera dei genitori, di spalle a me.
Andai in cucina e notai che mi era arrivato un messaggio.ALEX:
"Sono da alcuni miei amici, ti va di venire, fai compagnia a due mie amiche. Se ti va ti fai accompagnare da Tom."Non lo risposi, e vidi Tom entrare e avvicinarsi al frigorifero.
Io ero su Facebook, applicazione scaricatami da lui. Ovviamente.
«Ha detto Alex se mi puoi accompagnare a casa dei suoi amici.» chiesi senza degnargli di uno sguardo.
«Amici? Quanti amici?» chiese.
Non capii molto il senso di quella domanda.
«...Non so, ha detto che ci sono anche 2 ragazze » risposi, osservando i lineamenti della sua schiena.
Non ebbi risposta, così ritornai alla home di Facebook.
«Vieni.» disse poco dopo essersi infilato la maglietta.
Lo seguii ed entrammo in macchina.
Non sapevo dove mi stava portando, ma alzò il volume dello stereo con una canzone stupenda.
Ci fermammo fuori un cimitero.
Lui uscì sbattendo la porta.. Io rimasi ferma, e poco dopo venne per aprirmi la portiera.
Non immaginavo quel gesto.
«Grazie..» dissi imbarazzata.
«Ehm.. Allora è qui che vive l'amico di Alex... In un cimitero, fico.» continuai portandomi il cellulare in tasca.
«No.. Non voglio portarti li, oggi starai con me, e stasera mangeremo in un ristorante..» disse lui facendomi segno di entrare attraverso un grande cancello nero, che portava appunto al cimitero.
«Ma stasera non dovevi andare a mangiare fuori con Sarah?» chiesi io.
«Sarà per un'altra volta, oggi a mangiare fuori ci porto te.» disse infine lui.
Nel bel mezzo della passeggiata in quell'enorme cimitero.. Gli chiesi «Seni, scusa la domanda ma... Perché mi hai portata fuori, per fare una passeggiata.. nel cimitero?»
«Voglio darti le risposte che cerchi..» rispose infine lui.
Rimasi in silenzio, e devo ammettere che ero piena di ansia che ad ogni passo saliva sempre di più, e diventavo sempre più rossa dall'imbarazzo.
Ero curiosa di chi volesse farmi vedere, forse una nonna, o uno zio, oppure un amico.
«Eccoci..» disse poi, distogliendomi dai forti pensieri.
Ciò che mi indicò, era una bara bianca, anzi, un muro, pieno di fiori colorati, di palloncini, e tra tutti quei colori, si intravedeva una foto.
"ASHLEY EVANS"
Era questo il nome scritto che si poteva leggere, sotto vi erano le date, ovviamente della nascita e della morte.
Quel sorriso, quegli occhi, e quelle fossette. Sapevo chi era quella bambina e non potevo credere ai miei occhi.
Mi avvicinai di più alla bara, mentre Tom era fermo guardando il pavimento.
«..Chi è Tom?» gli chiesi accarezzando la foto, come se tra me e quella bambina ci fosse una simpatia nonostante non ci fossimo mai viste.
«Era.. era mia sorella.» rispose lui, senza degnarmi di uno sguardo.
A quel punto mi girai di scatto e cercai di perdermi nei suoi occhi come sempre, ma appena alzò lo sguardo vidi un Tom, che non avevo mai visto.
Stava piangendo, aveva gli occhi lucidi, e potevo notare la fragilità intorno a lui.
«...T-Tom mi dispiace tantissimo, com'è successo?» chiesi e riuscivo a sentire i miei occhi bagnarsi. Anch'io in quel momento ero fragile, ma dovevo essere forte per lui.
«È stata tutta colpa mia, ogni sera vengo qui, nella speranza di vederla, ma sono un cretino, e lo so. Io non credo, e non sopporto l'idea che sia chiusa lì dentro.» cercò di spiegarmi, ma era tanto fragile e deluso che si sedette per terra.
Una signora anziana ci vide, e da lontano si preoccupò vedendo Tom seduto per terra, così le feci segno che era tutto apposto.
A quel punto mi sedetti al suo fianco, e portai le mani alle ginocchia guardando i sassolini sotto di noi.
Eravamo in silenzio, ma poco dopo decise di riempire quel vuoto, parlandomi di cosa era accaduto a quella bambina.
«Avevo 16 anni, lei ne aveva appena compiuti 5. Avevamo 11 anni di differenza. Quell'anno, per il mio 16° compleanno, mia zia.. mi regalò la macchina 50. Io avevo già fatto tanta pratica, insomma sapevo guidarla . Ho sempre dato un passaggio a tutti i miei amici, e non mi è mai capitato niente di male. Ma quella sera, quella maledetta sera, mamma e papà erano andati a vedere la partita di rugby di Alex, e in casa mancava il latte. Prima che il negozio chiudesse, misi in moto la macchina, e portai con me Ashley, per non lasciarla sola in casa... Però... Hm..»
Mentre spiegava potevo sentire il suo battito andare più veloce, ormai i miei occhi erano un oceano, e per dargli forza lo strinsi a me, mettendogli un braccio intorno alle spalle.
«Quella sera, un pazzo ubriaco, decise di cambiarmi la vita, di farmi passare per il "rovina famiglie". È tutta una messa in scena, mamma, papà, i miei zii, loro pensano che io non sia stato attento.. Ma non è vero. Perché le avevo fatto mettere la cintura, non avevo alzato la musica al massimo anzi la radio era spenta, e guidavo piano, perché era comunque una macchina semplice. La colpa non è stata mia, ma di un uomo, che bevendo ha stroncato la vita della mia principessina..» cercò di continuare.
La sua voce faceva fatica ad uscire, ed io ormai stavo piangendo. Perché non ne sapevo niente, e venirlo a sapere così, è un colpo.
«Di tutto questo, Alex non sa niente. Lui .. lui aveva 13 anni, quindi hanno deciso di dirgli una bugia per non fargli .. Beh pensare qualcosa di male su me.. Ma per me questa è una grande cazzata..» disse guardandomi negli occhi.
Ci guardammo intensamente.
Lui era così fragile, debole. Non l'avevo mai visto così.
Io lo avevo capito, era riuscito a farmi entrare in lui, era riuscito a farmi capire chi è davvero.
Eravamo lì, seduti uno accanto all'altro, e in un secondo notai che le sue labbra premevano sulle mie.
Portò le sue mani al mio volto.
Mi stava baciando.
"Ma perché ?" pensai.
Lasciai fare perché pensai che era un momento di debolezza, o forse perché mi piaceva.
Appena si staccò, ci guardammo, e ci alzammo di scatto.
«Ehm, scusa.. Non so.. Io... Penso che è..» cercai di formulare una frase decente, ma niente.
«Shh, non fa niente, tranquilla.» rispose lui abbracciandomi.
Sprofondai tra le sue braccia, e ancora una volta, diventò più forte, per tranquillizzare me.
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•STEP BROTHER•
Romance#5 in storie d'amore (2•12•16•) «"Ti amava così tanto, che ha voluto che tu avessi una vita migliore." dicevano tutti così. Ma la verità è che quando una persona ti ama tanto, non ti lascia andare via.» «Si beh, potevo sembrare forte quanto volevo...