Erano le 6:18 quando mi svegliai la mattina seguente.
Ci si doveva svegliare alle 7, ma per me fu impossibile dormire.
Dentro me avevo un misto di ansia e paura.. Mi mancavano tantissimo, non riuscivo a sentire il loro calore, la loro protezione.
Decisi di alzarmi da quel letto scomodissimo così mi iniziai a vestire.
Indossai dei legghings neri, ed una canotta bianca con un teschio stampatovi sopra, e siccome faceva freddo di prima mattina, indossai anche una felpa dopo essermi infilata le converse.
Mi sciacquai il viso e scesi per bere un bicchiere d'acqua.
Appena in cucina notai un ragazzo seduto sulla finestra fumare.
«Ehm..» cercai di formulare una frase per fargli rendere conto che ero appena arrivata.
«Oh cazzo.» sussurrò gettando dalla finestra la sigaretta.
«Senti bimba, tu non hai visto niente.. Okay?» continuò per poi prendere un bicchiere.
Non ci feci nemmeno caso a ciò che disse, non avevo nemmeno più voglia di respirare, figuriamoci di andare a spargere la voce che qualcuno fumasse in quella struttura.
«Ehi, va tutto bene?» chiese dopo aver versato dell'acqua in due bicchieri ed avermene dato uno.
Non risposi e bevvi.
«Non ti ho mai vista sei nuova?» chiese sorseggiando dal bicchiere.
«No guarda, qui quello nuovo sei solo te.. Capisci?» esclamai con aria minacciosa portando lo sguardo a lui.
«Dio, che occhi...» disse per poi allungare la mano.
«Lucas.» disse sorridendo.
«Katherine.» risposi dopo qualche minuto senza degnargli di uno sguardo.
«Quanti anni ha..»
«Quasi 16.» risposi senza fargli finire la frase, seguita da un suo «Capisco, beh io ne ho 17.»
A quell'affermazione mi venne in mente Jack, quando si presentò dicendomi di avere 17 anni, così guardai Lucas e gli sorrisi.
«Ma buongiorno, chi si vede..» disse una vocina strillante alle mie spalle.
«Porca miseria..» sussurrai, sbattendo il bicchiere di plastica sul tavolino, notando lo sguardo confuso del ragazzo al mio fianco.
«Già sveglia? Bene, perché ho bisogno di te.. Sì proprio di te.» esclamò tornando seria «Tieni.» urlò appena mi girai, lanciandomi uno straccio verde.
«Cosa vuole che faccia? Devo legarglielo intorno al collo?» dissi e notai Lucas iniziare a ridere cercando di nascondere quell'azione.
«Beh, se ti fa tanto ridere, potreste ridere insieme mentre lavate tutti i piatti e i mobili di questa cucina, no?» chiese ironica. Si, ironica perché sapeva bene che l'avremmo fatto per forza, altrimenti sarebbe accaduto qualcosa di peggio.
«Non ci sono altre donne addette a questi lavori?» chiesi andandole vicino.
«Beh, certo, ma la tua presenza è inutile, almeno datti da fare..» rispose lei girandosi di scatto per poi andarsene.
«Perché ce l'ha così tanto con te?» chiese il ragazzo appoggiato al tavolo.
«Perché io qui non servo.» risposi per poi andare verso il lavandino.
«Ma non ci resti male quando dice che la tua presenza é inutile qui.. Cioè, qui le persone ci vengono quando hanno bisogno di un aiuto.»
«Senti puoi anche andare, tanto è con me che è arrabbiata..» dissi cercando di distrarlo dalle sue tante domande.
«Ah-Ah, no! Ha detto di stare qui e darti una mano ricordi?» esclamò per poi infilarsi i guanti.
Sorrisi e poi iniziai a lavare dei piatti.
«Aspetta facciamo così, io lavo e tu asciughi..» dissi per non creare confusione.
«D'accordo.»
Dopo vari minuti di silenzio e monotonia, Lucas mi lanciò della schiuma sia nei capelli che sulla guancia destra con un movimento veloce.
«Ahh.» urlai sorridendo.
«Ah, oh, scusami non volevo proprio.» disse anche lui sorridendo, ma sapevo benissimo che l'aveva fatto di proposito.
Così appena si girò verso di me, gli portai della schiuma in faccia con la mano.
«Oh, scusa. Non volevo proprio!» dissi ironica continuando a lavare i piatti.
«Eh va bene.. Mi dispiace.» disse lui iniziando a ridere.
In meno di un secondo iniziò una guerra di sapone.
«Okay, okay, basta ti prego.» dissi dopo essere finita per terra scivolando sull'acqua che vi era sul pavimento.
Mi diede una mano ad alzarmi e appena portai il mio sguardo al suo notai i suoi occhi fissi sulla porta.
«Ehi che hai?» chiesi sorridendo, notando il suo sguardo sconvolto.
Mi girò tenendomi le spalle.
«Ma bene bene... Che avete combinato in questa cucina.. Voi due siete incorreggibili. Tu nella tua stanza, e tu vieni con me peste.» disse la direttrice urlandoci contro, per poi prendermi per i capelli e portarmi chissà dove. Ma sentii afferrarmi per il braccio.
«Ma la lasci in pace.» urlò Lucas.
«E chi saresti tu per preoccuparti di lei? Non ha genitori, io sono il suo unico punto di riferimento.» continuò la signora Murphy stringendomi l'altro braccio.
«Appunto, proprio perché non ha genitori, sono io ad aiutarla.. Se continua così la fa sentire sola e indifesa. La lasci, pulisco io qui, ma non la porti via...» disse Lucas senza lasciare la presa.
Io continuavo a guardarlo.
Ma perché faceva così? Cosa ci vedeva in me da dover entrare in un casino del genere?
La direttrice prima mi lasciò il braccio poi, appena Lucas fece lo stesso, mi tirò verso di lei, per poi portarmi nella "stanza dei bimbi cattivi".
Vi chiederete perché questo nome.. Beh, che voi ci crediate o no, quella stanza era un incubo per tutti.
Era praticamente uno sgabuzzino, trasformato in stanza, ovvero aveva solo un lettino..
In quella stanza vi ci portavano i bambini che facevano i cattivi, io avevo quasi 16 anni, e ci andavo ancora, e ormai ci ero abituata, avevo battuto il record di tutti.
Appena entrai chiuse la porta, e proprio di fronte vi era un lettino, e di fianco alla parete destra un manichino, quello serviva a spaventare i bambini, ma io ne facevo un uso particolare.. Io mi sfogavo con quel manichino, in diversi modi.
Di solito lo usavo come sacco da boxe, e gli tiravo dei pugni, altri giorni, quando ero triste, gli parlavo come se mi facesse compagnia.
Come al solito, quello era un giorno triste, così mi sedetti per terra e parlai col "manichino".
«Eccomi di nuovo qui.. È da un bel po' che non ci vediamo, e sai? ne ero contenta.. Perché ciò significava che ero al sicuro! Da cosa? Da tutto questo.. Come fai tu? A restare sempre qui? E ad ascoltare i miei problemi, beh.. Almeno tu li ascolti. Ho conosciuto un ragazzo, nel tempo che sono stata via, il suo nome é Thomas.. È più grande di me, ed è bellissimo, gentile, bastardo, geloso, romantico, lunatico, antipatico.. Già.. Ha un carattere particolare.. Ma mi piace.. Ma indovina? Lui ha una ragazza. Già una ragazza, e nonostante mi ha detto che gli piaccio, sta ancora con lei.. Ma cosa ti dico a fare i miei problemi.. Tanto non puoi farmi uscire di qui, e Louis non verrà a prendermi, e Alex mi manca, e voglio un abbraccio di Mary.» dissi infine iniziando a piangere portando la testa sulle ginocchia.
Non avevo mai pianto così, ero così triste, così stanca...così delusa.
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•STEP BROTHER•
Romance#5 in storie d'amore (2•12•16•) «"Ti amava così tanto, che ha voluto che tu avessi una vita migliore." dicevano tutti così. Ma la verità è che quando una persona ti ama tanto, non ti lascia andare via.» «Si beh, potevo sembrare forte quanto volevo...