•37•

30.1K 1.7K 56
                                    

Ero ancora lì, seduta sul freddo pavimento di quella struttura.
Poco più a destra, alle mie spalle, vi erano le porte di quella sala.
«Perché? Era un pazzo alla guida? Avrà bevuto? Dov'è ora..» continuavo a farmi domande di cui la risposta era molto lontana.
Mi alzai, e con il palmo della mano mi asciugai il viso da quelle calde lacrime.
Rimasi lì per qualche secondo quando la porta si aprì.
L'immagine che vidi mi distrusse il cuore.
Un dottore che correva verso chissà dove ed altri due lo seguivano, e da dentro la stanza potevo sentire "Maledizione, presto. Lo stiamo perdendo."
E subito dopo rividi i tre dottori tornare con altri tipi di defibrillatori.
«NO NO.» continuai a supplicare.
Da lontano, attraverso quelle porte, potevo vedere i dottori preoccuparsi.. Riuscivo a sentire la loro ansia dentro di me, e riuscivo a sentire anche il dolore del mio povero Jack.
D'un tratto scaricarono delle scosse sul suo petto.
«LIBERA.» urlò un dottore.
Ma il cuore era ancora fermo.
«Jack.. Ti prego.. Sei l'unico di cui riesco a fidarmi.. Ti prego.» dissi poi tirando un pugno contro la porta.
«NO NON CI SIAMO. LIBERA!!.» urlò poi una dottoressa.
E improvvisamente il silenzio.
Portai i miei occhi stanchi e confusi alla finestrina e vidi i dottori abbracciarsi, ed uno in particolare si asciugò la fronte.
«Ce l'avete fatta.» dissi sorridendo. «No, ce l'hai fatta.» mi corressi subito dopo.
Dopo qualche minuto i dottori, dopo essersi accettarti che andasse tutto bene, uscirono lasciando Jack lì con un dottore di guardia.
Decisi di entrare.. Ovviamente un'idea più stupida di questa non poteva venire a nessuno.
Spinsi leggermente la porta e mi infilai dentro.
Appena vicino a lui, sulla mia destra notai un dottore di spalle che metteva in ordine degli asciugamani..
Appena si girò mi vide di fianco a lui.
«E tu chi sei?»
«Ehm.. Io sono Kate.. Una sua amica.» dissi con una voce leggera e tranquilla.. come se volessi fargli notare la fragilità che avevo in quel momento.
Tornai con lo sguardo sulle palpebre chiuse di Jack.
D'un tratto il dottore, da dietro, mi allacciò la mascherina.
«Se vuoi stare qui, indossa questa. Per il suo bene.» disse per poi andare verso la porta.
«Ma lei non dovrebbe farmi uscire?» chiesi confusa.
«Forse ha più bisogno di te al suo fianco, che di un vecchio dottore sconosciuto.» rispose subito dopo, entrando nella sala più avanti.
Tornando al ragazzo avanti a me, vedendolo così mi si stringeva il cuore.
«Perché non ti svegli?» chiesi a bassa voce.
Il suono del battito cardiaco continuava a trapanarmi le orecchie.
Ma quel suono lo adoravo, perché ovviamente significava che il suo cuore batteva.
«Jack.. Svegliati.» continuavo a dire.
Non sapevo cosa dirgli, volevo solo vedere i suoi occhi aprirsi.
Dopo qualche minuto, uscii da quella sala.
Aprii le porte e fuori mi trovai difronte Thomas.
«Cosa?» chiesi.
«Come sta?» chiese lui fissando il ragazzo disteso sul lettino.
«Beh.. Sembra che stia bene, ha ripreso il battito.. » dissi portando gli occhi a Jack.
«Stava per succedere di nuovo.» disse lui abbassando lo sguardo.
«No.. Stavolta non è stata colpa sua..» risposi irritata.
«Certo, come no. Io so chi era alla guida..» esclamò venendomi vicino.
«Ah sì e chi?» chiesi spingendolo più indietro.
«Fattelo dire da lui.. Poi vediamo di chi è la colpa.» rispose per poi darmi le spalle.
«Dimmi un po' se sei così tanto arrabbiato con lui, perché eri qui, e mi hai chiesto anche come stava?»
«È pur sempre stato mio amico.. E.. gli ho voluto bene..» rispose lui per poi proseguire verso le scale.
Io scelsi l'ascensore.
Il dottore aveva ragione sarei dovuta rimanere in camera, iniziava a girarmi forte la testa.
Appena nella stanza, c'erano Mary e Louis con sguardo irritato ad aspettarmi a braccia conserte, e non c'era traccia di Alex, ma infondo dovevo smetterla di cercarlo sempre nel momento del bisogno.
«In somma? Dove diavolo sei stata? Ma lo capisci o no, che potresti peggiorare la situazione. Ti ho dato una casa, una famiglia. Ma adesso mi sa che la prendi troppo alla leggera.» iniziò ad urlare Louis appena mi distesi sul  lettino.
La moglie cercava di calmarlo, ma niente.. Forse avevo davvero superato i limiti, e li stavo facendo preoccupare troppo..

•STEP BROTHER•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora