Quella serata, anzi quella nottata la passammo diversamente.
Non come due ragazzi che si piacevano, né come due compagni di classe che escono alle 2 di notte... Eravamo semplicemente due disastri dalle famiglie praticamente sconosciute che vagavano per la strada, insieme, ridendo ad alta voce senza pensare a chi avessero potuto svegliare.
Non facemmo altro che parlare di argomenti inutili.
«Si, poi una volta per sbaglio feci inciampare la prof. di chimica sulla preside, e lei mi cacciò dalla scuola, così decisi di andare fuori casa sua per distruggerle l'auto. E così feci. Ed è così che andai tre giorni in carcere.. Fu tuo fratello a pagare la cauzione..» disse ridendo, fino all'ultima frase, dove iniziò a tornare serio.
«Nono. Continua. Se tocchi i ricordi che ti fanno male, continua a sorridere.. Anzi cambia discorso.. Dai, sei venuto a svegliarmi a casa, e sta volta non voglio vederti triste. Devo tornare a casa per le 4 del mattino, per dormire almeno 2 ore.. Quindi godiamoci questo tempo insieme.» gli dissi alzandogli il viso.
Lui sorrise, poi mi abbracciò.
Continuammo a camminare e per distruggere quel momento di silenzio, iniziai a parlare.
«Sai, adoro tutte e due le tue personalità..»
«Come scusa?» chiese lui serio, portando il suo sguardo confuso a me.
«Si.. Adoro quando sorridi, quando sei felice.. Quando mi parli delle cose che hai fatto, e adoro persino quando ti trasformi nel ragazzo bastardo. Quello che ruba, quello che finisce in carcere per non aver pensato due volte ad una cosa. Quello incasinato, pieno di problemi, ma che riesce a passarli tutti uno ad uno.» dissi io continuando a guardare la fine della strada che sembrava sempre tanto lontana, portandomi le mani nella tasca della felpa.
«Ti piace il mio carattere o ti piaccio io? Il concetto non mi è chiaro, sai?» disse con mezzo sorrisetto fermandomi, abbassandomi il cappuccio della felpa.
«È il carattere che ti forma.. Cioè il tuo carattere e tu siete una sola cosa, per questo potrei dire che amo il tuo carattere.»
«Significherebbe che ami me.» esclamò lui guardandosi intorno.
Era buio, non c'era praticamente nessuno, nemmeno un'auto e noi eravamo praticamente in mezzo alla strada.
A quell'affermazione tacqui.
«Beh, chi tace acconsente.» affermò lui baciandomi.
Restammo così per qualche secondo quando all'angolo della strada uscì una macchina correndo veloce.
Eravamo praticamente immobili.. Terrorizzati.
Non si fermava così Jack mi abbracciò e mi spinse verso il marciapiede.
Dopo qualche minuto alzai la testa..
«Che diavolo..?» chiesi portandomi una mano alla fronte.
Nonostante era buio, potei notare del liquido scuro scorrere sulla mia mano.
Avevo urtato contro lo spigolo del marciapiede con la testa.
Avevo del sangue anche al naso.
Aprii per bene gli occhi e cercai di mettere a fuoco, ma niente.
Mi apparve tutto opaco, fin quando chiusi nuovamente gli occhi.
Non capii esattamente cosa accadde quella sera..
Solo ricordo la mattina dopo, che mi ritrovai nel letto di un ospedale, pensando di essere nella mia camera come ogni mattina.
«Cosa?» chiesi aprendo gli occhi.
In quella stanza, proprio accanto a me c'erano Mary e Louis, e vicino alla finestra vi era Alex.
«Mary? Che ? Cosa mi è ...» cercai di chiedere a Mary, ma era come se la voce era intrappolata in gola.
Spostai lo sguardo sul braccio e vi erano dei fili, degli aghi ma non ci feci molto caso.
«Amore mio, ti sei svegliata, come stai? Tutto bene tesoro?» chiese la donna portando le sue mani alla mia fronte baciandomi forte sulle guance.
«Si, sto bene, ma cosa.. Cosa è successo.» continuai a chiedere.
«Non lo sappiamo, ci hanno chiamato dall'ospedale, e ci hanno detto che eri qui, e che avevi perso i sensi.. È stata una signora a chiamare l'ambulanza questa mattina alle 4.. E io solo dopo mi sono accorta che tu non eri in camera.. Ma perché figlia mia? Perché? Cosa ti ho fatto di male.» chiese Mary con gli occhi umidi e rossi.
«Mamma lasciala in pace adesso, non devi assalirla così.» disse poi Alex a bassa voce continuando a guardare fuori dalla finestra con modo irritato.
«Si, Alex ha ragione. Si è appena svegliata, dagli attimo di riprendere conoscenza.» continuò l'uomo al suo fianco.
.. Ma cosa era successo.
Avevo bisogno di risposte, e dov'era Jack.
«Dov'è Jack?» chiesi ma nessuno mi rispose siccome nello stesso momento entrò il dottore chiedendomi come stavo.
Nemmeno il tempo di rispondergli, prese una penna dove al lato opposto vi era una piccola torcia e con essa illuminò prima un occhio poi l'altro.
«Beh, sembra tutto apposto. A parte i 4 punti in testa, e il braccio pieno di lividi, posso dire che sei guarita.» disse infine l'uomo col camice bianco.
Prima che se ne andasse gli pizzicai la camicia, così da farlo tornare indietro.
«Dov'è Jack?» chiesi.
«Jack? Intendi il ragazzo, che era insieme a te, durante l'incidente?»
Feci cenno con la testa per dire "sì", e notai la sua faccia preoccupata.
«É in sala operatoria..»
«Come?»
«No tranquilla, ce la faranno. Lo recupereranno.» disse chiedendo ad Alex aiuto per tenermi ferma.
«Devo vederlo..» esclamai, scoprendomi la coperta di dosso.
«Sta buona, ferma.» urlò e io feci come mi disse, mentre anche Alex mi tenne un braccio.
«Non devi assolutamente fare gesti veloci o scatti, devi ancora recuperare forze. Hai anche perso molto sangue. Resta buona, ti farò sapere come sta. Va bene?» disse infine lui lasciandomi il braccio.
«Va bene.» sussurrai tornando calma, con un forte dolore alla testa.
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•STEP BROTHER•
Romance#5 in storie d'amore (2•12•16•) «"Ti amava così tanto, che ha voluto che tu avessi una vita migliore." dicevano tutti così. Ma la verità è che quando una persona ti ama tanto, non ti lascia andare via.» «Si beh, potevo sembrare forte quanto volevo...