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Eravamo ancora sull'aereo.
L'ansia dentro me era così forte, e quasi non riuscivo a respirare.
Cercavo solo di nascondere questi sentimenti visibili, guardando dal finestrino, le nuvole azzurro-rosa, che erano sotto noi.
«Sta' tranquilla!» sussurrò Ivan, portando uno sguardo fuori dal finestrino.
Annuii senza distogliere gli occhi da quel panorama.
«Sarà la prima volta anche per lei.. Andrà bene.» continuò portando lo sguardo al giornale tra le sue mani.
«Dici così perché è tua moglie.. Non mi ha mai vista.. Che ne sai di come reagirà ? Infondo non abbiamo un tipo di rapporto, tra noi non c'è nulla ..» sussurrai io con voce tremolante, portando il mio sguardo nervoso, al suo tranquillo.
Portò la sua mano destra, sulla mia che stringeva forte il cuscino del sedile, per poi rassicurarmi
«Solo perché non vi siete mai viste, non significa che tra voi non ci sia alcun tipo di legame.. Anzi, forse tra voi c'è il legame più forte. Perché entrambe pensavate che l'altra non esistesse più, quando invece eravate sempre più legate fra voi.» esclamò, poi continuò
«Un legame tra figli e genitori non si costruisce mano a mano.. Il legame nasce subito, magari man mano diventa sempre più forte. Ma non c'è singolo secondo in cui tra figli e genitori non ci sia amore.»
Sorrisi, e mi accorsi che quelle parole, così profonde, così belle, mi avevano tranquillizzata.
Era come se non stesse succedendo niente, come se eravamo su un'aereo senza una meta, di cui preoccuparmi.
«Papà..» dissi qualche minuto dopo.
«Si?»
«Ti va di.. dirmi come ti sei innamorato di mamma.» chiesi imbarazzandomi.
«Certo. Beh.. » esclamò «Tua madre, è una donna educata, prima di tutto, gentile, altruista, bellissima.»
Sorrisi.
«No davvero! È stupenda. Ha quegli occhi e quel sorriso che mi fanno impazzire.» disse portando gli occhi in alto.
«Non è molto alta, e forse questa è una delle cose che ho amato di lei fin da subito. Potevo prenderla in braccio quando si arrabbiava, potevo immergerla nei miei abbracci, e coccolarla finché non mi perdonasse. Poi attorno a lei c'è sempre felicità..»
«Papà.. ma come facevi a capire dall'inizio che io ero.. beh.. come se in me vedevi qualcos..» stavo per finire ma lui mi bloccò
«Se ti riferisci al nostro primo incontro, quando stavi per scappare, beh.. i tuoi occhi e il tuo sorriso, sono perfetti come i suoi. Per questo guardandoti, sembrava di vedere lei. Sembrava di vedere la ragazza di cui mi ero innamorato da ragazzo.» disse lui serio guardandomi.
Sorrisi e decisi di lasciarlo leggere il giornale.
Dopo qualche minuto decisi di addormentarmi, e di rilassarmi il più possibile.

Solo due ore dopo, la voce di Ivan mi svegliò, e appena aprii gli occhi sentii una voce maschile esclamare:
«"Signori e Signore in nome dell'equipaggio benvenuti a destinazione! Per motivi di sicurezza vi preghiamo di rimanere seduti con le cinture allacciate fino a quando il segnale luminoso non verrà spento.
Vi ringraziamo per averci scelto, vi auguriamo un piacevole soggiorno. Arrivederci!"»

Dopo quelle parole, i miei occhi si spalancarono, e voltandomi verso destra, potei notare nuovamente quell'aeroporto, in cui ero stata circa una settimana prima.
Mi voltai nuovamente, e bruscamente verso Ivan, che si slacciava la cintura.
«Papà?» sussurrai con la voce tremolante.
«Dimmi.» disse lui alzandosi per prendere il suo bagaglio.
Portai lo zaino dietro le spalle e mi alzai, cercando di mettermi in fila.
«Siamo arrivati davvero?» continuai incredula guardando fuori i vari finestrini.
Sorrise.
«Sii, siamo arrivati. Tra qualche minuto saremo a casa.» disse avanzando verso l'uscita.
L'ansia mi stava divorando dentro, quanto avrei voluto Tom e Jack accanto in quel momento.
Continuavo a stargli dietro, tenendogli stretta la camicia, come per paura che qualcuno potesse continuare a portarmi via da lui.
Uscimmo, e appena dentro l'aeroporto
«Kate..» sussurrò, voltandosi verso di me.
Alzai il volto.
«Devi tare tranquilla. Questa è una nuova vita, ma non come le altre. Questa È LA TUA VITA. L'unica che avresti dovuto, e che devi vivere. Hai capito bene?» chiese infine baciandomi la fronte.
Sorrisi e lo abbracciai.
Continuammo ad avanzare verso l'uscita, e appena fuori, fermammo un taxi.
Entrammo, e mentre Ivan spiegava le indicazioni all'autista, io ricordavo l'autista del pullman.
È vero, era un'altra vita, praticamente era come resettare tutto.
Ma ciò non significava dimenticare, dimenticare è impossibile.
Durante il viaggio, che durò circa 7 minuti, guardai fuori dal finestrino, e non feci altro che fissare i volti di quelle persone che camminavano per strada. Bambini con i genitori, fidanzati, anziani.
Sembrava come se avessi passato tutta la mia vita là, quando invece la mia vita iniziava in quel momento.
Arrivammo, scesi e subito andai verso Ivan che mi diede la mano.
La rifiutai, facendola scivolare dalla sua presa, forse per la troppa ansia, forse perché sembrava inadeguato in quel momento così delicato, al suo ritorno, da sua moglie.
Lui sorrise soltanto, per poi pagare e ringraziare il tassista.
Prese la valigia e mi fece segno di seguirlo, così feci.
Eravamo fuori alcune villette, separate da grandi giardini.
Aprì il primo basso cancello, per poi entrare in giardino.
Era spazioso, l'erba era curata e leggermente umida.
Vi era un'altalena gialla con i bordi rossi, e avanzando notai una collezione di folletti.
Piccoli folletti colorati, posti sull'erba.
Alzai lo sguardo e diedi un'occhiata alla casa.
Da fuori pareva formata da due piani, più una soffitta.
Il colore era di un beige chiaro, ed era davvero grande.
Ivan bussò alla porta, e quest'azione mi portò sulla terra, distraendomi dall'osservare quella casa.
Continuava a voltarsi verso me, sorridendo e facendomi segno che sarebbe andato tutto bene.
Continuavo a sorridergli mentre pensavo
"Ma no.. Ivan, non va niente bene. Insomma.. sto per entrare in casa di mia madre, dopo 16 anni, e beh, non me la sento proprio in questo momento, ma non si può tornare indietro in questi casi. In questi casi bisogna essere forti, davvero forti. Forse proprio questo significa essere forti. Cercare di non crollare, quando anche le cose che dovrebbero farti stare bene, iniziano ad indebolirti."

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