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Quando arrivammo, Ivan chiamò un taxi, e ciò scatenò in me già la mancanza di Thomas.
Ero così felice di tornare da Nath, da mia madre, ma comunque quel punto fisso nella mia testa rimaneva.
Arrivammo a casa, e Nath era sul divano.
Avanzai verso la sala, mentre Ivan portò la valigia al secondo piano, e sorrisi notando la donna avanti a me con una ciocca di capelli avanti agli occhi chiusi, mentre abbracciava un cuscino.
Mi rispecchiava molto, quando sentendomi sola, cercavo di stringere qualcosa accanto a me.
Mi alzai e salii per andare in camera.
Poco prima di entrare, portai uno sguardo perso alla stanza di fronte, assicurandomi dell'assenza di Ivan, entrai e chiusi la porta alle spalle.
Un raggio di luce penetrava  quella finestra mezza chiusa.
Mi guardai attorno, nonostante fosse praticamente vuota.
Infondo stavo amando quella stanza, sarebbe potuta diventare mia 16 anni fa, avrei potuto decidere il colore, e chissà se avrei deciso il bianco o il rosa.
Portai uno sguardo alla finestra;
chissà quante volte, durante la mia adolescenza, avrei sbirciato fuori aspettando un futuro ragazzo.
Chissà quante volte mi sarei chiusa all'interno di quella stanza per via di un litigio, sperando che uno dei miei genitori, sarebbe venuto a fare pace.
Chissà quante volte, chissà quante cose non successe.
Mentre pensavo e ripensavo ad una vita non vissuta, le lacrime facevano a gara.
Ormai ero diversa, ero cambiata.
Le persone cambiano, quando la vita, mette avanti a loro felicità come premio per aver superato gli ostacoli.
Capisci di avercela fatta davvero, capisci di non aver più bisogno del guscio.
Qualche minuto dopo alle mie spalle, sentii forzare la maniglia della porta.
Mi voltai, lasciando cadere i capelli sul viso, e vidi Nath entrare, e lasciare la porta mezza socchiusa.
«Perché sei qui?» chiese a distanza, notandomi piangere.
Non risposi.
«Non dovresti entrare qui.» continuò fissando il pavimento, con voce fragile.
«Mamma.. nella mia vita, mi sono state nascoste tante cose, questa stanza, mi trasmette angoscia, tristezza, ma allo stesso tempo forza, sicurezza.. protezione.» gli risposi portando nuovamente lo sguardo alla finestra.
«Kate, questa stanza, io e papà, abbiamo deciso di chiuderla nel passato esattamente 16 anni fa.» disse.
Socchiusi gli occhi ascoltando ciò che stava per dirmi.
«Ci sono così tanti brutti ricordi in questo recinto di mura, che tu non immagini.»
«Si mamma, l'ho sentito. Ho sentito dentro il mio petto, dentro il mio stomaco, il tuo dolore, ti ho sentita piangere per la mia "morte".» sussurrai con i denti serrati.
Improvvisamente la rabbia regnò dentro me.
«Ti sembra giusto?» quasi gridai portando il volto a lei.
Mi fissava con sguardo confuso.
«Qualcuno, ha deciso di strapparmi dalla mia vita, facendomene vivere un'altra, a me manca praticamente tutto di quello che sarebbe potuto essere.. Voi questa stanza la vedete come un brutto ricordo, io come una speranza del futuro..» continuai.
Mi voltai nuovamente, e qualche secondo dopo, mia madre mi strinse forte, senza lasciarmi andare.
«Il fatto che i tuoi 16 anni non li abbiamo vissuti insieme, non significa che tutto sia perso. Non è mai nulla perso se c'è amore. E io per te ne ho tanto da dare.» sussurrò, e potei sentire il suo sospiro spostare i miei capelli, e ciò era così bello, mi faceva sentire viva, mi faceva sentire al sicuro.
Mi girai velocemente, e strinsi forte a me mia madre.
«Ora siamo insieme, non lasciamoci andare. Viviamo la nostra vita!» esclamò la donna avanti a me.
Annuii e sorrisi.
Quando riaprii gli occhi notai Ivan avanti a me, sull'uscio, sorridere.
Mi fece un occhiolino, era di spalle a Nath, sorrisi, per poi correre tra le sue braccia.
«Perfetto, ora che è tutto finito, possiamo vivere "da capo"..» disse l'uomo accarezzandosi le mani.
Sorrisi, cercando di nascondere la malinconia dei ragazzi.
Infondo dovevo vivere quella vita.. penso.. no?
Quella sera ricordo che ordinammo la pizza, e ci divertimmo un sacco, giocammo anche ad alcuni giochi da tavolo, per poi andare a dormire.
Da quel giorno, passarono varie settimane, tutto andava perfettamente.
Con mamma e papà, i rapporti erano ottimi, continuavo a fare qualche video chiamata con Jack, ma non sentivo da molto Tom.
Jack diceva che era impegnato, che aveva iniziato a lavorare con Louis, ma nei suoi occhi capivo tutt'altro. Tom soffriva, non ce la faceva a vedermi, era quella l'unica verità.
Forse in questo modo, anch'io avrei saputo dimenticarlo.
Ormai iniziava anche l'inverno, e mi iscrissero in una scuola poco lontana da casa.
In Russia faceva davvero freddo, le giornate però continuavano ad essere felici con i miei genitori, ma la notte.. la notte non era affatto facile.

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