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Dopo l'abbraccio decisi di scendere di sotto, e con la coda dell'occhio e un olfatto avanzato, notai, sul davanzale alla mia destra, un vassoio con dei tranci di pizza.
Mi avvicinai velocemente e li osservai.
"Sembrano deliziosi." pensai con l'acquolina.
Ne presi uno e stavo per portarlo alla bocca quando Billy esclamò «Attenta li ho appena sfornati. Scottano.»
Portai lo sguardo a lui, e subito dopo non sentii più i polpastrelli, così lasciai cadere quella piccola fetta di pizza nel vassoio esclamando un piccolo "Ahia.."
Mi massaggiai le dita, e successivamente chiesi a Billy che continuava a ridere «Dov'è ?»
«Chi?» chiese lui.
«Papà.» esclamai poi guardandolo.
«Ah. Giusto. È di sopra. Nello studio.» rispose lui aprendo il frigorifero.
«E cosa sta facendo?» chiesi poi aggrottando le sopracciglia portando la mano sotto l'acqua fredda del lavello.
«In realtà non me l'ha detto.. Sta scrivendo delle cose, e sta svolgendo delle ricerche.» rispose l'uomo difronte a me porgendomi un bicchiere di succo freddo.
Accennai un piccolo "grazie" portando lo sguardo confuso alle scale, per poi andare a sedermi sul divano.
Dopo qualche minuto mi raggiunse anche Jack, e insieme guardammo un documentario su MTV.
Improvvisamente, immerso nella noia, prese un cuscino e me lo lanciò sul volto, facendomi elettrizzare i capelli.
«NOO!» esclamai, e subito dopo gli lanciai il cuscino alla mia destra.
E diciamo che continuò così tutto il pomeriggio, giocando, ridendo e scherzando, tra programmi tv, quando ad un certo punto ci calmammo, e portando uno sguardo all'orologio erano le 18:45.
«..Chi ha finito tutti i tranci di pizza?» chiese Billy con aria triste-arrabbiata.
«Ehm..» sentii sussurrare da Jack, spostai gli occhi a lui e iniziammo a ridere.
«Non è divertente. Non ne avete lasciati due nemmeno a me e Ivan?» chiese irritato Billy.
Tornammo seri e improvvisamente notai che il padre continuava a fissarmi, così portando lo sguardo al ragazzo alla mia sinistra, vidi che continuava ad indicarmi, così gli tirai un piccolo pugno facendolo smettere.
«Dai la smetto. Siamo stati noi..» esclamò alzando le mani il biondo.
«Ah ma dai.. pensavo fosse stato il cane.» urlò il padre andando di sopra.
«Ma pá, noi non abbiamo un cane..» disse Jack ironico.
«Lo so, idiota..» continuò il padre facendomi ridere, ormai al piano di sopra.
Capii quindi che Jack ci stava provando gusto a farlo irritare.
«Papà..» esclamò poi aspettando una sua risposta che arrivò solo qualche minuto dopo
«Che altro vuoi?» chiese Billy urlando.
«Possiamo prendere un cane?» chiese ancora sorridendo.
«Smettila Jack.» rispose il padre per poi chiudere la porta.
Subito dopo notò che lo fissavo.
«Che c'è?» chiese portando alle labbra una caramella al caffè.
«La smetti di fare il cretino?» chiesi trattenendomi dal ridere.
Lui si alzò per poi esclamare con fare saggio
«Io non giudico te, ma tu non puoi giudicare me. Infondo, siamo uguali.»
Sorrisi e subito dopo tornai seria.
Andai di sopra mentre Jack continuava a mangiare avanzi nel frigorifero.
Entrai in bagno e mi sistemai per il meglio, poi scesi nuovamente di sotto.
«Jack, io esco.» esclamai.
«Ora? Sono le 7:14, dove vai?» chiese preoccupandosi.
«Devo fare una cosa.» continuai senza degnargli di uno sguardo continuando ad avanzare.
«Ti accompagno!» esclamò lui venendomi vicino con la felpa.
Portai una mano al suo petto «No»
«Non ti preoccupare, voglio fare un giro, non è niente di grave tranquillo.» risposi sorridendo.
Uscii di casa dopo il suo "sta attenta", per poi avviarmi.
Aspettai un pullman, sperando che passasse e dopo qualche minuto lo vidi da lontano, così alzai una mano e appena aprì le porte salii.

«Che strano il destino eh?» chiese l'autista dopo qualche minuto dalla partenza.
Alzai il volto e portando gli occhi allo specchietto lo conobbi subito.
Era il solito autista del solito pullman che prendevo a quella fermata e che speravo di rivedere.
«Oddio. Buonaseraaa.» esclamai felice andandogli vicino, così mi sedetti ai primi posti.
«Com'è andata alla fine?» chiese lui riferendosi alla missione 'mamma-biologica' che gli raccontai l'ultima volta che lo vidi.
«Beh.. inizialmente le cose non sono andate come dovevano.. però alla fine ci siamo riusciti.» esclami felice continuando a fissare il portafortuna appeso allo specchietto.
«No..» continuò l'uomo.
Lo guardai confusa.
«Ci sei riuscita tu.» continuò lui sorridendo.
«Mah.. non lo so. Se non fosse stato per i miei amici non penso che ..»
«Sai? Io penso che sia dovuto al tuo coraggio.» disse interrompendomi, per poi tossire.
«Se tu non avessi avuto il coraggio, la forza e la buona volontà di provarci, non saresti arrivata a questo.» continuò sorridendo.
Subito dopo chiese «E allora? Come ti sembrano? Sono come te li aspettavi?»
«Beh.. ho conosciuto solo mio padre. Mia madre la conoscerò domani. E parlando di mio padre, in realtà non è come lo aspettavo.. Ma molto meglio.» risposi seria.
L'autista sorrise continuando a fissare la strada, poi notò il mio sguardo perso e chiese il perché di quell'angoscia.
«Beh, per vari motivi. Sto praticamente facendo un passo enorme ..
Tutto questo mi ha cambiato e continuerà a cambiarmi la vita, poi non so, ancora mi devo abituare. Sembra finto.. sembra una finzione.. non sembra la realtà. È come se stessi sulle spine, ho quella paura che spariranno nel nulla.» risposi io portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«No, non devi assolutamente pensare ad una cosa del genere. Sono i tuoi genitori, lo sono sempre stati, e ora lo saranno per sempre. Il passato è passato, non c'è più, quindi quei brutti ricordi ti hanno lasciata per sempre, devi imparare a cacciarli dalla tua mente, cosa che avverrà man mano con l'amore dei tuoi genitori. Ora devi solo guardare il futuro. Godertelo e vivere felice, perché lo meriti.» disse lui.
«Grazie mille.» esclamai sorridendo, quando fermò il pullman.
«E siamo arrivati.» disse aprendo le porte voltandosi verso me.
«La ringrazio.» dissi scendendo di due gradini.
«Sa? Ho spesso pensato alla mia vita, come fosse un film.. ho creato dei personaggi. Persone che mi sono state, e mi stanno accanto, e ovviamente anche persone che mi hanno fanno del male. Ma se dovessi immaginare quale ruolo lei dovrebbe interpretare, la immaginerei come la persona saggia e pulita, quella piena di vita a cui chiederei aiuto, con cui mi piacerebbe parlare e raccontare della mia vita durante il viaggio.» gli dissi.
Inizialmente notai il suo volto rivolto verso il volante, e subito dopo quando lo alzò vidi un sorriso sincero e una lacrima che asciugò in un secondo.
«Mi sono emozionato. Sei così speciale. Sei una personcina bellissima, dovrebbero esserci più persone come te, con questa vitalità, il sorriso stampato in faccia e il coraggio di esprimere le proprie emozioni.» continuò lui.
Subito dopo, poco prima di uscire dissi «Non so quando la rivedrò, spero presto.» dissi e subito dopo sentii sussurrare «È una promessa che ci rivedremo, so che le promesse le mantieni sempre.» per poi chiudere le porte e partire.
Sorrisi e subito dopo l'ansia regnò dentro me.
Mi girai e mi avviai.
Ci vollero solo un paio di minuti e mi trovai avanti casa di Tom.
Non volevo venisse Jack, altrimenti Thomas lo avrebbe aggredito, sapendo com'è il suo carattere, per non averlo avvertito che ero da lui.
Bussai e Mary aprì dopo qualche secondo facendomi entrare.
Non mi sentivo affatto a casa mia, mi sentivo come se li avessi delusi tutti, come se fossi un' estranea.
Mary mi abbracciò calorosamente e io risposi al suo abbraccio, in meno di un secondo vidi Alex scivolare giù per le scale e venirmi in contro per fare lo stesso.
Mary continuava a piangere di felicità per avermi rivista.
«Sapevo che saresti venuta.» disse
«Te l'avevo promesso.» risposi.
Spostai lo sguardo verso sinistra e notai Louis correre per poi abbracciarmi e portare le mani al mio volto
«Scusami, scusami. Ti voglio un mondo di bene. Perdonami. Mi sei mancata.»
Sorrisi, e ricambiai il forte abbraccio tranquillizzandolo.
«Dov'è?» chiesi poi triste quando tutti si calmarono.. o quasi tutti.
La sua assenza era così assordante, quanto mi mancava.
«Vai pure.. è di sopra.» esclamò Mary.
«Ma lo sa..» stavo per chiedere ma quest'ultima mi anticipò.
«No, non lo sa. Vai.» continuò sorridendomi.
Salii di sopra e mi ritrovai fuori la sua porta.
Era chiusa ovviamente.
In quel momento mi accorsi di quanto mi era mancato.
Di quanto mi era mancato un suo abbraccio, un suo semplice bacio, la sua presenza, o cose stupide come le sue braccia, o anche semplicemente guardare i suoi occhi.
Mi era mancato davvero un casino, e sapere che era finalmente vicino a me, e che ci separasse una stupida porta di legno, mi faceva sentire così bene.

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