Erano le 3 del pomeriggio e sentii dei passi nella sala, erano tutti di sopra.
Mary e Louis stavano dormendo, e Alex stava giocando all'xbox.
Io ero nella mia camera ad ascoltare un po' di musica, seduta sul muretto freddo della finestra che affacciava alla città, a quell'ora, ancora rumorosa.
Come già detto a distrarmi fu lo scatto della chiave nella serratura, e la chiusura della porta.
Scesi con la scusa del bicchiere d'acqua e vidi Thomas.
Avrei preferito starmene in camera invece di vederlo in quelle condizioni.
Era pieno di baci sul collo.
Presi il bicchiere e lo guardai, anzi lo fissai per un po' con aria curiosa.
«Ma cosa cazzo ti è successo?» gli chiesi, e solo dopo mi accorsi di quel gesto così infantile e geloso.
«E perché a te? Cosa è successo?» rispose lui con altre domande indicandomi il braccio.
Lo guardai e notai che c'erano dei lividi. Si potevano vedere le forme di 4 dita stampate sul mio braccio e mi venne in mente la scena del ragazzo che mi strinse facendomi male.
«Niente.» risposi decisa portando indietro il braccio.
Dopo quella risposta posai il bicchiere intatto, e mi incamminai verso le scale.
Riuscii solo a vedere Tom girare la testa per vedere se c'era qualcuno nei paraggi.
«Ehii Ehii, ferma. Dai, chi ti ha fatto questo?» chiese a bassa voce, prendendomi la mano.
«Ma a te cosa cazzo importa? Eh?» dissi portando via la mia mano dalla sua e girandomi di scatto.
D'un tratto eravamo in una di quelle solite scene dove c'era lui attaccato a me, e ovviamente non potevo muovermi perché ero spalle ad una parete.
«Non continuare. Mi fai schifo.. Vieni qui mi sconvolgi la vita, e poi torni a casa con del rossetto, cioè, dei baci sul collo, i capelli scombinati. Posso solo immaginare ciò che hai fatto, e menomale, perché non ti avrei mai voluto vedere in quella situazione. Sei uno di quei motivi che mi fa venir voglia di ritornare ad essere sola.» dissi a bassa voce, sperando di non svegliare nessuno, sfogandomi con gli occhi pieni di lacrime.
Notai un Tom diverso.
Si allontanò andando indietro, e si fermò vicino al divano, appoggiandosi continuando a fissarmi.
«Tu così mi fai solo soffrire.. » gli dissi per poi salire le scale.
Appena sopra, vidi Alex fuori la porta della loro camera, fissarmi, come se avesse ascoltato tutto.. Infondo mi aveva avvisato del carattere di merda del fratello.
Stavo ancora piangendo e non avevo voglia di farmi vedere in quelle condizioni anche da lui così mi chiusi in camera.
Li sentii parlare per un po'.
«Ma sei idiota? La tratti così? Pensi sia un giocattolo? È nostra sorell..» stava per continuare Alex mentre Tom lo raggiunse in camera.
«No, lei non è nostra sorella.» disse con tono arrabbiato spingendolo verso la parete entrando in camera.
A quell'affermazione stetti male.
Cioè, era vero. Non ero loro sorella, ma in quel momento mi sentii un'estranea.
Qualche ora dopo essermi sfogata tra le mie lenzuola, decisi di uscire.
Mi sistemai, e presi il cellulare.
Non potei avvisare Mary perché dormiva, ma entrai in camera di Alex e Tom, e ovviamente ne parlai con Alex, come se l'altro non esistesse.
«Va bene, per qualsiasi cosa chiamami. Okay?» mi rispose, seguito da un mio "okay".
Uscii.
Non sapevo di preciso dove andare, ma avevo voglia di camminare e schiarirmi le idee.
Per la strada notai Sarah abbracciata ad un tipo..
«Ma cosa?» chiesi tra me e me, e appena si voltò mi abbassai dietro una pianta, attirando l'attenzione di tre signore, così finsi di allacciarmi le scarpe.
Mi alzai e sgattaiolai dietro un albero.
La osservai bene.
Ovviamente non erano cavoli miei, o forse sì.. Sii quelli erano eccome cavoli miei.
La vidi così stretta ad un ragazzo che era impossibile pensare che fosse il fratello o un parente, ma nemmeno un buon amico.
Quella ragazza nascondeva qualcosa, che dovevo scoprire.
Cioè non per Tom, ma perché dovevo saperlo.
GIURO!
Nel bel mezzo dello stalking, qualcuno mi afferra la spalla e mi gira.
«Oh, ehi, bocconcino. Come stai? Tutto bene?» chiese il ragazzo che incontrai a scuola.
«Perché non la smetti di chiamarmi bocconcino?» chiesi io mentre mi teneva la spalla.
«Ti dà fastidio?» chiese avvicinandosi alle mie labbra.
«Non sai quanto.» dissi tirandogli un calcio nelle parti basse per poi approfittare del momento e scappare.
Loro continuavano a seguirmi.
"Ma perché mi caccio in questi casini?" pensai mentre provavo a correre più velocemente.
Svoltai in vari vicoletti pensando di averli seminati fin quando arrivai in un vicolo cieco.
"C'è l'ho fatta." dissi respirando affannosamente, appoggiandomi al muro.
«O forse no pasticcino.» disse poi lui svoltando lasciando cadere per terra il giubbino di jeans.
«Mi spieghi cosa vuoi da me.» chiesi facendomi indietro iniziando ad avere paura sul serio.
«Beh, sei bella, e sei carne fresca. Sei piccola, meglio non lasciarti scappare.» disse lui.
Si avvicinava sempre di più e stavolta era da solo.
In quel momento non facevo che pensare a Thomas.
Volevo così tanto che fosse stato lì con me.
Ma non c'era e non sapeva in che guaio stavo.
«Ehi, guarda guarda. Il bullo della scuola che se la prende con la nuova arrivata.. Che bella figura che fai.» sentii dire poco prima che mi baciasse il ragazzo avanti a me, contro la mia volontà.
«Perché non sparisci moscerino.» disse il bullo. «A che stavamo tesoro.» continuò poi accarezzandomi il viso.
Mi afferrò di nuovo il braccio.
«Ahia no, ti prego lasciami mi fai male.» dissi abbassandomi sperando che lasciasse la presa.
«Ha detto di lasciarla.» vidi Jack afferrargli la spalla e girarlo a se'.
Ovviamente il bullo non si tirò indietro e iniziò una rissa.
Ad un certo punto iniziò a correre, e mi disse di seguirlo.
Corremmo insieme velocemente, o meglio lo seguii senza sapere dove stesse andando precisamente.
Ad un certo punto non lo vedemmo più e ci fermammo.
Stavamo morendo.
Io non sentivo più i polmoni.
«Tutto bene randagia?» chiese lui senza degnarmi di uno sguardo portandosi una mano al petto.
«Si grazie. Ehi aspetta, come mi hai chiamata?» chiesi io subito dopo.
«Lascia stare.» disse e di scatto alzò la testa, così che potei notare il sangue che gli usciva dal labbro inferiore, la parte opposta dove aveva il piercing.
«Oddio ti esce del sangue.» dissi andandogli vicino.
Lui si scostò e lo vidi andarsene.
«Oh beh, che carino che sei. E comunque ce l'avrei fatta anche da sola. Non ho bisogno dell'angelo custode.» gli urlai contro notando la sua indifferenza nei miei confronti.
«Aiuto, lasciami, mi fai male. Ti prego.» disse lui imitando la mia voce.
«È questo che piace ai bulli, vedere le prede indifese. Ed è proprio ciò che hai fatto tu. Ti ha vista debole e se n'è approfittato.» continuò.
«Io non sono né un preda né sono una debole. E poi tu che ne sai? Sei un bullo?» dissi io.
«Ora non più.» precisò fissandomi.
«Ti fa tanto male?» gli chiesi dopo qualche minuto di silenzio.
«No per niente. Non fa male. Perché ora non torni a casa?» disse portandosi la mano al labbro.
«Si infatti, ciao.» dissi per poi incamminarmi.. ma..
Ma tornai indietro da lui che mi guardò ridendo..
«Non so la strada. Mi hai fatta correre così lontana, ora non so dove devo andare..» dissi guardando il pavimento.
«Vieni ti accompagno io.» disse lui.
Per la strada nessuno dei due parlò.. ma fu il silenzio più bello che abbia mai fatto.
STAI LEGGENDO
•STEP BROTHER•
Romance#5 in storie d'amore (2•12•16•) «"Ti amava così tanto, che ha voluto che tu avessi una vita migliore." dicevano tutti così. Ma la verità è che quando una persona ti ama tanto, non ti lascia andare via.» «Si beh, potevo sembrare forte quanto volevo...