Qualche minuto dopo che i ballerini fecero il loro ballo, vennero messe musiche di ballo lento.
Il mio sguardo si posò su Jack, che sembrava volesse chiedermi di ballare.
«No, non pensarci nemmeno.» risposi io sorridendo.
Si alzò sbuffando e mi prese il braccio facendomi alzare.
«Di solito sono le ragazze che hanno voglia di ballare.» esclamò postandomi in pista sotto gli occhi di tutti.
«Diciamo che sono una ragazza diversa.» risposi afferrandogli la mano, con molta ansia.
Mi strinse a se e gli sussurrai all'orecchio.
«Jack, ehm. Non ho mai ballato.»
«C'è sempre una prima volta, bambola.» rispose.
Iniziò la musica è praticamente cercavo di andare a tempo come lui.
Avanti, indietro, avanti, indietro, destra, sinistra. La solita cosa.
Non sembrava difficile.
Jack mi alzò il viso portando il mio sguardo al suo.
«Non si guarda il basso quando si balla.» disse sorridendo.
Ah quel sorriso.
«Va bene MAESTRO.» risposi io.
Andava tutto bene, ed io però, cercavo di non fissarlo negli occhi.
Ero molto a disagio.
«Non fissarmi così, ti prego.» dissi girando gli occhi in cerca di qualcosa da fissare, che non fossero i suoi occhi.
«Dimmi come dovrei fare stupida. Sei l'unica ragazza bella qui dentro.» disse lui facendomi girare su me stessa.
«Ah quindi se ci fosse un'altra ragazza più bella, fisseresti lei.» dissi tornando stretta a lui.
«Potrebbe succedere.» rispose sorridendo.
Notò il mio sguardo confuso, e continuò a parlare.
«Ehi, bambola. Ti ho detto che potrei fissarla, ma non innamorarmi di lei. Potrei anche guardarla ma nei miei fottuti occhi ci saresti solo tu.»
Lo abbracciai forte e finì la canzone.
Tra applausi e camerieri che passavano, tornammo a posto, e iniziammo a mangiare.
Parlammo del più e del meno.
Delle sue esperienze con la scuola.
«Dimmi un po' com'è l'orfanotrofio ?» chiese lui sorseggiando dell'acqua.
«Se sei me, un inferno.» risposi.
«Perché?» chiese confuso.
«Perché lì dentro io vengo odiata, soprattutto all'età di 13 anni, dalle ragazze più grandi. Mi facevano tanti dispetti.»
«Del tipo?» chiese lui.
«Del tipo come nei film, quando vai alla mensa e ti fanno cadere il vassoio. Proprio così, oppure durante la notte mi hanno gettato un bicchiere di acqua congelata in faccia. E continuavano a chiamarmi in tutti i modi, o riuscivano sempre a farmi rimproverare dalla signora Murphy.» risposi.
«Dio mio. E non c'era nessun ragazzo che ti stesse accanto.» chiese lui facendo scivolare la mano sulla mia.
«Sai? Io non sono una ragazza come le altre che ama provocare. Quindi ero un tipo di maschiaccio che ai ragazzi non piaceva. Per questo loro avevano gli occhi appannati e stavano dalla parte delle ragazze.» dissi io fissando la sua mano sulla mia.
Era così attento, ma volli cambiare discorso.
«Tu piuttosto, perché mi hai portata qui?» chiesi, e a questa domanda tirò indietro la mano.
«Eh, ho deciso di portarti qui, perché questo posto è speciale. Qui si sono sposati i miei genitori.. E quando avevo 10 anni, quando andava ancora tutto bene, mi portarono qui, per farmi appunto vedere dove si sono uniti.» disse iniziando a mordersi il labbro.
«Ah, ho capito.. Ma quando è successo?» chiesi io scusandomi per la domanda subito dopo.
«No tranquilla. Comunque quando compii 13 anni, mia zia mi venne a prendere a scuola, era il mio compleanno, e avrei preferito che come tutti gli altri precedenti fosse venuto mio padre con il solito regalo. Ma venne mia zia che mi portò a casa sua per stare con i cugini. Tutta la giornata continuavo ad aspettare che mi facessero una festa a sorpresa, e quindi cercavo e cercavo palloncini nascosti, oppure una torta, ma niente. Così pensai che stavano preparando tutto a casa mia. La sera mia zia tornò a casa e il figlio maggiore, che ora ha 28 anni, gli chiese perché piangesse. Lei non gli rispose, e mi portò a casa senza dirmi niente. Ero così felice che non pensai a mia zia, perché ero convinto che mi stessero preparando una festa. Appena entrai in casa vidi mia nonna, mio nonno e 4 miei zii, insieme a mio padre vicino al letto. E appena mi avvicinai vidi mia madre.
Non sai che dolore dall'interno del mio petto, vedere mia madre li, così. Era così pallida, e le labbra sembravano non aver colore. Era distesa sul letto, e tutti gli tenevano la mano. La mia famiglia è sempre stata molto unita. Quando chiesi cosa fosse successo mi risposero che quando fossi stato grande me l'avrebbero detto. E infine me l'hanno detto qualche mese dopo, perché non sapevano come comprargli le cure, quindi a quell'età già dovevo lavorare, per provare a pagargli quelle dannate cure. Pian piano, i capelli iniziavano a cadere e io crescendo, notai mio padre soffrire vedendo mia madre in quelle condizioni, e così ogni sera usciva, senza dirmi niente e quando si ritirava, puzzava di alcool, e si sdraiava sul divano. Mamma mi raccomandava sempre di stare attento a papà, e lo fa tutt'oggi, ma mio padre è diventato incontrollabile. Da quel giorno non festeggio più nemmeno un compleanno, e nessuno della mia famiglia mi fa gli auguri. Per farla breve, però, mia madre deve fare l'ultimo esame dopodomani, e sto sperando con il cuore che le chemio funzionino.. E che possa tornare a essere libera.» disse stringendo i denti per non piangere.
Anche io stavo provando a non piangere e mi bruciava la gola tenendo tutto dentro.
«Quanto mi dispiace Jack, ma vedrai che andrà tutto bene. Che risulterà positivo. E io sarò al tuo fianco.» dissi e stavolta portai io la mano sulla sua.
«Grazie Bambola.» disse infine sorridendo.
Ci alzammo e uscimmo.
Andammo sul ponte vicino al laghetto e ci sedemmo per terra.
Non parlammo, avevamo già detto fin troppo, eravamo semplicemente in silenzio, e mi mise un braccio dietro le spalle avvicinandomi a lui.
«Ti voglio bene Jack.» dissi facendomi stringere dal suo braccio.
«Già. Anch'io ti voglio bene.» disse lui con una lacrima.
«Aspetta ho detto qualcosa di male, perché piangi?» dissi alzandomi di scatto.
Lui mi riprese sotto il braccio e disse.
«Non hai fatto proprio niente, semplicemente vorrei che ci fossero più momenti come questi, che solo con te riesco a vivere.»
Sorrisi e socchiusi gli occhi in riva a quel lago, al buio.
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•STEP BROTHER•
Storie d'amore#5 in storie d'amore (2•12•16•) «"Ti amava così tanto, che ha voluto che tu avessi una vita migliore." dicevano tutti così. Ma la verità è che quando una persona ti ama tanto, non ti lascia andare via.» «Si beh, potevo sembrare forte quanto volevo...