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«Kate lo aiuterò. Ma dovrà aiutarmi anche lui.» disse, poi notò il mio sguardo confuso.
Dopo ciò sorrise e mi accompagnò all'interno della casa.
«Papà, ma quando potrò vedere mia madre?» chiesi portando i miei occhi ai suoi.
«Ho prenotato due biglietti, partiamo domani, o hai degli impegni qui?..» continuò lui, spingendo la porta.
Sorrisi e gli risposi quasi poco convinta «No, nessun problema..»

Eravamo dentro e Billy stava fissando gli alberi fuori la finestra della cucina.
Ivan fece scivolare le chiavi nel centrotavola, poi salì sopra cercando Jack, lasciandomi con Billy.
Distolsi lo sguardo da quella scena e mi gettai leggera sul divano.
Portai un cuscino tra le braccia e lo strinsi a me, appoggiandovi il mento sopra.
«Tu sai cos'ha vero?» sussurrò Billy qualche minuto dopo, distogliendomi dai miei pensieri.
Rimasi immobile, come se le sue frasi mi scivolassero addosso.
«Tanto lo so.. È la stessa cosa che è capitata a me, quando mi dissero che Laura era malata.» continuò l'uomo di spalle a me.
Mi voltai di scatto «Come?» sussurrai.
Billy rimase immobile, stringendo un bicchiere di acqua tra le mani, fissando fuori dalla finestra.
«Come sei guarito?» chiesi alzandomi andandogli incontro.
A quel punto si girò per guardarmi e notai nuovamente un volto distrutto, che speravo di non vedere più.
«Mi capitò una sola volta, persi conoscenza, ma non successe così frequentemente come capita a Jack.. Mi passò subito, a lui sembra aggravarsi sempre di più.» rispose lui portandosi una mano alla nuca.
«So che non ha voluto dirmi niente per non farmi preoccupare. Ma io amo mio figlio, e voglio vederlo sorridere.» disse infine.

Rimasi in silenzio, poi decisi di andare a dare un'occhiata di sopra.
Fuori la porta della sua stanza, sentii Jack parlare con Ivan.
Cercai di rimanere in silenzio per ascoltarli.
«Tu non meriti questo capisci? Sei giovane, sei un bel ragazzo, e hai tutta la tua vita avanti.» sentii esclamare da Ivan.
«Ivan.. Ho perso mia madre, capisci? Sono distrutto. Dentro me ho un vuoto che.. che sembra un vortice che risucchia ogni emozione. L'unica cosa che voglio, è morire lentamente nel mio dolore, proprio come mia madre.» sussurrò Jack, e cercò di accentuare le ultime quattro parole.
A quell'affermazione una lacrima calda mi rigò il viso, e subito con la mano, la asciugai.
"Povero Jack." pensai.
«No» sentii poi esclamare da Ivan.
«Tu hai reso felice la mia bambina. Ho sempre sognato una figlia, che per 16 anni credevo non esistesse. Quindi, se aiutare te, potrà farla ancora più felice, beh lo farò. Lei ti ama. E non un amore finto. Lei si è affezionata a te!» continuò l'uomo sbattendo una mano sulla scrivania.
«Beh, sua figlia, ha un fidanzato però.. potrebbe andare da lui, invece che continuare a seguire me.» esclamò il ragazzo sdraiato sul letto.
A quelle frasi sentii un vuoto dentro lo stomaco.
Di sicuro avrà detto quelle frasi perché era nervoso, ma comunque mi avevano ferito.
«Qua non stiamo parlando di quel tipo di amore. Non stiamo parlando di fidanzati, o di persone che rimarranno per sempre al suo fianco. Questo è l'amore che nasce tra due fratelli.»
«Noi non siamo fratelli!» continuò poi Jack bloccandolo.
«Non bisogna avere lo stesso sangue per essere fratelli. Quando ti guarda, in lei vedo un senso di protezione. Vedo che sta bene con te. E vedo che tu, solo standogli accanto, riesci a dargli il giusto affetto e la minima forza per affrontare le situazioni difficili. È di questo amore che sto parlando. Non posso vederla soffrire solo perché non vuoi guarire da un errore che hai fatto..» disse poi Ivan e voltandomi notai l'uomo avvicinarsi alla finestra, e Jack alzarsi sui gomiti.
«Quindi quante probabilità ho di vivere ?» chiese quest'ultimo.
Ivan rimase in silenzio.
«Ivan.. rispondi alla mia domanda. Sii sincero!»
«Poche..» disse voltandosi verso il ragazzo «Ne hai poche..»
Jack cadde all'indietro portandosi le mani al volto.
«Ma ciò non significa che getti la spugna. Ti aiuterò. Sono un dottore, regalo vita ai bambini..»
«Si, ma può anche resuscitare i morti?» chiese arrabbiato ed ironico Jack.
«No. Ma posso far rivivere persone che pensano di esserlo..» esclamò Ivan scocciato andandogli molto vicino.
Erano davvero vicini, i loro occhi si scontravano, e i loro nasi si sfioravano.
«Allora, sei un ragazzo forte, o ti arrendi facilmente?» chiese Ivan serio.
«Dipende. Se lo fa per me, beh, può lasciarmi morire, se lo fa per Kate, allora va bene!» continuò Jack per poi staccarsi e voltarsi dall'altro lato.
Ivan si alzò e voltandosi notò la mia presenza.
Subito mi allontanai dalla stanza chiudendomi in bagno.
Sentii la porta della sua stanza chiudersi, e riuscii ad intravedere, attraverso la serratura, mio padre scendere al piano di sotto.
Uscii e andai in cucina, presi un bicchiere d'acqua fredda e subito dopo dissi «Papà, vado a fare un giro.»
«Va bene piccola mia, ma sta' attenta.» continuò lui.

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