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Fece buio, e per le strade non vi era nessuno.
«Ivan.» dissi poi sorrisi e mi corressi «Papà, ora che facciamo?» chiesi iniziando a morire di freddo.
Si sfilò la giacca di pelle, e me la poggiò intorno alle spalle.
A quel gesto sorrisi, e strinsi forte a me, quella giacca col suo profumo.
Poi esclamai «Qui abita Jack..»
Lui fece cenno di aver capito poi bussai alla porta, sperando che qualcuno ci aprisse, ma solo qualche minuto dopo, Billy ci accolse calorosamente facendoci accomodare.
Portai lo sguardo all'orologio che segnava le 00:37  am.
«Quindi ti hanno lasciato andare. Grande. Ah e ti ringrazio.» disse Billy.
Interruppi il loro dialogo
«Jack è di sopra?» chiesi e Billy mi rispose di si.
Andai di sopra e bussai alla porta della sua stanza.
«Jack posso?» chiesi, ma non ebbi risposta..
«J-Jack?» chiesi nuovamente.
Preoccupata, spinsi lentamente la porta, e notai il ragazzo disteso sul letto, ma avvicinandomi bene, notai una macchia di sangue sul cuscino. Così mi accovacciai al suo fianco e iniziai ad esclamare «Jack, svegliati ehi!»
Ciò attirò l'attenzione dei due uomini di sotto che parlavano.
Vennero, e mi diedero una mano.
Notai Billy preoccuparsi, indietreggiai, tenendo stretta la camicia di mio padre.
Portai uno sguardo a quest'ultimo e lui ricambiò stringendomi più forte, dandomi protezione.
Poco dopo Jack si riprese, inizialmente non capì dov'era, o cosa fosse successo. Poi notai che iniziò ad arrampicarsi sugli specchi con frasi del tipo «..No, ho sbattuto con la testa.. poi non lo so.. forse mi è uscito il sangue dal naso per la botta.»
Il padre credette a tutte quelle bugie, mentre io capii subito, quello che stava accendendo realmente.
«Scusate..» dissi cercando di attirare la loro attenzione.
«Potete lasciarmi un attimo sola con Jack?» chiesi.
Notai quest'ultimo sbuffare, mentre i due accettarono e scesero di sotto, ovviamente Billy era preoccupato, ma Ivan gli propose di bere un bicchiere d'acqua.
Chiusi la porta e mi sedetti sul letto difronte a lui.
«Jack..» sospirai.
«C-Come fai ad essere qui? .. Eri .. cioè.. non ti hanno fatta uscire..» cercò di dire lui creando una frase di senso compiuto.
«È una lunga storia che avrò modo di raccontarti, però adesso devo parlarti..» esclamai andandogli vicino.
Più cercavo di fissargli gli occhi, più lui cercava di ignorare i miei.
«Jack, ciò che ti è successo, è grave. Ciò che hai raccontato è una bugia, vero?» chiesi.
Non rispose.
Lo fissai negli occhi.
«È una conseguenza di ciò che ti è successo qualche giorno fa.. colpa dell'alcol..» dissi ed iniziai a preoccuparmi.
«È questo che intendeva il dottore, questo che tu cercavi di nasconderci.»
«Smettila!» urlò lui spostando le mie mani dal suo viso.
«Basta, smettila di intrometterti nella mia vita, okay?» chiese lui.
Era praticamente impossibile, ormai Jack era come un fratello per me.
Accennai un semplice "no", per poi andargli più vicino.
«Jack, sei entrato a far parte della mia vita, ormai sei come un fratello per me, ci sei sempre stato. Mi hai sempre dato il coraggio e la forza di fare ciò che ho fatto finora. Mi hai accompagnata in Russia, lasciando tutti i tuoi gravi problemi qui.. per me è impossibile lasciarti. Sei mio amico, e forse anche di più. Sei impostante. Sarebbe da stronza andarmene, ma cosa più importante è che non voglio. Lasciati aiutare!» dissi portandogli le mani al viso, cercando di calmarlo.
«Non puoi.» continuò lui.
Notò il mio sguardo confuso poi continuò.
«Mi sono rovinato il cervello. I nervi sono andati a puttane, e non so cosa cazzo sia successo, ma ho il mal di testa ogni mezz'ora, e puntualmente dimentico tutto, come se la mia mente si resettasse.» disse lui, e potei notare una lacrima rigargli il viso.
«Quando succede, molto spesso mi esce del sangue dal naso, ma non capisco perché.» continuò asciugandosi le lacrime che ormai gli bagnarono il volto.
«Ma non c'è nulla che si può fare? Un rimedio?» chiesi ansiosa.
«..No. Il dottore mi ha detto che ho rovinato la mia testa con tutto quell'alcol, che mi è andata bene, ma che dovrò combattere con questo dolore per tutta la vita.» continuò distrutto.
«Dovrò portare con me, questo ricordo, legato alla perdita di mia madre.» sussurrò infine.
Lo abbracciai, e gli giurai che avrei trovato un rimedio, per poi andare a dormire.
Passò qualche minuto, e Ivan entrò in stanza per darmi la buonanotte.
«Buonanotte piccola mia!» sussurrò sull'uscio della porta.
«Buonanotte papà!» sussurrai voltandomi di scatto.
Chiuse la porta alle sue spalle e notai Jack alzarsi sui gomiti.
«Ho sognato?» chiese.
«Sognato cosa?» chiesi poi io sorridendogli.
«Kate.. Ivan é.. ecco perché.. cioè no aspe.. ma davvero?» disse lui con un sorriso a 32 denti.
«Si Jack. È lui.» continuai.
«L'abbiamo trovato!» esclamò gettandosi sul cuscino battendo le gambe sul materasso.
«No, più che altro direi che è lui che ha trovato me!» dissi per poi cadere in un sonno profondo.
Il mattino dopo mi svegliai, e girandomi sul fianco notai l'assenza di Jack.
Mi alzai e scesi in cucina.
«Buongiorno Billy.» esclamai rivolta all'uomo felice che preparava le ciambelle.
«Buongiorno Barbie.» disse lui accarezzandomi il viso, per poi tornare ai fornelli.
«Che odorino.» dissi poi poggiandomi con i gomiti sul marmo freddo, lasciando cadere i capelli sul volto.
«Eh già. Sono le uniche cose che riesco a fare bene.» rispose ironico. «Quando Jack era piccolo, Laura le preparava quasi tutte le mattine e poi lo accompagnava a scuola.» continuò, poi esclamò un "Ahi".
Sorrisi, poi tornai seria «Che è successo?» chiesi preoccupata andandogli vicino.
Lui sorrise ed io lo guardai confusa.
«No tranquilla, mi sono scottato un dito.» continuò lui portandosi un panno alla mano.
Mi tranquillizzai nel vederlo così tranquillo e senza pensieri, così tornai di sopra.
Poco prima di salire, però, Billy sussurrò «Kate.» mi voltai verso lui «Sono felice che tu sia qui.»
Sorrisi e corsi di sopra.
Prima di andare a farmi una doccia, notai il mio zaino sopra la scrivania, così presi dei vestiti.
«Tutto il resto è da.. Mary ..» sussurrai preoccupata.
«Chi ?» chiese Ivan alle mie spalle.
«Papà.» esclamai felice andandogli incontro, per abbracciarlo.
Lui ricambiò l'abbraccio «Buongiorno bambina mia.»
Andai verso il letto per preparare i vestiti.
«Chi è Mary?» chiese lui appoggiandosi alla porta.
«Ehm.. Mary è la mamma di Thomas.» risposi io senza guardarlo.
«Hai dormito da Thomas...?» chiese lui curioso.
«No papà.. » sussurrai per poi voltarmi, e cercai di spiegargli al meglio la situazione.
«.. Papà.. Mary e suo marito, Louis, sono i genitori di Thomas.. e sono anche le due persone che mi hanno adottata... » dissi io aspettando una sua risposta.
Rimase in silenzio.
Poi «Quindi .. tu e Thomas in teoria dovreste essere fratellastri?» chiese lui.
«..Si..» sussurrai.
Sorrise e portai lo sguardo confuso a lui che si voltò per scendere di sotto.
«Voi adolescenti, siete unici.» esclamò infine.
Sorrisi nonostante mi aspettavo un altro tipo di reazione e subito dopo andai a farmi una doccia.
Scesi di sotto e trovai i due uomini a chiacchierare.
«Vado a fare un giro.» esclamai.
«Kate!» disse Ivan prima che chiudessi la porta.
«Sta attenta, e non dare retta a nessuno, okay?» disse facendomi l'okay con la mano.
Sorrisi, e chiusi la porta.
Rimasi qualche secondo ferma fuori la casa, immobile, portandomi le mani al volto.
Poi sorrisi e iniziai a fare dei saltelli piccoli.
«Mi ha detto di stare attenta!» continuai iniziando a correre.
Nessuno si era mai preoccupato per me. Non ho mai avuto una figura paterna, che quando uscissi, mi dicesse di stare attenta, di fare attenzione a tutto.
"Quanto gli voglio bene!" pensai poi quando mi calmai, continuando a conservare dentro il mio stomaco, tanti tipi di emozioni.
Mi sedetti su una panchina iniziando ad assaporare veramente ogni parte di quella città, facendo sospiri lunghi e pieni. Quella scoperta, mi aveva cambiato il modo di pensare. Mi sentivo così normale, così felice della mia vita.
Iniziai a pensare come sarebbe stata mia madre, ma ogni volta che ci pensavo la paragonavo a Nika, perciò cercavo di non pensarci.
Poi, tutte le belle sensazioni, si trasformarono in ansia, quando nei miei pensieri venne la domanda "Ora come farò con Mary, Louis.. Tom.."
Passarono varie ore quando mi incamminai verso casa, e notai Jack dietro l'angolo, fare lo stesso, così lo aspettai per entrare.
Appena dentro notammo i due indossare due grembiuli rosa e viola.
Mi girai verso Jack che lasciò cadere le chiavi nel centrotavola, senza distogliere gli occhi dalle sagome dei due uomini, con sguardo confuso.
Ovviamente il mio non era da meno, poi sorrisi notando che quando si girarono, con due facce serie, dissero «Non è come sembra.»
Iniziammo a ridere, e Jack preparò il cellulare per scattargli una foto.
«Dai, stavamo preparando una pizza per voi.. e voi? Ci ripagate così?» chiese Ivan.
Io e Jack continuammo a ridere, finché quest'ultimo perse i sensi e cadde per terra.
«Jack!» esclamai portando serietà in tutta la casa.
I due rimasero immobili per un secondo, e subito dopo ci vennero vicino. 
Billy continuava a pronunciare il suo nome, ma niente, sembrava assente.
«Lascia fare me.» esclamò serio Ivan accovacciandosi accanto a Jack, mentre con gesti particolari spingeva i pollici sui polsi.
Billy lo ascoltò.
Rimasi a guardare la scena.
Era così tranquillo, mentre tutti eravamo preoccupati.
Rimase così serio e sicuro di sé, e subito dopo Jack si svegliò.
Spostai gli occhi a Billy e lo vidi confuso e sorpreso.
Poi vidi Ivan aiutare il ragazzo ad alzarsi.
«Come ti senti?» chiese poi Billy facendo lo stesso.
«Una favola..» continuò ironico Jack, portando un'occhiataccia a me.
Avevo capito a cosa si riferisse, non voleva assolutamente che dicessi al padre cosa stesse accadendo.
Ivan continuava a guardarmi, per poi farmi segno di uscire fuori.
Lo seguii e ci allontanammo di poco dalla casa.
«Che c'è?» chiesi portando le mani alle tasche della felpa.
«Ci tieni a quel ragazzo?» chiese lui.
«Jack? È ovvio!» risposi fissando i suoi occhi, cercando di capire a che si riferisse.
«So che tu sai cos'ha.. voglio che tu me lo dica!»
«Papà.. lui non vuol..»
«Kate. Si vede benissimo che Jack è in gravi condizioni. Perdere i sensi così, non è una cosa che alla sua età deve succedere. Potrebbe peggiorare, potrebbe stare molto male.» disse poi Ivan.
Continuava ad avere un tono così calmo e sicuro di sé.
«Papà.. quando Laura, la madre, è morta, Jack ha bevuto molto alcol.. è finito in ospedale, e quasi per miracolo si è salvato. Un medico ha detto che tutto ciò ha portato a gravi condizioni. A conseguenze. Molto spesso si sente male, come hai visto perde conoscenza, e gli esce perfino il sangue dal naso..» dissi iniziando a piangere.
«Papà ti prego se puoi, aiutalo..» continuai poi abbracciandolo.
Ivan portò gli occhi al cielo, pensando che la situazione era davvero grave poi si inginocchiò e mi asciugò le lacrime.

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