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IVAN
Entrambi uscimmo dalla struttura e salimmo in macchina.
Rimanemmo in silenzio per tutto il viaggio.
«Ivan scus..» cercò di pronunciare lei, ma la zittii all'istante.
«Sai Nika? Meglio che stai zitta. Non so cosa cazzo farmene delle tue scuse. Hai praticamente rovinato la mia vita..» dissi poi io senza distogliere lo sguardo dalla strada tenendo i pugni stretti sul volante.
Arrivammo lì fuori, e appena usciti corsi verso l'entrata, ma poco prima di bussare, mi afferrò il braccio.
«Che altro vuoi?» chiesi.
«Non sarà facile..» disse lei senza guardarmi in faccia.
«L'hai messa tu in questo casino, tu hai parlato con questa troia della direttrice, e sarai tu, a farla finita.» continuai io serio, per poi bussare.
«I-Ivan.. è una questione di soldi..»
Mi girai lentamente per poi chiedere «Cos'hai detto?»
Non rispose
«Praticamente stai pagando la direttrice, per far sì che la tenesse nascosta?»
Accennò un piccolo "si"
Poi mi voltai verso lei e chiesi «Ma tu.. Tu, ti rendi conto, di cosa cavolo hai fatto? A me, a lei .. a tua sorella.. e cosa stai facendo a te..» dissi.
«A me non interessa se dovrai pagarla a vita, non m'interessa di cosa ti succederà, voglio solo che tu le parli, e che fai uscire Kate da qui.. okay?» continuai io nervoso.
Giuro non so chi mi diede la forza di non ucciderla in quel momento, pensando che la mia piccola era chiusa lì dentro.
Ci aprirono la porta, e subito dopo con fare maleducato, spostai chiunque mi era davanti, per arrivare allo studio della direttrice, con Nika dietro me.
Aprii la porta e la chiusi alle mie spalle.
Avevo tutte e due le donne avanti a me.
La direttrice di alzò di scatto portando una mano al suo cellulare, ma con fare veloce, lo lanciai per terra.
Sbattei i pugni sulla scrivania e esclamai.
«Adesso tu, ti siedi.» rivolgendomi alla direttrice.
Lei così fece e notai la donna alla mia destra nervosa.
«Voglio solo dirvi una cosa, ora io uscirò di qui, con Kate. Voi risolverete i vostri problemi di soldi o qualsiasi cosa avete fatto.. Ma poi, sparirete dalla vita mia, e di Kate. Avete capito?» dissi per poi dirigermi verso la porta.
Improvvisamente sentii, alle mie spalle, Nika gridare «NO!»
Mi voltai e vidi la donna, puntarmi una pistola contro.
«Coraggio.. se ha il coraggio, mi spari. Tanto poi, sarete voi a raccontare tutto a Kate, a mia moglie che vi ucciderà. Per non parlare del ragazzo di Kate.. lui vi farà a pezzi, come un leone con due zebre.» avanzai, avvicinando la testa alla pistola.
«Avanti prema il grilletto. Ma mi raccomando non sbagli, perché se sbaglia, poi è il mio turno.» continuai sorridendo ironicamente.
La signora Murphy, sbuffò per poi iniziare a piangere accovacciandosi per terra, lasciando scivolare la pistola sul pavimento.
Presi quest'ultima e la liberai da tutti i colpi, poi mi avviai verso la stanza di Kate.
Notai Nika, nell'intento di seguirmi.
«Che fai?» chiesi portandogli una mano al petto.
«Tu resti qui, non voglio che ti veda minimamente.» continuai.
Rimase immobile e io corsi.
Arrivato alla stanza, cercai di aprire la porta ma era chiusa a chiave, così con pochi calci, la aprii, e notai Kate sul letto.
La girai ed era molto fredda.
Aveva la faccia pallida.
«Kate?»
«Che c'è?» chiese lei.
«Come mai sei qui?» continuò mentre la prendevo in braccio.
«Lasciami.» urlò cercando di liberarsi.
Continuavo a stringerla forte a me, quando la portai poco lontano dalla struttura, in mezzo ad un giardino.
La poggiai per terra, e mi sedetti al suo fianco.
«Kate, va tutto bene, sei fuori!» esclamai.
«Cos'hai? Hai la faccia pallida.» chiesi nuovamente.
Capii che stava morendo di fame.
Mi disse che la direttrice non la fece mangiare nemmeno la sera prima, così inizialmente pensai di tornare indietro e sparargli giusto alla tempia, poi però decisi di stringere Kate, che ne aveva bisogno.
Si calmò.
«Come mai sei tornato per me, non ti avevano portato in cella?» chiese lei fissando il tramonto.
«Si..» risposi io senza distogliere gli occhi da quella meravigliosa creatura.
«Kate..» continuai io, accarezzandogli il volto.
Mi misi difronte a lei
«Figlia mia..» dissi deciso, e di scatto portò lo sguardo al mio.
Il suo volto improvvisamente divenne vuoto, confuso.
«Che hai detto?» disse cercando di allontanarsi spingendosi sulle gambe.
«..Kate.. c'è una cosa che devo dirti, che faccio fatica anche a pensare..»
Rimase immobile, sul punto di piangere.
Aveva già capito tutto, ma non poteva crederci, voleva sentirselo dire, infondo tutti l'avevano presa in giro per tutto questo tempo.

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