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Il bip con vibrazione segnalò l'arrivo di una nuova mail. Senza pensarci su, Matias estrasse il telefono dalla tasca destra della felpa e aprì l'applicazione per la posta nel suo iPhone. Si trovava al lavoro, in mezzo alla corsia centrale del negozio e non si rese conto che proprio in quel momento stava passando il suo direttore.
- Matias lascia stare il telefono e riprendi a lavorare, quante volte ve lo devo dire che non voglio che si usi il telefono in orario di lavoro? -
Ve lo devo dire? Ma se lo dici solo a me mentre gli altri si fanno i cazzi propri comodamente, pensò Matias mentre rimetteva il telefono in tasca.
Era riuscito a malapena a vedere che l'email era della federazione, probabilmente la designazione di una partita, ma non era riuscito a vedere quale.
Finito di lavorare entrò nello spogliatoio del negozio ed estrasse il cellulare dalla felpa. Aprì la mail e lesse: "Designazione per la gara di seconda divisione maschile del 10 marzo Tiger-Dolphins alle ore 21.".
Aveva avuto ragione Miki, la sua prima designazione per una partita maschile, certo di basso livello, ma pur sempre maschile.
Matias esultò mentalmente, non vedeva l'ora di affrontare questa nuova sfida. Negli ultimi tempi solo andare ad arbitrare gli dava soddisfazione. Gli piaceva entrare in palestra, sentire l'odore della gomma delle scarpe, il rumore delle suole quando scivolavano sul parquet, restare nello spogliatoio prima della partita a concentrarsi e dopo la partita, quando ancora il cuore doveva riprendere il regolare battito e l'adrenalina dissolversi.
Molte volte gli era capitato di non riuscire ad addormentarsi subito, dopo una partita particolarmente difficile. Restava a pensare al match. A quello che era successo e agli eventuali errori commessi.
Dovrò essere perfetto pensò tra sé, mentre usciva dal negozio e si accendeva la solita sigaretta prima di rientrare a casa. Amava quel momento, a casa fumava pochissimo per non dover discutere con Emma. Gli piaceva restare fuori seduto su un muretto davanti allo Store. Per quanto odiasse quel posto, restare lì un attimo prima di rientrare in casa, fissando l'enorme parcheggio deserto mentre il sole non c'era più e il vento gli scompigliava i capelli, gli dava una gran senso di libertà.
Buttò la cicca in terra e salì in macchina, abitava a pochi chilometri dal posto di lavoro e in 5 minuti arrivò a casa.
Emma era lì, tornata nel pomeriggio dopo la settimana passata dai suoi genitori. L'accolse in maniera calorosa, come non faceva da tempo. L'abbracciò e gli diede un leggere bacio sulle labbra, poi gli prese il labbro inferiore e iniziò a mordicchiarlo.
- A cosa devo tutto questo affetto? -
- Cosa vuol dire? Sono solo contenta di vederti, mi sei mancato. -
Era da troppo tempo che Matias non sentiva quelle parole e un sorriso spontaneo nacque tra le sue labbra.
- Hai ragione amore, scusa sono solo un po' stanco per la giornata. Come è andato il viaggio di ritorno?
- Tutto bene, è stata una settimana intensa ma ora i miei hanno una casa molto più grande, ci hanno anche invitato a stare da loro questa estate per passare le vacanze. -
- Ma io lavoro lo sai che ad agosto non mi danno le ferie. -
- Si ma possiamo andarci a luglio, vedrai ti piacerà la nuova casa, hanno un bel giardino dove potrai leggere al fresco come piace a te. -
- Vedremo da qui a luglio ci sono ancora diversi mesi. -
Si misero a cenare è finito di mangiare si accomodarono sul divano a vedere un po' di tv. Matias si era quasi addormentato quando sentì le mani di Emma entrare sotto la sua maglietta. Si risvegliò di soprassalto e disse ancora mezzo assonnato:
- Che stai facendo? -
- Niente tesoro, voglio fare l'amore con te non ti va? Non ti sono mancata? -
Sfoggiò un sorriso ammaliante e provocatorio.
Era tutto molto strano, ormai non facevano l'amore da più di tre mesi e c'era qualcosa che non convinceva Matias.
- C...certo amore ma come mai tutta questa voglia, sai è da un po' che noi non... Insomma è da diverso tempo che non facciamo l'amore. -
- Lo so piccolo, è che ho pensato molto questa settimana e... Facciamo un bel bambino insieme? -
Matias alzò la testa dal cuscino del divano a disagio.
- Come scu... scusa? -
- Voglio fare un bambino con te. Ci ho pensato molto questa settimana, ne ho parlato anche con mia mamma e... -
- Cosa hai fatto? Ne hai parlato con tua madre? -
- Si tesoro è stata lei a dirmi che è ora di farci una famiglia, in fondo stiamo insieme da 6 anni. -
- Certo, non facciamo sesso da tre mesi, a malapena ci sopportiamo quando stiamo insieme e all'improvviso vuoi fare un bambino con me. Ma come ti viene in mente? -
Matias si alzò dal divano visibilmente agitato, iniziava a sudare, l'idea di avere un bambino non gli era proprio passata per la testa, soprattutto in quel momento di crisi di coppia che stavano vivendo. Certo doveva essere stata la madre di Emma ad architettare tutto.
- Tesoro, ma proprio perché le cose tra di noi non sono più come prima, che un bambino potrà farci riunire. -
Si avvicinò a lui e gli cinse la vita con le braccia. Appoggiò la testa sul suo petto e con la mano andò a sollevare la maglietta iniziando a toccare gli addominali pronunciati di Matias.
- Un bambino non risolverà i nostri problemi Emma. -
- Lo so ma potrebbe riunirci come un tempo. -
Alzò la testa e iniziò a mordicchiargli il lobo dell'orecchio. Sapeva quali erano i suoi punti deboli e stava proprio puntando su quelli per farlo cedere.
- Non mi ami più? - disse mentre continuava a leccargli il collo e l'orecchio.
- Ce...certo che ti amo. - rispose Matias in stato di estasi mentre lei iniziava a sbottonargli i pantaloni.
- Allora fai l'amore con me. -

Si svegliò nel cuore della notte. Emma era al suo fianco nuda che dormiva in posizione fetale. Si alzò cercando di far meno rumore possibile e attraversò il corridoio per andare in cucina. Aprì il frigo e prese una bottiglia d'acqua. La stappò e si attaccò all'apertura bevendo lunghi sorsi. Sorrise pensando a quella piccola trasgressione. Se l'avesse visto Emma si sarebbe di sicuro beccato una ramanzina.
Attraversò la cucina e andò in sala. Aprì la portafinestra che dava sul grande terrazzo e si sedette sul dondolo. Era piuttosto fresco, e Matias, solo in mutande tremo alcuni istanti per il freddo. Si accese una sigaretta, un'altra piccola trasgressione che lo fece sorridere nuovamente. Libertà, era quello che non sentiva da parecchio tempo di avere, costretto in una relazione che non gli dava più niente. E ora lei voleva un figlio, da lui, per recuperare il loro rapporto. Ma si poteva mettere al mondo un figlio in quelle condizioni? Avrebbe aiutato il loro rapporto o lo avrebbe distrutto definitivamente? Erano rimasti con la promessa che ne avrebbero parlato con calma nelle prossime settimane, dopo aver finito di fare sesso, e lei si era addormentata felice e sicura che avrebbe presto avuto un bambino.
Ma Matias era tutt'altro che convinto. Fumò la sua Winston fino al filtro e tornò a dormire. Ormai era quasi l'alba è il cielo iniziava a rischiararsi diventando viola e azzurro. Si distese sul letto e Emma nel sonno si accoccolò al suo petto, continuando a dormire. Matias chiuse gli occhi e provò a dormire, un sorriso fece capolino sul suo volto. Domani arbitrava la sua prima partita di maschile. In quel momento, quel pensiero lo rese felice.

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