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Erano giorni che si presentava sotto casa sua. Matias evitava di uscire in terrazzo, ma sapeva che Lucas si trovava lì sotto. Sentiva il rumore di un motorino arrivare, più o meno sempre alla stessa ora. Sentiva il rumore di un motore riaccendersi e ripartire, sempre alla stessa ora. Lui restava chiuso in casa, evitava persino di fumare pur di non uscire in terrazzo, non voleva vederlo, ma allo stesso tempo avrebbe tanto voluto.
Emma di solito era a dormire, mentre lui restava seduto sul divano a fissare il soffitto, con la TV spenta per cercare di sentire ogni minimo rumore che arrivava dalla strada.
Era diventata una battaglia psicologica e di questo passo sarebbe diventato pazzo. Nonostante si imponesse di non pensare a lui durante la giornata, Lucas veniva a ricordagli tutte le sere che lui esisteva, che lo desiderava. Non ci capiva più niente. Anche se l'avesse perdonato a cosa sarebbe servito? Comunque non potevano stare insieme. Lui aspettava un figlio da Emma, mentre Lucas aveva fatto capire chiaramente che non poteva stare con lui. E per quale motivo poi? Non ne aveva idea. E perché continuava a venire sotto casa se comunque non voleva mettersi con lui? Dubbi, sempre dubbi.
Prima o poi lo attaccherò al muro e lo obbligherò a non venire più qui, pensò, ma sapeva che se fosse sceso in strada forse l'unico motivo per cui l'avrebbe attaccato al muro sarebbe stato per baciarlo. E doveva evitare la cosa. Doveva evitare ogni tipo di contatto, lo doveva a suo figlio, lo doveva a Emma che gli stava per regalare la gioia più grande.
Anche quella sera lo sentì ripartire. Sbuffò, si alzò dal divano e uscì in mutande in terrazzo a fumare.
Si accese la sigaretta e si mise a fissare le stelle. Finito di fumare si sporse per gettare la cicca in strada. Il motorino di Lucas non c'era, aveva sentito bene, era già andato via. Tirò un sospiro di sollievo e rientrò in casa.
Sentì vibrare il cellulare e lo prese dal tavolino del salotto. C'era una notifica di Lucas.
00:56 "Sei stupendo, vorrei tanto toccare i tuoi addominali e toglierti quelle mutande di D&G che indossi in questo momento."
Matias corse davanti alla portafinestra, la aprì e si affacciò nuovamente dal parapetto. Osservò la strada, ma non c'era nessuno. Come faceva a sapere che mutande indossava? Non si accorse che dietro un albero una figura magra e esile lo osservava nascosta.
Rientrò in casa. Sto diventando pazzo, pensò, avrà tirato a caso, forse si ricordava le mutande che aveva quando era entrato negli spogliatoi. Chiuse la finestra e andò a dormire.

Il risveglio fu traumatico. La sveglia suonò mentre stava sognando una notte di sesso infuocata con Lucas. Si maledisse mentalmente e maledisse la sveglia. Emma non c'era, uscita per andare al lavoro. Si alzò con una parte del pene totalmente fuori dalle mutande. Aveva una dolorosa erezione e gli facevano male le palle. Visto il dolore probabilmente aveva sognato di fare sesso per tutta la notta. Sbuffò e andò in bagno per farsi una doccia. Si spogliò ed entrò non appena sentì l'acqua farsi calda. Senza pensarci iniziò a toccarsi e in brevissimo tempo venne soffocando dei gemiti. Aveva pensato a Lucas e Andrea. Si sentiva uno schifo, ma almeno aveva rimediato al dolore nelle parti basse. Si vestì e andò a lavorare con l'umore sotto le scarpe.

La giornata passava lenta e monotona, pochi clienti e poco da fare, fino a che non sentì vibrare il cellulare. Si nascose tra le corsie e lo estrasse dalle tasche per vedere chi fosse. Una semplice mail. L'aprì velocemente e sgranò gli occhi. Era una designazione per una partita della squadra di Lucas, proprio quella sera.
- Cazzo! - disse ad alta voce, facendo girare alcuni clienti che passeggiavano per il negozio.
Sorrise amaramente e chiese scusa per l'uscita poco felice. Si diede dello stupido e insultò mentalmente la commissione designante che l'avrebbe mandato ad arbitrare di nuovo i Tiger, senza neanche un giorno di preavviso. Avrebbe rivisto Lucas. La giornata era iniziata nel peggiore dei modi possibili.

Finito di lavorare Matias uscì dal negozio e si accese una sigaretta. Voleva ritardare il più possibile il momento in cui si sarebbe scontrato con gli occhi di Lucas. La fumò lentamente, cercando di prolungare quel momento e cercando di rilassarsi il più possibile. Finita la gettò a terra e salì in macchina.
Raggiunse il palazzetto, scese dalla su Golf, prese il borsone ed entrò in palestra. Le due squadre erano in campo per la fase di pre-riscaldamento. Con lo sguardo andò subito a cercare Lucas. Non lo trovò e tirò un sospiro di sollievo. Doveva essere ancora dentro a cambiarsi, così raggiunse velocemente il suo spogliatoio e si chiuse dentro. Si mise a sedere sulla panchina e iniziò a fare lunghi e profondi respiri. Era nervoso e doveva tranquillizzarsi se voleva arbitrare decentemente.
Si cambiò e andò a chiamare le due squadre per il riconoscimento ufficiale. Finalmente lo vide. Lucas gli sorrise, un sorriso triste, pieno di tante parole non dette.
Matias fece finta di niente e iniziò a chiamare i giocatori, mentre un compagno di Lucas, uno dei due con cui aveva fatto sesso, si trovava con il corpo proprio dietro di lui, con le mani sulle sue spalle a massaggiarlo e a fargli sentire la bozza del cazzo proprio dietro il suo culo. Lucas ignorava la cosa, anche se sembrava a disagio.
Matias osservava la scena in silenzio, mentre il sangue ribolliva dentro il suo corpo.
- Martinelli -
- Nicolas 14 - rispose il ragazzo. Ecco scoperto il nome di uno dei due. Mancava di scoprire solo l'altro.
- Moretti -
- Denis 5 -
Ora sapeva entrambi i nomi dei due amanti di Lucas.
Non batté ciglio e memorizzò i due nomi.
Finito il riconoscimento fischiò l'inizio del riscaldamento ufficiale e si mise a bordocampo a osservare le due squadre che si preparavano.
Attese i dieci minuti e poi fischiò nuovamente per la fine del riscaldamento. Controllò le formazioni, diede il permesso a Lucas di entrare in campo in sostituzione del centrale e salì sul seggiolone per l'inizio della partita.

Era teso come una corda di violino, ma cercava di non darlo a vedere. La partita scorreva liscia e i primi due set non ebbe problemi nonostante il nervosismo.
I Tiger vincevano anche il terzo set quando Lucas, correndo dietro a un pallone per cercare di recuperarlo fece un movimento innaturale con la caviglia e cadde a terra urlando.
Il cuore di Matias si fermò. Il libero era a terra mentre si toccava la caviglia. Sarebbe voluto scendere, andare a vedere come stava, circondarlo con le sue braccia e dirgli che sarebbe andato tutto bene, ma non poteva. Diede il permesso al medico di entrare in campo.
Furono tre minuti di terrore, Lucas era una maschera di dolore mentre il medico maneggiava la sua caviglia. Niente da fare. Doveva uscire dal campo. Nicolas e Denis si avvicinarono a lui, lo sollevarono e l'aiutarono a uscire dal campo per far posto al secondo libero. Lo circondarono con le braccia e lo fecero uscire sostenendolo circondandole spalle e la vita del giovane mentre il pubblico lo applaudiva.
A quella scena Matias si innervosì, quei due lo stavano toccando di nuovo. Nella sua testa si insinuò una rabbia cieca.
Ripresa la partita iniziò a fischiare falli assurdi ai due giocatori, invasioni inesistenti, palle dentro dichiarate fuori, il pubblico iniziò a protestare, l'allenatore gli diede dell'incompetente beccandosi anche un cartellino rosso.
Matias era fuori di sé, quello che aveva visto l'aveva fatto incazzare e si sfogava contro i due ragazzi come se volesse punirli per aver toccato Lucas.

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