67

10.5K 454 6
                                    

Passò due ore in bagno a lottare con i capelli, preoccupato di essere perfetto. Era la sua sera, il ballo di fine anno. Avrebbe passato tutto il tempo con Andrea e avrebbero dormito insieme. Il pensiero di quello che sarebbe successo dopo la festa, gli faceva tremare le gambe.
Aveva anche molti dubbi per la testa, in fondo non era ancora riuscito a capire se poteva definirsi o meno il ragazzo di Andrea, ma era un dubbio che aveva deciso, si sarebbe tolto quella sera.
- Se non me lo chiede, lo faccio io. - disse ad alta voce guardandosi allo specchio.
Poi sorrise amaramente; sapeva benissimo che con la timidezza che si ritrovava, probabilmente non avrebbe avuto il coraggio di chiederglielo.
Fece un respiro profondo e gonfiò i pettorali per darsi un po' di carica, si passò una mano sul petto, immaginando che fosse la mano di Andrea e sentì il suo cazzo, irrigidirsi piano piano, sotto l'asciugamano che teneva legato in vita. Pensò se farsi una sega o meno, poi decise di evitare, anche se aveva il terrore che quella notte sarebbe venuto subito; il solo pensiero delle mani di Andrea sul suo corpo, lo eccitava a dismisura.
Entrò in camera e slacciò l'asciugamano, facendolo cadere ai suoi piedi. Tornò nudo nel bagno della camera e si guardò nuovamente allo specchio. Si girò di lato, per osservarsi il sedere. Era tondo e sodo, una leggera peluria ricopriva le natiche. Se non fosse per quei peli, sarebbe perfetto, pensò. Gli balenò in mente l'idea di depilarsi, ma poi rinunciò, preoccupato di fare solo un grosso casino.
Tornò in camera e si buttò sul letto. Dubbi e ancora dubbi, affollavano la sua mente. Avrebbe fatto l'attivo o il passivo? Non sapeva neanche quello. Sapeva che con Matias, Andrea aveva fatto il passivo, ma con lui? Magari gli faceva strano prenderlo da un ragazzo più giovane. L'avrebbe preso lui? Era da un po' di tempo che non lo prendeva dietro e la cosa lo preoccupava. L'ultima volta era stata con Lucas, prima che i loro rapporti di scopa-amicizia finissero, qualche mese prima. Solitamente con il libero faceva l'attivo, ma delle volte non disdegnava prenderlo dietro. Gli avrebbe fatto male? Vista la bozza, al mare dentro il costume, immaginava che Andrea fosse abbastanza dotato. Forse avrebbe dovuto fare un po' d'allenamento, prima di andare alla festa.
Avvicinò la sua mano al suo buchetto, iniziando al massaggiare lentamente l'apertura. Era piacevole e in breve tempo si ritrovò con il cazzo duro. Spinse leggermente il polpastrello dell'indice della sua mano all'interno e piano piano, cercò di infilare il dito. Non gli faceva male, e la sensazione era piacevole. Con l'altra mano iniziò a massaggiarsi il pene, che già mostrava il liquido pre spermatico.
Fece su e giù, scoprendo e coprendo la cappella, mentre con il dito dell'altra mano, continuava a spingere all'interno del suo sedere.
Chiuse gli occhi, immaginando Andrea che lo prendeva dolcemente. Era una sensazione bellissima e stava per raggiungere l'apice del piacere, quando dal piano di sotto, sentì sua madre gridare:
- Manuuu, c'è un ospite per te, un tuo amico è venuto a prenderti. -
Si riscosse da quello che stava facendo, imprecando.
- Cazzo! È tardissimo! - disse ad alta voce.
- Arrivo mamma! - urlò.
Si rialzò dal letto velocemente, aprì l'armadio e prese una camicia bianca, si infilò le mutande e un paio di jeans strappati, tornò in bagno a dare un'ultima controllata al suo outfit e ai capelli, si spruzzò un po' di profumo e uscì dalla stanza.
Scendendo le scale vide Andrea davanti all'ingresso che lo aspettava. Era bello, indossava una camicia a righe bianche e azzurre, un paio di pantaloni aderenti e scarpe da ginnastica all'ultima moda. I capelli era umidi e lucidi, probabilmente aveva utilizzato del gel o della lacca, per renderli così luminosi.
Lo raggiunse, ancora con il fiatone, lo salutò con un abbraccio e urlò in direzione della cucina:
- Ciao mamma, noi andiamo. Dormo da Lucas. -
- Ok, tesoro, divertitevi e mi raccomando non bere troppo. -
- No, mamma. Ciaooo. -
Aprì la porta e si precipitò fuori, trascinando Andrea con sé.
- Ehi, come mai tutta questa fretta? E perché hai la faccia tutta rossa? -
Manuele distolse lo sguardo.
- Muoviti! - gli disse bruscamente. - Dobbiamo passare a prendere Matias. -
Andrea aprì la macchina e Manuele entrò nel posto del passeggero, mentre il più grande si metteva al posto di guida. Prima di accendere la macchina si voltò verso il più giovane, guardandolo curioso.
Manuele si girò e lo guardò:
- Allora? Vogliamo andare? -
Andrea lo studiò un secondo e poi esclamò:
- Ho interrotto qualcosa? Ti stavi facendo una sega? -
Manuele arrossì di colpo e balbettò:
- Mmm... Ma... Ma come ti viene in mente? Certo che no! -
- Beh sembravi così accaldato quando sei sceso le scale, e il bozzo sotto i jeans non prometteva nulla di buono. - sorrise e gli fece l'occhiolino.
- Io non faccio certe cose! - disse offeso. - Ora vuoi muoverti? -
- Ok! - rispose Andrea, mettendo in moto. - Spero solo che non hai finito il lavoro. Sai... Sarebbe stato un peccato sprecare tutto su degli addominali. - ridacchiò, guardando fuori dal parabrezza, mentre immetteva la macchina sulla strada.
Manuele sbuffò e quasi urlò:
- Te la vuoi finire? Ti ho già detto che non stavo facendo niente! Ero in bagno a sistemarmi i capelli! -
Andrea sorrise, scuotendo la testa mentre Manuele si spellava le mani nervosamente: come cazzo aveva fatto a capirlo, pensò, era così tanto evidente?

Rimasero in silenzio per i dieci minuti del viaggio per andare a prendere Matias.
Arrivati, Manuele gli fece uno squillo e pochi minuti dopo l'arbitro sbucò dal portone di casa.
Aprì la portiera e salì in macchina salutando i ragazzi.
- Sera, gente. -
- Ciao Mat. - rispose sorridente Andrea.
- Ciao... - bofonchiò Manuele, ancora assorto nei suoi pensieri.
- Ti è morto il gatto, che sei così pensieroso. - chiese Matias a Manuele.
- Non ho niente, va bene? - sbraitò Manuele, ancora nervoso.
Matias rivolse uno sguardo allo specchietto retrovisore, per incrociare gli occhi di Andrea. L'amico alzò le spalle, come per dirgli che non sapeva cosa avesse. L'arbitro corrucciò la fronte e appoggiò la schiena sul sedile.
Era stranamente di buon umore quella sera. Voleva parlare con Lucas e niente avrebbe potuto distoglierlo dal suo obiettivo.
Se le cose fossero andate male, ci avrebbe messo una pietra sopra e si sarebbe messo il cuore in pace. O almeno così sperava.

SeventeenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora