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Rimase in sala d'aspetto fino a che una infermiera non lo avviso che Emma si era svegliata. Si alzò dalla sedia con la testa pesante, lo stomaco in subbuglio e il cuore che batteva alla velocità della luce.
Raggiunse meccanicamente la camera dove era ricoverata la sua ragazza ed entrò senza bussare. Emma girò lo sguardo verso di lui e sorrise.
- Ciao tesoro. - disse.
Matias non rispose, si avvicinò e le diede un bacio in fronte.
- Scusa se ti ho fatto preoccupare. - continuò a bassa voce. -
Lui non reagì, era disgustato e voleva solo vomitargli addosso una scarica di insulti, ma si trattenne, Emma era debole e non voleva fare scenate all'interno dell'ospedale.
Prese una sedia e la avvicinò al letto, si mise seduto e finalmente parlò.
- Come stai? -
- Un po' indolenzita, ma non sento dolori, mi sa che mi hanno bombardato di antidolorifici. -
Matias fece segno di sì con la testa. Pensava a cosa dirgli, a come lasciarla, ma vederla in quelle condizioni, lo bloccava. Decise velocemente che l'avrebbe lasciata non appena si fosse ripresa dall'incidente. Certo avrebbe dovuto aspettare qualche settimana, ma non si sentiva di abbandonarla in quelle condizioni, era fatto così, lo spirito da crocerossino prendeva sempre il sopravvento.
- Il dottore mi ha detto che tra poco firmerà il foglio di dimissioni. - disse lui.
- Meno male, non vedo l'ora di tornare a casa e farmi coccolare da te. - rispose Emma sorridendo.
Matias sorrise, ma dentro era amareggiato. Nessun accenno al bambino, nessuna confessione e nessun pentimento nel suo viso. Continuava a giocare con i suoi sentimenti, con il suo senso di colpa. Possibile che fosse così stronza? Con chi era stato negli ultimi anni? Come aveva fatto a innamorarsi di lei. Continuava a far finta di niente, a recitare una parte, ma non sapeva che ormai l'aveva smascherata. Se lei voleva giocare allora l'avrebbe fatto anche lui. Sarebbe stato il fidanzato modello e poi l'avrebbe lasciata di punto in bianco facendola restare di sasso.
- Cosa è successo? -
- Tesoro non ricordo bene, ma credo di essermi distratta un attimo e di non aver rispettato una precedenza. -
- Ti stavi truccando guardando lo specchietto retrovisore? -
Lei sorrise.
- Si, lo confesso, mi conosci così bene amore. -
Già, è quello che credevo anche io fino a poco tempo fa, pensò lui.
- Che ne dici se andiamo a stare un po' da mia mamma questi giorni, almeno non dovrò gravare solo su di te. - riprese lei.
- Uhm... Si può fare, devo solo avvisare in negozio di anticiparmi le ferie e poi possiamo andare. -
- Ottimo, almeno potremo stare in tranquillità e con te sempre vicino mi riprenderò subito. -
Sorrise e chiuse un attimo gli occhi.
Neanche un accenno al bambino, neanche una domanda sulle sue condizioni. Ma cosa c'era da chiedere? Niente! Perché non esisteva nessun bambino! Non esisteva nessuna vita all'interno della sua pancia.
- Ora riposati, appena il medico ci dà l'ok andiamo dai tuoi, in pochi giorni tornerai come nuova. -
- Ok amore. -
Si alzò dalla sedia, le diede un leggero bacio e uscì dalla stanza. Scese le scale e si precipitò fuori dall'ospedale. Estrasse dalla tasca il pacchetto di sigarette e se ne accese una. Prese in mano il cellulare e scrisse un messaggio a Lucas.
11:34 "Dobbiamo parlare."
La risposta non si fece attendere.
11:35 "Di cosa?"
11:36 "Di noi!"
11:37 "Non capisco! Mi pareva che avessi detto che non mi volevi più vedere, che non c'era nessun noi."
11:38 "So tutto, ormai penso di aver completato il puzzle."
11:39 "Sai tutto? Cosa vuol dire?"
11:40 "Che so perché non puoi stare con me, ma risolverò tutto. Non ho intenzione di rinunciare a noi. Voglio solo vederti e parlarti di persona, non appena torno, voglio vederti."
11:41 "Torni? Perché parti?"
11:42 "Si, vado a stare un paio di settimane dai genitori di Emma, ma appena torno ci vediamo, mi devi ancora un appuntamento."
11:43 "Ok."
Matias esultò mentalmente e rimise il cellulare in tasca.

La casa era un vecchio villino a due passi dalla spiaggia, intorno c'era un cortile recintato e curato con erba tagliata perfettamente e cespugli di rose agli angoli del giardino. L'interno era arredato con mobili moderni con qualche contaminazione di mobili d'epoca che rendevano l'atmosfera più calda. I genitori di Emma non avevano badato a spese per la loro nuova casa e i risultati si vedevano.
Appena entrarono in casa vennero accolti da Rocky, il Labrador di famiglia che si gettò a peso morto tra le braccia di Matias, agitando la coda come se fosse una frusta.
- Ciao bello. - disse Matias accarezzando la testa pelosa del cane. Era l'unico componente della famiglia che non detestava. La mamma di Emma, Rossella, per gli amici Rosy, era la classica suocera rompipalle che metteva il becco su tutte le cose, faceva sentire la sua presenza anche quando non c'era, aveva una sua opinione su tutto e tendeva sempre a prevaricare su chiunque provasse a contrastarla, un lato del carattere che Emma aveva sicuramente ereditato. Il padre Antonio era un uomo burbero e di poche parole, ma che con lo sguardo poteva incenerirti. Sicuramente dei due era il migliore, ma Matias non era riuscito mai a creare un rapporto vero con lui. Non riusciva mai a capire cosa pensasse veramente e inoltre considerava la figlia al pari di una Dea. Emma era quindi cresciuta da genitori adoranti, possessivi, in un mondo dove tutto doveva essere perfetto. Matias non era stato accolto male in famiglia, ma tutto andava bene fino a quando lui faceva quello che volevano loro. Aveva sempre fatto buon viso a cattivo gioco solo per amore della figlia, ma ora non era più così e adesso era proprio curioso di vedere come sarebbero andate le due settimane di permanenza nella loro residenza.

Rosy venne loro incontro asciugandosi le mani sul grembiule da cucina che teneva legato alla vita. Abbracciò la figlia e salutò Matias con un leggero bacio sulla guancia.
- Tesoro, come stai? -
- Bene mamma, ho solo un po' di dolore alla gamba, ma per il resto è tutto a posto. -
- Vai a metterti comoda in salotto, io sto già preparando il pranzo, tuo padre arriverà a momenti, l'ho mandato a fare la spesa. -
- Grazie mamma, siamo venuti proprio per riposarci. -
Matias accennò un sorriso e accompagnò Emma sul divano.
- Scarico le valigie. - disse una volta aiutato la ragazza a sedersi. -
- Ok amore, poi vieni qui vicino a me, ho bisogno di essere coccolata. -
Matias avrebbe voluto sputargli in faccia del veleno, ma decise di comportarsi da ragazzo modello e fece segno di sì con la testa.
Prese le valigie e le portò nella camera degli ospiti, poi ridiscese le scale e si accomodò di fianco a Emma.
- Ti va di vedere un bel film mentre mamma prepara il pranzo?
- Ok. -
Era di poche parole, non aveva nessuna voglia di stare lì, fingere di stare bene stava diventando più complicato del previsto, ma ormai era in ballo, avrebbe dovuto stringere i denti solo per due settimane, poi l'avrebbe scaricata per sempre.

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