80 - Epilogo

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Tre mesi dopo

Si trovarono come di consueto alla fine delle lezioni nel cortile del liceo. Avevano qualche corso insieme, ma nel complesso, Lucas e Manuele stavano spesso in classi diverse.
Erano ormai due mesi che frequentavano la scuola, e iniziava a piacere a entrambi. All'inizio non era stato facile abituarsi, ma insieme erano riusciti a superare il primo periodo di ambientamento con la lingua e con le nuove abitudini americane. L'idea di cenare alle 6 del pomeriggio, per esempio, era qualcosa di inconcepibile per loro, ma ormai erano anche loro entrati in quell'ottica strana e particolare. Anche il dover cambiare classe a ogni cambio dell'ora era una novità, e i primi tempi si erano spesso persi nei corridoi del liceo, arrivando tardi in classe.
Entrambi avevano comunque fatto amicizia con i nuovi compagni, Lucas aveva trascinato Manuele, che sempre timido, faceva conoscenze con più difficoltà.
Si erano uniti alla squadra di pallavolo della scuola e andavano ad allenarsi insieme, per poi tornare stanchi e soddisfatti nel proprio appartamento.

Appena si trovarono nel cortile si abbracciarono e si raccontarono la giornata scolastica. Era diventata ormai una consuetudine. Finita la scuola spesso restavano lì a prendere il sole sul prato, prima di andare ad allenarsi. A ottobre in California, il tempo era sempre caldo e splendido, se c'era una cosa che amavano di quel posto, era proprio il clima.
- Stasera non vengo ad allenamento. - disse Manuele. - Avvisa il coach e digli che non mi sento bene. - proseguì.
Lucas aggrottò la fronte e lo guardò curioso.
- Mi sembra che stai benissimo. -
Manuele arrossì e chinò la testa, guardando il prato.
- Si... No... Ehm... È che... Ho un po' di mal di gola. - tossì per avvalorare la sua affermazione.
Lucas ridacchiò.
- Come attore fai pena! - disse sghignazzando. - E sì che siamo a pochi chilometri da Hollywood. Dovresti fare un corso di recitazione. -
Manuele si fece ancora più rosso, suscitando l'ilarità dell'amico.
- Guarda che non c'è niente di male, se vai a casa a scopare! Sono tuo amico, non dovresti vergognarti di dirmi certe cose. -
Manuele alzò la testa e fulminò con lo sguardo Lucas. Poi rispose:
- Si, ok, vado a scopare, qualche problema? Vuoi unirti per caso? -
- No, no. - disse Matias alzando le mani all'altezza delle spalle, in un chiaro gesto difensivo. - Fate pure come volete, l'importante è che lo facciate in camera. Sai, l'ultima volta non è stato un bello spettacolo, tornare e trovarvi a fare il trenino sul tappeto di casa. -
Manuele arrossì di nuovo e disse in un sussurro:
- È che ci siamo lasciati trasportare dal momento. -
Lucas scoppiò a ridere, Manuele alzò lo sguardo e iniziò a ridacchiare, fino a che non si trovarono entrambi a ridere a crepapelle.
- Ci vediamo dopo, vado ad allenarmi. - disse il libero, una volta smesso di ridere.
- Ok! - rispose Manuele.
Si alzarono, Lucas diede un bacio sulla guancia a Manuele e si salutarono allontanandosi in due direzioni opposte.
Lucas si girò dopo pochi passi e urlò:
- Se sporchi il tappeto di sperma, poi lo ripulisci. -
Manuele senza girarsi alzò il braccio e mostrò il dito medio all'amico che sorrise. Poi urlò a sua volta:
- Lo sperma me lo bevo, non lo lascio cadere nel tappeto. -
Lucas scoppiò a ridere, quando Manuele diceva cose sconce, non riusciva a non farlo.
Meno male che parliamo italiano, pensò tra se, mentre si allontanava, altrimenti sai che figure di merda, continuò a pensare, ridacchiando.

- Oh my God, Andrew, fuck me, fuck me! -
Urlò Manuele, mentre si trovava in ginocchio, a pecorina, (doggy style, in americano; il pensiero che la stessa posizione avesse nomi di animali differenti, lo fece sorridere, tra un gemito e l'altro); sul tappeto del salotto della sua nuova casa.
Nonostante Lucas l'aveva invitato a farlo in camera sua, non aveva resistito a rifarlo in salotto. Quella era pure casa sua, e finalmente era libero di farlo dove volesse.
Iniziò a muovere il sedere avanti e indietro, facendolo scontrare con il cazzo di Andrew, che lo penetrava senza sosta. Il ragazzo infilò un braccio sotto il petto di Manuele, lo sollevò prendendogli la testa, girandola verso di lui per baciarlo.
Le loro lingue vorticavano, mentre il culo di Manuele sbatteva contro il cazzo duro del giovane.
- Oh my God, oh my God! - continuava a dire Manuele tra un gemito e l'altro, tra un bacio e l'altro.
- I'm coming... - disse in un respiro affannoso Andrew.
- Oh, yes, cum in my mouth. - rispose Manuele, facendo uscire il pene dal suo sedere, girandosi di fretta per prendere il cazzo in bocca.
Pompò voracemente qualche secondo, fino a che non sentì un liquido caldo invadergli la bocca. Leccò e pulì l'asta mentre veniva copiosamente in ginocchio, sporcando il tappeto.
Si accasciò esausto sul petto del giovane e iniziò dolcemente ad accarezzarlo.
- Lucas si incazzerà come una bestia, appena vedrà la macchia sul tappeto. -
- Mmmm? - rispose il partner, aggrottando la fronte, non capendo cosa volesse dire.
- Niente, lascia perdere, ha detto che non dovevo sporcare di sperma il tappeto e guarda un po' dove ho sborrato? Sul tappeto, ovviamente! - rispose Manuele indicando la macchia candida sul tessuto colorato.
Andrew ridacchiò e si stiracchiò.
- Portiamolo in lavanderia, prima che lo scopra. - disse.
Manuele aggrottò la fronte.
- Hai deciso di parlare in italiano, finalmente. -
- Si dai! Mi eserciterò con l'inglese solo quando non stiamo insieme. E chiamami con il mio nome. -
Manuele sospirò.
- Meno male, mi stavo stancando di chiamarti Andrew! Suonava male nella mia testa. Andrea è molto, ma molto meglio. -
Andrea sorrise, e accarezzò la testa del suo ragazzo.
- Si, hai ragione, Andrea è molto meglio. - rispose chiudendo gli occhi.

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