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Passò tutto il giorno passeggiando nervosamente per casa, fumando a più non posso e parlando da solo per cercare di trovare le parole giuste per spiegare tutto a Lucas, se voleva avere una possibilità con lui, non doveva sbagliare niente, stavolta il coltello dalla parte del manico non ce l'aveva lui. Scopare con Andrea era stato un errore, ne era convinto, doveva solo convincere anche Lucas, e provare finalmente a costruire qualcosa con lui.
Dopo la discussione di quella mattina l'aveva accompagnato in spiaggia a riprendere il motorino e si erano dati appuntamento alla sera, per quella che poteva essere considerata la resa dei conti.

Il campanello suonò alle 19:30, puntuale come uno svizzero, Lucas era arrivato con le pizze. Matias gli aprì e si salutarono con un veloce abbraccio. Sentire il corpo del libero attaccato al suo gli provocò dei brividi, oltre al consueto movimento nelle parti basse. Si staccarono e si guardarono negli occhi, lo desiderava, e vedeva che anche Lucas lo voleva.
- Ciao. - disse con voce suadente il libero.
- Ciao. - rispose Matias dolcemente. - Accomodati. -
Si spostarono in salotto e Lucas appoggiò i cartoni delle pizze sul tavolino. 
Si misero a sedere sul divano e iniziarono ad armeggiare con le posate e le scatole del cibo.
Iniziarono a mangiare in silenzio, imbarazzati, guardando distrattamente la tv. C'era una strana elettricità nell'aria e nessuno dei due riusciva veramente a rompere il ghiaccio. Matias con la coda dell'occhio ogni tanto lo osservava, indossava una felpa con cappuccio e una tuta aderente che gli fasciava le gambe, ai piedi un paio di running, i capelli lisci pettinati perfettamente e un viso dolce tutto da accarezzare e baciare.

Finirono di mangiare e Lucas prese subito l'iniziativa; prese il telecomando dal tavolino e spense il televisore. Si girò verso Matias e ruppe il silenzio che si era creato tra di loro.
- Ti va di giocare? -
- Gio... Giocare? -
- Si, facciamo insieme un bellissimo gioco. -
- Ehm... Che tipo di gioco? Non sono sicuro sia il caso. - il cuore aveva accelerato i battiti.
- Tranquillo, non è quello che pensi, ecco le regole del gioco: dieci domande a testa, a cui l'altro deve rispondere sinceramente, senza tabù o deviando la domanda. Se uno non vuole rispondere alla domanda è costretto a togliersi un indumento. Ci stai? -
Matias lo guardò imbarazzato e Lucas sorrise.
- Uhm... Non si può evitare la parte dove ci si spoglia? -
- No, altrimenti che gioco sarebbe? Se non vuoi spogliarti basta che rispondi sinceramente alle domande. -
- Ok, ma se uno non risponde non significa che la risposta è palese? -
- Non necessariamente, la risposta non è un si o un no, va articolata, se uno di noi non vuole rispondere, significa che magari non si sente pronto a dire certe cose, che possono essere sia positive che negative. -
- Ah ok, messa così può funzionare. -
- Bene! Allora iniziamo! Vuoi essere il primo a fare la domanda o a rispondere? -
- Mmmm... Preferisco iniziare a rispondere, almeno capisco bene che tipo di domande si possono fare. -
- Ottimo allora iniziamo. - disse Lucas entusiasta battendo le mani e sorridendo maliziosamente. - Prima domanda: qual'è il tuo colore preferito? -
- Ma che domanda è? Non dovevamo parlare d'altro? -
- Rispondi alla domanda, non si fanno domande su una domanda, o rispondi o ti togli qualcosa. -
- Non ci pensare neanche, piccolo depravato. -
Si guardarono negli occhi e scoppiarono insieme a ridere. Era da quella sera che erano rimasti a parlare fino  a tardi che non ridevano insieme, la risata del giovane era bella, soave, Matias avrebbe tanto voluto baciarlo, ma si trattenne, dovevano prima chiarire.
Finito di ridere, Lucas disse:
- Non hai ancora risposto. - E scoppiarono nuovamente a ridere.
Matias si asciugò le lacrime che avevano fatto capolino ai lati degli occhi e si ricompose.
- Ok, ok, il mio colore preferito è l'azzurro. - Come i tuoi bellissimi occhi, pensò. -
- Altra regola: bisogna rispondere entro 30 secondi, altrimenti ci si deve spogliare. -
- Ma che regola è? Non si possono cambiare le carte in tavola. -
- E invece si, il gioco l'ho inventato io, e sono libero di cambiarlo a mio piacimento. -
- Ma scusa dobbiamo metterla ai voti, tutti i partecipanti devono essere d'accordo. -
- Non penso proprio, qui vige la dittatura, non la democrazia, quindi decido io. -
Matias ridacchiò.
- Ok, ma la prima domanda non conta. -
- Va bene, ma solo perché la regola non era ancora stata scritta. -
Risero ancora poi d'un tratto Matias si fece serissimo. Lucas interruppe la sua risata e lo guardò.
- Tutto bene? -
- Oh sì! Solo che tocca a me fare la domanda. -
- Devo preoccuparmi? -
- Oh no, mal che vada puoi sempre spogliarti. -
- Non ci pensare minimamente, spara! -
- Allora... Vediamo un po'... Fammi pensare... -
- Eddai muoviti, non costringermi a mettere la regola dei 30 secondi anche sulle domande. -
- Ok, ok ci sono... Sei figlio unico? -
- No, ho un fratello più grande di due anni, si chiama Thomas. -
- Ed è figo quanto te? -
Matias si rese subito conto di quello che aveva detto, si morse la lingua e arrossì di colpo.
- Mmmm, questa sarebbe la seconda domanda. - rispose Lucas sorridente. Aveva fatto caso al complimento che era scappato dalla bocca del più grande, ma fece finta di niente.
- E comunque boh, non lo so, non riesco a vedere mio fratello come un figo, dicono che ci assomigliamo, fisicamente siamo uguali, solo lui è più alto. Ora tocca a me, devo farti due domande. -
- Ok. - rispose Matias ancora visibilmente imbarazzato dalla gaffe precedente.
- Mmm... Vediamo... Perché fai l'arbitro? -
- Non lo so... Non ci ho mai pensato veramente... Credo che sia perché dopo l'infortunio volevo restare nel mondo dello sport... Volevo capire cosa si provava a stare là sopra. -
- Ok risposta soddisfacente, passiamo alla terza domanda, la tua più grande soddisfazione sportiva? -
- Questa è facile, a livello di giocatore sicuramente quando mi hanno convocato in nazionale giovanile, anche se poi per questioni di altezza non ho dato seguito a quell'exploit. -
- Perché, non sei mica basso? -
- 1.90 per la pallavolo non è certo una grande altezza, e ti sei appena giocato la quarta domanda. -
- No, questa non vale, era solo per avere una precisazione. -
- Non cambiare nuovamente le regole, una domanda è una domanda. -
- Invece no, ci sono domande e domande. -
- Cambi sempre le regole non è giusto. -
- Il gioco l'ho inventato io e faccio come voglio. -
- Uff... Sei un dittatore. -
- Si e me ne vanto. - rispose Lucas sorridendo. - Ora finisci di rispondere.
- Ok, tanto con te non si può discutere. Dunque ti dicevo a livello arbitrale sicuramente le finali under 18 che ho fatto quest'anno. -
Lucas sorrise soddisfatto.

Continuarono a farsi domande futili e senza motivi apparenti fino a che non arrivarono alle loro ultime domande. In breve tempo si erano bruciati la possibilità di parlare di quello che veramente stava loro a cuore.
- Sono finite le dieci domande. - disse Matias.
- Già. - Rispose Lucas. - ma io dovrei ancora chiederti alcune cose.
L'arbitro abbassò il capo e fece cenno di sì con la testa.
- Quindi come facciamo? - disse alzando gli occhi e guardando il libero.
- Altre dieci domande a testa? -
- Credo saranno necessarie. - rispose Matias, sapendo che ormai erano arrivati alla resa dei conti.

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