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Lo trovò fuori dal negozio appena chiuso. Si era acceso la sua consueta sigaretta, mentre i colleghi erano già tutti andati via. Il clima era primaverile e il tramonto stava già lasciando posto alla sera.
Era vicino alla sua macchina, seduto sul motorino che lo aspettava.
Matias scosse la testa, buttò fuori una nuvoletta di fumo e si avvicinò a lui. Lucas alzò la testa e i suoi occhi si accesero di speranza. Indossava un paio di jeans che gli fasciavano le gambe magre e il culo tondo e una maglietta a maniche corte leggerissima che non poteva di certo proteggerlo dal venticello freddo che tirava in quel momento.
- Cosa ci fai qui? Non ti è chiaro che non voglio avere niente a che fare con te? -
- Sono venuto per chiarire. -
- Non c'è niente da chiarire. -
- Invece si. Sono giorni che provo a chiamarti per parlarti. Non hai capito niente. -
- Mi stai dando dello stupido? -
- Non... non intendevo questo... È che quello che hai visto non è niente... -
- Già immagino. -
- No è che... Loro non sono niente, sono solo miei compagni di squadra. -
- E tu giustamente ti fai palpare e scopare da loro. -
Lucas scese dal motorino e si avvicinò a lui. Provò ad abbracciarlo, ma Matias lo respinse. Tremava, quella maglietta non lo proteggeva dal freddo, e freddo era anche l'atteggiamento di Matias nei suoi confronti.
- Ti prego, lasciami spiegare. -
- Vattene via, non so neanche come sia possibile mi sia fatto coinvolgere in una situazione del genere con un bambino. -
- Non sono un bambino, ho un cervello per pensare e so quello che voglio... -
- Scoparti i tuoi compagni? - rispose acidamente Matias.
- No voglio te, dal primo momento che ti ho visto. -
Matias provo un brivido. L'aveva capito, ma sentirselo dire gli fece provare una sensazione diversa, come un pugno nello stomaco.
- Vattene non succederà mai. -
Spinse il bottone del telecomando della macchina, buttò la cicca di sigaretta a terra e aprì la portiera della macchina.
- Ti prego non te ne andare... I miei compagni sanno che sono gay... -
Matias si bloccò, gli stava dando le spalle.
- Cosa significa?
- I miei compagni sanno che sono gay da 2 anni ormai. Per questo quello che hai visto non significa niente. Mi prendono in giro. Si divertono a farmi battutine e fingono di volermi scopare, ma è solo un gioco per loro, e anche per me. È già tanto che mi accettano così come sono, puoi immaginare cosa significherebbe se non mi volessero con loro. Io sto al gioco perché è l'unico modo per farmi accettare. Meglio qualche presa in giro che essere trattato come un appestato. -
Disse tutto in un fiato, senza quasi respirare e aveva il cuore che gli batteva a mille. Gli corse incontro e abbracciò Matias da dietro, la sua faccia contro la spalla del più grande. Gli circondò le braccia intorno alla vita e appoggiò la fronte sulla sua schiena.
Matias rimase immobile.
- Ti prego, ti prego, ti prego... Dammi una possibilità di farmi conoscere, non ti deluderò. -
Era scosso da brividi, doveva aver freddo, ma restava lì, ed era lì per lui, pensò Matias che si addolcì.
Si girò e Lucas lo abbracciò ancora più forte affondando il viso sul suo petto.
- O... Ok. - disse Matias.
- Ok, cosa. - Alzò il viso facendo scontrare i loro occhi.
- Ok, conosciamoci. Ma non ti assicuro niente. -
- Grazie, grazie, grazie. - rispose Lucas. Aveva il viso illuminato dalla luna e Matias pensò che fosse bellissimo. Avvolse le sue braccia intorno al corpo del giovane e si lasciò andare.
Il libero lo guardò, si sollevò sulle punte e lo baciò sulle labbra. Matias lo lasciò fare, fino a che non sentì la lingua del ragazzo chiedere il permesso di entrare. Aprì la bocca e le loro lingue sia scontrarono e iniziarono a danzare insieme. Era un bacio dolcissimo, che diceva più di quello che le parole non avevano detto.
Restarono a baciarsi per alcuni minuti, il cazzo di Matias premeva sempre più duro sotto il sottile strato delle mutande e dei pantaloni della tuta.
Si staccarono e si guardarono nuovamente negli occhi, con un leggero imbarazzo.
- Ti faccio sempre questo effetto? -
Matias lo guardò curioso. Lucas abbassò lo sguardo sulla sua patta e risollevò la testa.
L'arbitro sorrise.
-Purtroppo si. -
- Purtroppo dipende dai punti di vista. - gli fece l'occhiolino.
- Non ci pensare minimamente. - rispose - Ho detto che sono disposto a conoscerti, non intendo fare altro. -
- Ok mi basta questo. -
Affondò nuovamente la testa sul petto del più grande e lo strinse a se più forte.
Il calore del suo corpicino lo faceva stare bene, e pazienza se sentiva il suo cazzo duro premere contro il suo corpo.
- Ora devo andare, Emma si starà chiedendo dove sono finito. -
- Emma è la tua ragazza? -
- Si. - rispose Matias a bassa voce.
- La ami? - chiese Lucas, un po' deluso.
- Io... Non lo so più. -
Il ragazzo sorrise. Era quello che voleva sentire.
Si staccarono dall'abbraccio e si guardarono nuovamente negli occhi. Lucas iniziò a tremare più forte.
- Hai freddo? Hai una giacca per andare in motorino? -
- No, ma non importa, mi è bastato il calore del tuo corpo. -
Matias sollevò le braccia e si tolse la felpa mostrando gli addominali scoperti. Lucas li osservò con il sorriso sulle labbra.
- Li hai già visti, mi hai già visto nudo. -
- Non è mai abbastanza. - rispose il giovane. - Sei sempre un bel vedere.
Matias sorrise e gli diede la felpa.
- Mettila. - disse. - Ti proteggerà un po'.
Lucas la prese e la indossò. Gli stava enorme, ma era morbida e profumava di lui.
- Te la ridarò la prossima volta che ci vediamo, perché ci vedremo di nuovo giusto? -
- Si. - rispose Matias.
- Ti posso scrivere qualche messaggio? Risponderai? -
- Si, puoi scrivermi. E ti risponderò. -
Lucas si alzò sulle punte e gli diede un dolce bacio sulle labbra. Poi si infilò il casco e salì sul motorino. Mise in moto, alzò la mano in segno di saluto e partì. Il vento alimentava il profumo della felpa di Matias e mentre tornava a casa, respirò più che poteva il suo odore. In quel momento era felice.
Matias lo guardò andare via fino a che non scomparve dietro la curva. Poi salì in macchina e si diresse verso casa.

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