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Rimase davanti casa di Lucas tutto il giorno, fino a sera avanzata, ma il libero non si fece vedere. Aveva provato a chiamarlo un centinaio di volte e scritto altrettanto messaggi, sempre senza risposta. Stanco e demoralizzato, Matias tornò a casa.
Si buttò sul divano di casa e mandò un messaggio a Manuele
22:45 "Niente da fare, non si è mosso di casa e non ha risposto né a messaggi né a chiamate, non so cosa fare."
Il ragazzo rispose subito.
22:46 "Domani a scuola provo a parlarci io, vedrai che si sistemerà tutto."
22:47 "Speriamo! Attendo tue news domani, fammi sapere come va."
22:48 "Ok, a domani."
Chiuse il telefono e decise di andare a dormire, l'indomani sarebbe tornato al lavoro.

Manuele attese l'arrivo dell'amico davanti al cancello della scuola. Voleva chiarire subito il malinteso e far tornare tutto alla normalità.
Lucas arrivò quando mancavano 10 minuti al suono della campanella. Entrò nel cortile della scuola e si diresse verso l'ingresso senza salutare nessuno. Manuele gli andò incontro, teso come una corda di violino, cercando di sorridere; il libero lo ignorò completamente e proseguì nel suo tragitto verso l'edificio.
- Luc! Lucas! - lo chiamò avvicinandosi a lui.
Lucas fece finta di niente ed entrò nel portone. L'amico lo seguì, cercando di tenere il suo passo spedito.
- Luc! - lo chiamo nuovamente.
Lo affiancò e gli mise una mano sulla spalla, per fermarlo. Il libero si girò, lo fulminò con lo sguardo e disse:
- Non... Non toccarmi. - sibilò a denti stretti.
- Andiamo amico, lascia che ti spieghi, è tutto un malinteso. -
- Noi non siamo amici, non più perlomeno. -
- Ma no... Non dire così, stai facendo un errore. -
- L'errore l'ho fatto prima, fidandomi di voi. -
- Non è come pensi, non è successo niente. -
Lucas sorrise amaramente e lo guardò con disprezzo.
- Già, immagino abbiate giocato a carte. Qual'era il gioco? Streep Poker? -
- No, veramente, ascoltami... -
- Non ho intenzione di starti a sentire, ora devo andare in classe, iniziano le lezioni. -
Manuele alzò gli occhi al cielo, sarebbe stata dura convincerlo, molto dura.
Lo seguì in classe e si accomodò al suo posto, aveva la fortuna di essere il suo compagno di banco, avrebbe avuto 5 ore per provare a convincerlo che non era successo niente.
Lucas si sedette accanto a lui, si girò e lo guardò negli occhi.
- Non ho intenzione di stare 5 ore attaccato a un traditore, quindi fammi il favore, sposta quel tuo culo spanato e vatti a mettere da qualche altra parte. -
- Io non vado da nessuna parte, dovrai ascoltarmi prima o poi. -
Lucas si alzò pronto a cambiare banco, ma l'ingresso dell'insegnante in classe, gli impedì di cambiare posto. Si rimise seduto e sbuffò, Manuele sorrise, avrebbe avuto la possibilità di chiarire tutto.
Mentre il professore faceva l'appello, iniziò a parlare.
- Luc, ti giuro, non è successo niente, abbiamo solo dormito, Mat era ubriaco, l'ho aiutato a vomitare e poi è crollato sul letto. -
Lucas girò la testa verso di lui, alzò il sopracciglio e ironicamente rispose.
- Nudi? -
- Era ubriaco, si è spogliato, dicendo che è abituato a dormire nudo, io non volevo, mi ha detto di spogliarmi anche io, che non dovevo imbarazzarmi, l'ho accontentato, altrimenti non saremmo mai andati a dormire, ma non è successo altro. -
- Già, ti immagino proprio imbarazzato davanti a lui, non ti pareva vero di vederlo nudo, un ragazzo tutto nudo davanti a te, già, deve essere stata dura, vero? -
- Ti giuro che non l'ho neanche guardato. -
Era una bugia, ma doveva in qualche modo fargli capire che non era successo altro.
- Ci credo, in fondo il cazzo gigante che si ritrova non si nota nemmeno, immagino tu non ci abbia fatto minimamente caso. - rispose sarcasticamente Lucas.
Manuele arrossì, era stato scoperto e forse aveva addirittura peggiorato la situazione. Deglutì e cercò di riprendersi.
- No... Ma... Non l'ho guardato... -
- Oh certo! E io ci credo! Lasciami in pace, voglio ascoltare la lezione, nulla di quello che dirai potrà convincermi del contrario di quello che penso. -
Manuele provò a rispondere, ma venne subito messo a tacere dallo sguardo di Lucas. Il primo tentativo era andato a vuoto.

Passarono tutto il resto della giornata in silenzio, ogni volta che Manuele provava a parlargli, Lucas lo fulminava con lo sguardo, non dandogli nessuna possibilità di spiegarsi.
Tornò a casa con il morale sotto i tacchi e scrisse un messaggio a Matias.
13:32 "Niente da fare, non ha voluto sentir ragione, è incazzato nero e non vuole neanche starmi ad ascoltare."
13:33 "Cazzo! Come possiamo fare?"
Rispose Matias.
13:34 "Proverò a parlargli stasera ad allenamento, adesso è troppo arrabbiato, gli passerà quando capirà che abbiamo ragione."
13:35 "Ho paura di averlo perso per sempre."
13:36 "Non dire così, non dobbiamo mollare."
13:37 "Non ho intenzione di mollare, ma stavolta la vedo nera."
13:38 "Vediamo se riesco a parlarci stasera, magari le parole di oggi lo faranno almeno riflettere."
13:39 "Ok! Io intanto continuerò a chiamarlo nella speranza mi risponda."

Matias passò il resto della giornata in stato di trance totale, già tornare al lavoro non era stato il massimo, poi quella situazione lo aveva abbattuto.
Tornò la sera a casa, senza forze ed entusiasmo, uscì in terrazzo e si accese una sigaretta. La fumò con calma, rilassando i sensi, poi rientrò in casa, prese le chiavi della macchina e uscì, voleva vederlo, magari spiegandogli a voce le cose avrebbe capito.
Arrivò al palazzetto e parcheggiò la macchina proprio di fianco al motorino di Lucas.
Attese con ansia che l'allenamento del libero finisse, fumando una sigaretta dopo l'altra.
Poco dopo la porta della palestra si aprì e i compagni di Lucas iniziarono man mano ad uscire. Arrivò Manuele che si avvicinò a lui.
- Niente da fare, non mi a calcolato per tutto l'allenamento, ogni volta che mi avvicinavo, lui se ne andava. -
- È ancora dentro? -
- Si, stava finendo di fare la doccia. -
- È rimasto qualcun altro con lui? -
Matias aveva paura che dentro lo spogliatoio ci fossero anche Nicolas e Denis.
- No, sono uscito per ultimo per provare a parlarci di nuovo, non mi ha degnato di uno sguardo. -
- Ok, allora entro e provo a parlargli. -
- Vedi tu, quando sono uscito era ancora sotto la doccia. -
- Meglio, almeno non potrà scappare, dovrà almeno starmi a sentire. -
Si salutarono, poi Matias fece un lungo respiro, prese coraggio ed entrò in palestra.
Raggiunse gli spogliatoi e aprì piano la porta. Dall'interno si sentiva il rumore di una doccia aperta, Lucas si stava ancora lavando.
Matias si accomodò sulla panchina e attese pazientemente che finisse. Il cuore gli martellava nel petto, avrebbe voluto entrare e fare la doccia con il suo amore, ma non sapeva come avrebbe reagito, e inoltre non aveva nessun cambio o un eventuale accappatoio per asciugarsi, nell'eventualità Lucas lo avesse respinto.
Sentì chiudere la doccia e poco dopo dei passi di ciabatte. Fece un respiro e si preparò velocemente il discorso da fare.
Lucas comparve sulla soglia, le mani che erano impegnate a chiudere il cordone dell'accappatoio.
Alzò lo sguardo e lo vide. Rimasero un attimo in silenzio, Matias sentiva solo il rimbombo del suo cuore. Poi Lucas aprì bocca:
- Vattene via. - disse con tono spento.
- Non vado da nessuna parte senza di te. - replicò speranzoso il più grande.
Lucas lo guardò con aria di sfida. Si avvicinò al suo posto sulla panchina e si mise seduto senza dire una parola. Matias prese nuovamente coraggio e iniziò a parlare.
- Amore, ti prego hai frainteso tutto, sto malissimo se penso a quello che hai provato, ma ti giuro che non è successo niente. Io nemmeno mi ricordo come possa essere successo, ma ti prego di credermi che quello che hai visto non era niente. -
Lucas rimase in silenzio, mentre si asciugava, così l'arbitro proseguì.
- Ero ubriaco e... -
- Cos'è che ho frainteso? - lo interruppe Lucas. - Tu e lui nudi sullo stesso letto o tu e lui nudi abbracciati sullo stesso letto? -
- Non... Non è come sembra... - balbettò il più grande. -
-Ah no? Non eravate nudi sullo stesso letto? -
Si tolse l'accappatoio e rimase nudo davanti a lui. Matias deglutì.
- Si, eravamo nudi, ma ero ubriaco, mi sono spogliato senza pensarci, quando bevo non sono lucido. -
Lucas si infilò le mutande, il più grande voleva toccarlo , abbracciarlo, baciarlo, ma era immobile e non riusciva a muoversi.
- Ti prego, devi credermi! -
Lucas fissava il vuoto, mentre meccanicamente si rivestiva. Gli occhi si stavano riempendo di lacrime.
- Ti credevo. - disse con voce monocorde. - Ora non più! Pensavo potessimo stare insieme, ma mi sbagliavo. -
- Ma noi stiamo insieme. - rispose Matias disperato. - Risolveremo tutto e questo rimarrà solo un brutto ricordo, ti farò ricredere, capirai che non è successo niente e tornerà tutto come prima. -
- No! Non sarà più come prima! È finita! -
- Non puoi dirlo sul serio, ti prego, io ti amo! -
Si avvicinò al giovane per abbracciarlo, ma lui lo spinse via, raccolse il borsone da terra e si allontanò.
Matias lo inseguì.
- Ti prego non dire così, possiamo superare tutto, insieme! -
- Superalo con Manuele, io non voglio più saperne di te, né di lui.
Raggiunse il motorino, si mise il casco, salì in sella, mise in moto e andò via, mentre il più grande faceva uscire calde lacrime che bagnavano il suo viso.

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