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Uscì di corsa dal negozio, erano le 20 e doveva andare al palasport per arbitrare la sua prima partita maschile. Non aveva tempo per fumare la sua solita sigaretta, doveva arrivare almeno un'ora prima dell'inizio della partita.
Accese la machina e in pochi minuti parcheggiò davanti al palazzetto.
Da fuori si sentivano le grida del pubblico e a intervalli, il rumore di un fischietto. Doveva esserci una partita precedente a quella che avrebbe arbitrato lui. Era riuscito ad arrivare in anticipo, così prima di entrare si accese una sigaretta.
Iniziò mentalmente a concentrarsi per l'incontro è finito di fumare buttò la cicca a terra e con il tacco della sua scarpa da tennis la spense. Raccolse il borsone da terra e aprì la porta del palasport.
La partita era appena terminata e le due squadre, si stavano scambiando i saluti sotto la rete. Fece un bel respiro e si avviò verso il campo per attraversare la palestra e dirigersi verso gli spogliatoi.
Proprio in quel momento lo vide. Il giovane libero dei Tiger era fermo in mezzo al campo a parlare con una giocatrice della partita precedente.
Il cuore perse un colpo, e Matias iniziò ad agitarsi. Decise di accelerare il passo per raggiungere gli spogliatoi quando il ragazzo si girò verso di lui. Lo notò e gli fece l'occhiolino. Il suo cuore perse un altro battito.
Il giovane smise di parlare con la ragazza e si avvicinò in fretta a lui, sorridente.
Matias lo osservò bene. Basso, forse un metro e sessantacinque, magrissimo, indossava una maglietta a maniche corte con il baffo della Nike al centro, jeans aderenti che gli fasciavano il culo, che sembrava tondo e sodo e un paio di adidas ai piedi.
Come faceva a stare in maniche corte con il freddo di quella sera di marzo non riusciva a spiegarselo.
Arrivato davanti a lui lo salutò.
- Ciao, che ci fai qui? -
- Ho avuto allenamento prima della partita e mi sono fermato a vedere il match. -
- Ah capisco. Ti fermi a vedere anche la prossima partita? -
Si stava agitando senza motivo.
- No, esco con i miei amici, è sabato sera. -
E gli fece nuovamente l'occhiolino.
Matias fece un sorriso forzato e disse:
- Giusto non ci avevo pensato. Immagino che sei rimasto a vedere le ragazze per pasturare un po'. -
- Già è sempre un bel vedere. -
e gli sorrise.
Era stupendo quando sorrideva, oltre ad avere una bellissima bocca, gli si illuminavano anche gli occhi.
Scacciò subito dei pensieri poco casti che stava iniziando ad avere, voleva proprio evitare un'altra "crisi" nelle parti basse.
I suoi pensieri vennero interrotti dal ragazzo che disse:
- Tu cosa ci fai qui? -
- Io? Ehm, io arbitro la prossima partita. Sai come sono le squadre? -
- I nostri sono i ragazzi dell' under 17, gli fanno fare anche la seconda divisione per farli giocare di più. L'altra squadra non la conosco. -
- Capisco. Ora vado a cambiarmi che tra meno di un'ora inizia la partita. -
- In bocca al lupo. -
- Crepi il lupo e buona serata. -
Lo salutò con un cenno della mano e andò nello spogliatoio dell'arbitro.
Era sereno, stavolta si era comportato bene e non aveva fatto la figura dello scemo. Inoltre i "Paesi Bassi" erano rimasti tranquilli al proprio posto.
Salutò Luca, l'arbitro della partita precedente e iniziò a spogliarsi, mentre mentalmente ripensava all'incontro avuto nuovamente con il giovane libero.

Quando entrò in campo a 20 minuti dall'inizio del match, notò che il ragazzo non se ne era ancora andato. Era vicino la porta d'ingresso, intento a ridere e scherzare con un gruppetto di amici, probabilmente tutti suoi compagni di squadra.
Attese i minuti che mancavano all'inizio dell'incontro osservandolo, stava perdendo la concentrazione e si diede dello stupido mentalmente.
Fischiò a 5 minuti dall'inizio, controllò le formazioni in campo e salì sul seggiolone pronto per iniziare la partita. Diede un ultimo sguardo all'ingresso e lui non c'era più. Tirò un sospiro di sollievo, meglio non avere fonti di distrazione durante la partita.
Dopo pochi punti, notò la porta del piccolo palazzetto aprirsi. Era proprio di fronte a lui e ogni volta che si apriva era difficile non notarlo. Fece capolino una testa bionda, capelli lisci e curati, bella e provocante: Emma.
Non era mai andata a vedere una sua partita, cosa ci faceva lì?
La seguì con lo sguardo, stava salendo le gradinate e si mise a sedere. Proprio vicino a lei vide il biondino seduto che osservava la partita. Cosa ci faceva anche lui ancora lì? Non doveva uscire con i suoi amici?
Cercò di rimuovere tutti i pensieri che aveva in testa in quel momento e tornò a concentrarsi sul match.

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