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Salì sul seggiolone dell'arbitro nel panico totale. Aveva lo stomaco in subbuglio e sudava freddo. Voleva solo scendere e tornare a casa, Lucas era in campo e ogni volta che lo guardava si sentiva sbagliato. Come poteva provare delle sensazioni così per un ragazzino? Come poteva essersi preso una cotta per un diciassettenne? Ok stava iniziando a capire che forse gli piacevano anche i ragazzi, forse era bisex, ma addirittura invaghirsi di un minorenne?
Arbitrò male, molto male. Sbagliò diversi palloni, non vide alcune invasioni a rete e assegnò dei falli che non c'erano. Nonostante tutto, la partita filava liscia, i Tiger vinsero i primi due set e i Lion i due successivi e anche se aveva fatto degli errori nessuno poteva dire di aver vinto o perso per colpa dell'arbitro. Questo almeno fino al tiebreak. I Lion erano avanti 15-14 e andarono al servizio per chiudere la partita. I Tiger riceverono e attaccarono, la palla venne difesa e contrattaccata. La schiacciata stava finendo fuori, e Lucas per non rischiare si tuffò. Il pallone gli passò vicino e finì fuori. Matias, nel panico più totale assegnò il punto ai Lion.
I giocatori dei Tiger e l'allenatore si alzarono di scatto dalla panchina per protestare. Quella palla era chiaramente fuori. Anche il pubblico iniziò a insultare Matias, che non si era mai trovato in quella situazione. Stava per succedere il finimondo quando Lucas alzò la mano:
- L'ho toccata io, ha ragione l'arbitro. -
Improvvisamente pubblico e giocatori dei Tiger ammutolirono. I Lions iniziarono a festeggiare, avevano battuto la capolista in casa loro.
Matias scese dal seggiolone con le ginocchia tremanti, fece il saluto finale e si rifugiò nello spogliatoio.
Era madido di sudore, aveva sbagliato tutto e una sua decisione errata aveva fatto perdere i Tiger.
Non riusciva a capire cosa poteva essergli successo. Voleva uscire da lì il prima possibile e tornare a casa. Si spogliò e si infilò nella doccia. Sciacquo via il sudore e il panico che l'aveva pervaso per tutta la partita.
Uscì dalla doccia e si ritrovò davanti Lucas, che era entrato nello spogliatoio mentre si lavava. Non aveva barriere nè asciugamani stavolta. Si ritrovò nudo davanti al ragazzo per la prima volta. Il suo cervello gli diceva di coprirsi, ma i muscoli non reagirono e rimase davanti al libero, immobile mentre gocce d'acqua scendevano dal suo corpo.
Lucas lo osservava, e fissò anche il suo pene, moscio, ma comunque di dimensioni notevoli. Rimasero alcuni istanti immobili. Fu Matias il primo a rompere il silenzio:
- Se venuto perché vuoi i miei ringraziamenti? -
- In che senso? - rispose Lucas perplesso.
- Beh è chiaro che ho fatto schifo, vi ho fatto perdere, l'ultima palla non l'hai toccata. -
- Pensi questo? Pensi che sia venuto per essere ringraziato? -
- Se non è per questo per quale altro motivo saresti venuto? -
Lucas lo guardò con attenzione. Possibile che non capiva.
- Sono venuto perché volevo sapere come stavi. Non eri a tuo agio oggi e pensavo non stessi bene. -
- Sto benissimo, grazie per l'interessamento. -
Non capiva perché gli stava rispondendo così acidamente, ma non riusciva a fare diversamente. Voleva allontanare Lucas e quello era l'unico modo.
- Mi stai evitando nuovamente. -
- No, non è vero. -
- Si invece, te lo si legge negli occhi che vuoi tenermi lontano. -
- Non sei così importante. -
- Me l'hai detto già la scorsa volta, e poi mi hai baciato. -
- È stato un errore che non si ripeterà. -
- Forse hai ragione, o forse no. -
Lucas si avvicinò a Matias.
- Che... Che fai? -
- Che c'è, hai paura forse? -
- Di te? Non scherzare per favore. - ma fece un passo indietro.
- Non di me, ma di quello che provi per me. Pensi che non mi sono accorto dell'effetto che ti faccio? -
- Non mi fai nessun effetto. -
- Pensi che non mi sono accorto che ogni volta che mi avvicino il tuo cazzo diventa duro? Pensi che non ho sentito il tuo cazzo che premeva sulla mia coscia l'altra volta. -
Matias arrossì immediatamente, allora si era accorto. Nonostante si fosse allontanato subito Lucas l'aveva sentito eccitato.
- Non dire cazzate... -
- Allora perché ti allontani? -
Fece un passo in avanti e d'istinto Matias fece un passo indietro, andando a sbattere contro il muro.
- Puoi fingere quanto vuoi, ma so cosa provi per me. -
Le ultime parole gliele disse sussurrandogli all'orecchio.
Il cazzo di Matias iniziò a reagire. Fu preso dal panico, avrebbe visto la sua erezione.
- Per...per favore spostati. -
- Perché? Hai paura di eccitarti di nuovo? O forse sta già succedendo? -
Abbassò lo sguardo per vedergli il pene, che si stava alzando e ingrossando.
- Già come immaginavo... -
Prima che vedesse l'erezione completa Matias afferrò dalla panchina dello spogliatoio un asciugamano e si coprì.
- Cosa vuoi? -
- Una possibilità. - rispose Lucas.
- Una possibilità... per cosa? -
- Per conoscerci. -
- Senti ragazzino non so cosa ti stia passando per il cervello, ma sei fuori strada. -
- Sono io fuori strada o se tu che cerchi di andare fuori dalla tua, di strada? -
- Non posso darti quello che vuoi. -
- Non puoi... O non vuoi? -
- Entrambe le cose. -
- Il tuo corpo dice altro. - rispose Lucas guardando la bozza che sei era formata sotto l'asciugamano dell'arbitro.
Matias sbuffò e si mise a sedere.
- Perché proprio io? È... È sbagliato! -
- È sbagliato solo non provarci. -
Si avvicinò e si mise a cavalcioni sulle sue gambe. Strusciò il suo sedere sulle gambe e sul pacco di Matias e andò a leccargli il lobo dell'orecchio.
Matias ebbe un brivido e trattenne un mugolio.
- Spostati ti prego... -
Lucas si alzò, lo guardò e disse serio e speranzoso:
- Dammi solo la possibilità di farmi conoscere, non ti chiedo altro, mi piaci, e anche io credo di piacerti, fattene una ragione. Se poi non funzionerà non ti disturberò più. -
- Devo... devo pensare, fammi riflettere. -
- Ok. - Prese un foglietto e con una penna scrisse.
- Questo è il mio numero di telefono, pensaci e fammi sapere. -
Lasciò il foglietto sul tavolo, si avvicinò e gli diede un leggero bacio a stampo sulle labbra. Matias sentì brividi su tutto il corpo, e una sensazione strana allo stomaco.
Lucas si girò e se ne andò lasciandolo lì sconvolto e eccitato.

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