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Il giorno della partita era nervoso. Non solo avrebbe rivisto il giovane, ma avrebbe anche fatto per la prima volta il secondo arbitro, un compito totalmente diverso, che non aveva mai svolto.
Passò le ore in negozio cercando di evitare il più possibile il pubblico. Svuotava scatoloni, contava la merce e teneva la testa china per non incrociare le persone che magari con un sguardo avrebbero potuto fermarsi a chiedere informazioni sui prodotti. Si nascose spesso in magazzino, fingendo di mettere a posto, così da evitare ogni tipo di contatto, con clienti e colleghi.
Finito di lavorare uscì dal negozio e si accese una sigaretta; era tardi e doveva correre al palasport, ma era troppo nervoso e aveva bisogno di rilassarsi un attimo.
Spense la sigaretta e salì in macchina. Arrivò al parcheggio del palazzetto e girò la chiave sul cruscotto. Rimase dentro la sua golf a fare respiri profondi, iniziava ad avere paura. Sentì bussare sul vetro del finestrino, alzò lo sguardo e c'era Alessandra, l'arbitro che avrebbe diretto la gara con lui. Aprì il portello della macchina, prese il borsone e salutò la ragazza:
- Ciao Ale, sono in stato di agitazione totale. -
- Tranquillo Matias, vedrai andrà tutto bene. -
- Parli facile tu, che sei un arbitro nazionale, io che sono un misero provinciale non ho mai fatto il secondo arbitro - e poi rivedrò il ragazzo misteri pensò tra se.
- Limitati a fischiare quello che vedi, occupati delle invasioni, poi palla dentro o fuori ci penso io.-
Entrarono dentro la palestra, salutarono i dirigenti e andarono negli spogliatoi. Appoggiarono le proprie cose e poi uscirono per andare nel campo. Misurarono la rete, Alessandra controllò l'altezza del seggiolone, poi si presentarono agli allenatori. Finito i convenevoli, l'allenatore dei Tiger disse:
- Vado a prendervi i documenti per fare il riconoscimento. -
Matias perse un battito. Cazzo i documenti! Come aveva fatto a non pensarci prima? Avrebbe finalmente scoperto il nome del giovane libero, che affollava i suoi pensieri durante la giornata (e anche la notte).
Alessandra notò lo stato di agitazione di Matias e disse:
- Mat, rilassati, te l'ho detto prima andrà tutto bene. Al massimo se hai dubbi, non fischiare, alla fine se si arrabbiano per qualcosa, se la prendono con il primo arbitro. -
Ma Matias non era agitato per la partita. Avrebbe scoperto il nome del ragazzo, dove e quando era nato, il suo cognome. Certo non era molto, ma era qualcosa.
L'allenatore tornò con il libro dei documenti e lo consegnò ad Alessandra. Non appena si fu allontanato, Matias glielo strappò di mano.
- Matias ma che hai? Abbiamo ancora tempo non c'è bisogno di avere fretta. -
Ma Matias aveva fretta, aveva bisogno di sapere il nome del libero.
- Lo so ma prima ci leviamo la rottura di palle del riconoscimento più tempo ho per ripassare le competenze del secondo arbitro nel manuale. -
- Ok sbrighiamo la pratica, mentre tu controlli questi vado a prendere i documenti dell'altra squadra. -
Matias entrò nello spogliatoio di corsa e iniziò a sfogliare il quaderno dove si trovavano i documenti. Scorse le pagine con un ritmo frenetico finché riconobbe la sua carta d'identità. Sulla destra c'era la sua foto, forse di 2-3 anni prima, sembrava più piccolo e Matias si soffermò a guardarla bene. Sotto c'era la sua firma, piuttosto infantile e di fianco il timbro del comune di residenza. Fece un grosso respiro e poi girò il suo sguardo sulla parte sinistra della carta d'identità e finalmente lesse il suo nome:
Lucas
Martini
Via dei Tigli 11
1, 64 cm
50 Kg
Occhi verdi
Capelli castani
Anche se per lui erano più sul biondo.
Lucas, si chiamava Lucas, aveva scoperto il suo nome, persino dove abitava. Riscorse di nuovo le informazioni e si soffermò su altre a cui non aveva fatto caso: nato il 12 / 2/ 1999.
17 anni! Aveva appena compiuto 17 anni. Si era preso  una cotta per un minorenne. Era sconvolto. Come aveva fatto a non pensarci? Sapeva che era più giovane di lui, faceva l'under 19, ma pensava fosse almeno maggiorenne. Gli stava venendo un forte mal di testa. Si sentiva uno stupido, e doveva anche arbitrarlo quella sera stessa.
Alessandra tornò con i documenti dei Dolphins e lo vide seduto sulla panchina dello spogliatoio con la testa china, fra le mani.
- Matias tutto ok? -
- No... Cioè si, tutto a posto mi stavo concentrando -
Alessandra storse la bocca, non credeva a una parola e diede il libro dei documenti in mano a Matias.
- Controlla anche questi che poi facciamo il riconoscimento. -
Matias alzò la testa controvoglia, non si sentiva per niente bene e voleva tornare a casa e mettersi sotto le coperte per una settimana.
Si alzò e si appoggiò al tavolo che si trovava all'interno dello spogliatoio, controllò i documenti della squadra ospite e poi disse ad Alessandra che erano a posto.
- Bene, chiamo la squadra di casa, che facciamo il riconoscimento, io controllo i documenti e tu li chiami per cognome.

Lo vide arrivare con i suoi compagni, entrarono nel loro spogliatoio e Alessandra li salutò tutti.
- Buonasera a tutti e in bocca al lupo per la partita. -
Crepi, risposero in coro i ragazzi.
- Come sempre quando sentite il vostro cognome dite il nome e il numero di maglia. -
Fece un cenno a Matias che iniziò a leggere i cognomi. I ragazzi rispondevano con il loro nome e si giravano di spalle per far vedere il numero.
Arrivò il turno del libero, il cuore di Matias iniziò ad accelerare, in bocca sentiva la salivazione azzerata.
- Martini -
- Lucas 22 -
Si guardarono per un attimo che sembrò lunghissimo, lui gli sorrise e Matias abbassò lo sguardo, rialzò gli occhi e Lucas era uscito dallo spogliatoio.
Finì di leggere l'elenco degli atleti, poi appoggiò il foglio dei nomi sul tavolo e riprese a respirare regolarmente.
- Vado un attimo in bagno. - disse ad Alessandra e si chiuse dentro la toilette.
Voleva vomitare, si rendeva conto che quello che provava in quel momento era sbagliato, tutto la situazione era sbagliata. Doveva uscirne fuori e doveva farlo in fretta, c'era una partita da arbitrare.

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