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Bagnò il cuscino di lacrime, non poteva credere a quello che stava succedendo. Ogni volta che sembrava che lui e Matias potessero stare insieme, arrivava sempre qualcosa o qualcuno a rovinare tutto.
Non disse niente al suo ragazzo quella sera, solo che aveva qualche linea di febbre e che la madre preferiva restasse a casa. Si scambiarono alcuni messaggi e Lucas cercò di rimanere il più tranquillo possibile, per non far scoprire niente all'arbitro. Doveva ragionare prima di scegliere cosa fare. Forse la fuga, per andare a vivere da lui? Lo avrebbe voluto sempre in casa e non solo per qualche giorno come ormai accadeva ultimamente? E poi? Avrebbe chiuso i ponti con la sua famiglia? Con sua madre? Non pensava di poter fare una cosa del genere, amava la sua famiglia e il pensiero di doversene staccare, lo faceva soffrire.

Restò quattro giorni in casa con la scusa della febbre; Matias lo tempestava di messaggi, a volte dolci, a volte porno. Aveva una gran voglia di fare l'amore con lui, ma doveva prima risolvere il problema che si era venuto a creare, liberare la mente e trovare un'idea che accontentasse tutti.
In casa parlava poco e l'aria di conflitto con sua madre, non aiutava di certo la sua mente a ragionare.

Il mattino del quinto giorno di "malattia" scese le scale e andò in cucina per fare colazione. La madre era intenta a pulire i fornelli del gas.
Lucas entrò e si mise seduto davanti alla sua tazza di cereali già pronta; nonostante il conflitto, la mamma gli preparava regolarmente la colazione.
- Buongiorno. - disse la donna, stranamente allegra.
- Buongiorno. - bofonchiò il libero, assonnato e ancora arrabbiato.
La mamma si avvicinò al figlio e appoggiò sul tavolo due buste di carta. Le fece scivolare davanti ai suoi occhi e poi si appoggiò con i gomiti alla penisola.
- Cos'è? - chiese Lucas.
- Perché non apri? - rispose semplicemente la madre.
Il giovane alzò un sopracciglio e la guardò intensamente. Poi prese la prima busta, sentendone la consistenza tra le mani. Rimase un attimo a soppesarla, mentre con l'altra mano, portava il cucchiaio pieno di cereali alla bocca.
Rimise la posata all'interno della tazza e con la bocca ancora al lavoro per masticare, aprì la busta.
Tirò fuori i fogli e iniziò a leggere con calma. Piano piano che leggeva i suoi occhi si spalancavano sempre di più. Finì di leggere, appoggiò i fogli sul tavolo e disse incerto:
- Co... Cos'è? -
- Ma come non hai capito? - disse la madre sorridente. - È una borsa di studio per poter andare a giocare negli Stati Uniti. Potrai fare il college e giocare a pallavolo là, ti hanno scelto e ci hanno contattato per proporti di andare. -
- Io devo ancora finire la scuola, mi rimane un anno se ben ricordi. - rispose acido Lucas.
- Lo so. Aprì l'altra busta. - disse serena la madre.
Il libero aprì con circospezione la seconda busta. Era scritta in inglese, gli ci volle un po', ma capì di cosa si trattava. Era l'iscrizione a un liceo americano, a Los Angeles per la precisione.
Spalancò la bocca stupito.
- Questo cosa sarebbe? -
- Ma come tesoro, non sai un po' di inglese? -
- So benissimo l'inglese, ma voglio sentirlo dire da te. - rispose con rabbia.
- Oh, molto semplice, ti ho iscritto al liceo, lì in America. Finirai l'ultimo anno là, poi andrai al college. Quello è il modulo compilato e approvato dalla scuola; sei ufficialmente uno studente americano ora. -
Lucas iniziò a tremare.
- Pe... Perché stai facendo questo? Io non andrò negli Stato Uniti. -
- Oh sì invece, tu ci andrai, ho già fatto tutte le pratiche, ho trovato casa vicino alla scuola e parlato con il preside del liceo, ti fa i migliori auguri insieme ai tuoi professori, hanno detto di tenere alto l'onore dell'Italia. - e agitò un pugno in aria, come se avesse appena vinto una medaglia d'oro alle Olimpiadi.
- Se è un tentativo disperato per farmi allontanare da Matias, sappi che è appena fallito miseramente. -
La mamma lo fissò, gli occhi ridotti a due fessure, prese un profondo respiro e disse:
- Tu. Andrai. In. America. Tu. Non vedrai. Più. Quel. Ragazzo. Ormai ho deciso, non puoi fare niente per opporti. Tu e Manuele salirete sull'aereo che parte tra una settimana, destinazione New York, farete scalo e da lì prenderete un volo, destinazione Los Angeles. Così ho deciso e così sarà! -
Lucas la guardò spaesato.
- Manuele? Co... Cosa c'entra Manuele con questa storia? -
- Non penserai mica che ti lasci partire da solo? Ho parlato con i genitori del tuo miglior amico e hanno deciso anche loro di lasciarlo venire con te. Abbiamo stabilito insieme che questo posto non è un ambiente sano per voi. -
- Ma sei impazzita? - urlò Lucas, sbattendo un pugno sul tavolo. - Avete tramato alle mie spalle! Alle nostre spalle! Avete deciso per noi, della nostra vita. Noi non andremo mai negli Stati Uniti. -
- Oh sì invece. - urlò stridula la madre. - Noi sappiamo cosa è meglio per i nostri figli, non avete diritto di scelta. Andrete a Los Angeles, inizia a prepararti psicologicamente, perché non tornerò più sopra questo discorso. -
- Non. Andrò. In. Quel. Posto. - rispose Lucas digrignando i denti.
- Non costringermi a denunciare il tuo amichetto per molestie sessuali! - rispose la madre serafica.
Lucas appoggiò le mani alla penisola e si alzò dal tavolo tremante.
- Io... Io... Non te lo perdonerò mai! - disse in un sussurro lasciando la stanza.

Arrivato in camera prese il cellulare e mandò un messaggio a Manuele.
9:34 "Sei sveglio?"
9:35 "Si."
9:36 "Hai parlato con i tuoi genitori?"
9:37 "Si."
9:38 "E?"
9:39?"E gli ho detto che non intendo andare a studiare negli Stati Uniti."
Lucas sventolò il pugno al cielo; l'amico era con lui.
9:40 "E come l'hanno presa?"
9:41 "Male, molto male! Hanno detto che se non partiamo ci saranno delle ripercussioni."
9:42 "Ti hanno detto di che tipo?"
9:43  "No, ma erano seri e mi hanno fatto molto preoccupare. Tu hai idea di cosa intendessero?"
9:44 "Forse! Dobbiamo vederci! Puoi uscire?"
9:45 "Si, ci vediamo al mare?"
9:46 "C'è anche Andrea?"
9:47 "No, mi ha detto che mi raggiunge nel pomeriggio."
9:48 "Ok, allora ci vediamo sotto l'ombrellone tra un quarto d'ora."
Lucas buttò il cellulare sul letto e si preparò per andare al mare. Doveva trovare una soluzione, magari l'amico aveva qualche idea che a lui non era venuta in mente. Non voleva partire, la terra stava crollando sotto i suoi piedi. E lui non voleva assolutamente precipitare.

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