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Arrivò a casa che era tardissimo. Emma mi ammazzerà, pensò mentre cercava di aprire la porta dell'appartamento il più piano possibile. La sala era buia, e Matias tirò un sospirò di sollievo, Emma era di sicuro andata a dormire. Poggiò il borsone per terra e entrò in sala per dirigersi in cucina quando la vide. Era distesa sul divano, mezza nuda, con un completo di reggiseno e mutandine che non gli aveva mai visto addosso. Provocante, si la parola giusta era provocante. Lei non disse niente e si avvicinò a lui. Iniziò a slacciare la cerniera della felpa mentre mugolava e avvicinava il viso all'incavo del collo di lui.
- Ci hai messo più del previsto. - disse mentre faceva cadere la felpa di Matias per terra.
- Sai com'è, poi mi sono fermato a parlare con alcuni dirigenti delle squadre e non mi sono reso conto di quanto si era fatto tardi. -
- Poco male, recupereremo il tempo perduto. -
- Ma cosa vuoi fare? -
- Non lo vedi? - e strinse il pene di Matias nella sua mano.
- Ma lo abbiamo fatto ieri sera... -
- E allora? Voglio prendermi cura di lui. - disse stringendo ancor di più.
Con l'altra mano iniziò a calare i pantaloni e in breve tempo, Matias si ritrovò nudo con Emma in ginocchio davanti a lui, che inglobava il suo cazzo in bocca.
Lavorò il suo pene con la lingua, ma Matias non stava riuscendo ad avere l'erezione.
Lei iniziava a stancarsi, così Matias per evitare problemi fece una cosa che non avrebbe mai lontanamente pensato fino a qualche giorno prima: chiuse gli occhi e immaginò che fosse il ragazzino biondo ad avere il suo cazzo in bocca. In brevissimo tempo gli divenne duro, nonostante fosse venuto poco prima nello spogliatoio. Sollevò di peso Emma, la girò e la prese da dietro, spostando lateralmente le mutandine. La prese con forza e lei iniziò a gemere sempre più forte. Sentendo la sua voce, Matias iniziò a sentire il suo cazzo che perdeva durezza, così le infilò un dito in bocca, che lei prese a succhiare avidamente. Durò ancora qualche minuto e poi si riversò,senza pensarci, dentro di lei.
Si accasciò sul divano e Emma lo raggiunse subito dopo. Si accoccolò tra le sue braccia e disse:
- Wow! È stato stupendo amore, era da un sacco di tempo che non lo facevamo con così tanta passione. -
Matias rimase in silenzio, non aveva né la forza né la voglia di parlare, si sentiva svuotato ed era preoccupato, come era stato possibile aver pensato al giovane ragazzo mentre faceva sesso con la sua compagna?
Si ricordò dei due che aveva parlato insieme durante la partita e domandò:
- Stasera durante la partita ti ho visto parlare con un ragazzo, chi era? -
- Un giocatore della squadra di casa, perché? -
- No niente così, ho visto che discutevate e ridevate allora mi sono chiesto chi fosse. -
- Nessuno di speciale, però ti faceva un sacco di complimenti, diceva che eri molto bravo ad arbitrare. -
- Ti ha detto il suo nome? -
- Mmm boh non mi ricordo, forse sì ma devo averlo rimosso, perché me lo chiedi? Sei geloso? -
- Di chi, di un bamboccio? - si mise sulla difensiva Matias.
- Sarà stato anche un bamboccio, ma era simpatico, se non fossi stata troppo vecchia per lui ci avrei fatto un pensierino. Era un bel c b c r. - Gli fece l'occhiolino e si attaccò ancor di più al suo petto.
- Cbcr? E che vuol dire? -
- Ma come non lo sai? C b c r, cresci bene che ripasso. - e scoppiò in una sonora risata.
- E non ti ricordi proprio il nome di questo c b c r? -
- No te l'ho detto, l'ho rimosso, ma perché ti interessa così tanto? -
- Semplice curiosità. -
- Gelosone. - rispose lei ridendo. - Tranquillo che se ti tradisco, mi scelgo qualcuno più maturo. - e si mise a ridere nuovamente.
Matias invece si innervosì, non era ancora riuscito a sapere il nome del ragazzino che gli stava scombussolando l'esistenza. Non sapeva nulla di lui, se non che giocava come libero nei Tiger, che era simpatico e socievole, che sembrava flirtasse con lui, e che era tremendamente sexy.
- Vado a letto che domani lavoro. - disse. Si spostò e si alzò dal divano e nudo si diresse verso la camera da letto.
- Tesoro? -
- Si Emma? -
- Te l'hanno mai detto che hai un bel culo? -
Proprio stasera, pensò Matias, ma non ebbe il coraggio di dirlo ad alta voce.

Si risvegliò madido di sudore, aveva avuto un incubo quella notte, si trovava in palestra e stava arbitrando, sembrava tutto andasse bene, poi aveva girato lo sguardo verso le tribune e l'aveva visto: il ragazzino lo guardava con gli occhi socchiusi, quasi a volerlo sfidare. Si erano guardanti per un istante che sembrava fosse lunghissimo, poi aveva inclinato la testa per fargli vedere chi aveva a fianco, una bellissima ragazza mora, capelli lisci e occhi come il cielo, le prese la mano e la strinse alla sua, con l'altra prese il volto della ragazza e lo girò verso di se, l'aveva guardata, poi aveva guardato lui, e quando era sicuro che lo stesse guardando, si era attaccato alle sue labbra. Si girò e guardò Matias che era immobile, pietrificato, e gli fece l'occhiolino. Matias voleva scendere dal seggiolone, correre da lui e dirgli che stava sbagliando tutto, ma era legato e non poteva muoversi, poteva solo continuare ad arbitrare.

Si alzò e si diresse direttamente in doccia. Si mise sotto il getto dell'acqua calda e non si mosse. Voleva sciacquare via tutta quella sensazione di disagio che stava vivendo in quei giorni, l'incontro con il ragazzo, Emma che voleva un figlio, un lavoro che non gli piaceva. Restò sotto la doccia finché la pelle non divenne raggrinzita e quasi ustionata dall'acqua bollente. Uscì e si asciugò, si vestì il più in fretta che poté, Emma ancora dormiva, non voleva svegliarla, non sarebbe stato in grado di sostenere una conversazione con lei, quella mattina. Adesso che era ritornata affettuosa la sopportava ancor meno di quando erano distanti. Non sentiva quasi più niente per lei, ma ci stava provando, doveva provarci, almeno per dire di non aver buttato via gli ultimi 6 anni della propria vita.
Uscì di casa e si diresse al lavoro, in quel momento anche il negozio sembrava meglio di restare in casa con Emma.
La giornata passò lentamente, e Matias cercò di pensare il meno possibile. Meno pensava, più si tranquillizzava, doveva lasciar fuori ogni idea gli stesse in quel momento offuscando il cervello.
A fine giornata andò nello spogliatoio del negozio, aprì l'arma dietro e tirò fuori il cellulare. Stavolta l'aveva lasciato dentro apposta, non voleva avere problemi con il direttore. Una nuova mail, aprì l'applicazione e lesse: "Designazione per la gara di under 19 maschile del 15 marzo Tiger-Panthers alle ore 21, come secondo arbitro".
Secondo arbitro? Era la prima volta che lo faceva, trovò un minimo di felicità in quella giornata desolante che aveva passato. Mise in tasca il cellulare, uscì dal negozio e si accese la solita sigaretta. Respirò a pieni polmoni, sorrise, poi si rese conto che avrebbe arbitrato il ragazzino, l'avrebbe rivisto. Fu tentato di rifiutare la designazione, rilesse la mail più volte, stava per premere sul pulsante rifiuta, ma non lo fece.

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