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Il mattino seguente Lucas si alzò presto, fece colazione velocemente, quasi strozzandosi e uscì di casa. Voleva raggiunte la scuola il prima possibile per attendere Manuele e parlare con lui. Voleva chiarire la situazione è magari fare pace dopo la sera della festa in spiaggia. Si ripromise che questa volta avrebbe ascoltato il suo racconto della notte incriminata e avrebbe valutato attentamente le sue parole.
Arrivò a scuola con mezz'ora di anticipo rispetto all'orario delle lezioni, parcheggiò il motorino nel posto vicino dove solitamente parcheggiava l'amico, si tolse il casco e rimase seduto sul sellino ad attendere.
Manuele arrivò quando mancavano pochi minuti al suono della campanella, mentre camminava con il suo scooter a passo d'uno nel parcheggio, si accorse che Lucas aveva parcheggiato proprio vicino al suo solito posto. Bestemmiò mentalmente e fermò il motorino. Parcheggiò, facendo finta di niente, scese dal motorino e ignorò quello che per lui era ormai un ex amico.
Lucas provò timidamente a salutarlo:
- Ciao Manu. -
L'amico si tolse il casco, aprì il sellino e lo mise dentro, sganciò lo zaino dal pianale e senza dire una parola si avviò verso l'entrata della scuola.
Lucas scese dal suo motorino e gli corse dietro:
- Manu... Ti prego aspettami... Possiamo parlare? -
L'opposto continuava a camminare, senza voltare lo sguardo, mentre in corpo montava la rabbia. Avrebbe voluto spaccargli la faccia, ma decise che l'indifferenza era l'arma migliore.
Entrò nell'edificio e si diresse subito in classe. Una volta entrato, appoggiò lo zaino in un banco non suo e si mise seduto.
Lucas osservò la scena imbambolato, pensava almeno di riuscire a parlare con lui e invece ora si ritrovava a non avere più il suo compagno di banco.
Si mise davanti a lui e con il cuore in gola, fissandolo negli occhi disse:
- Ti prego Manu, possiamo parlare? Non puoi ignorarmi? -
- Vattene via. - sibilò l'amico mentre stringeva i pugni. - O non risponderò delle mie azioni. -
Lucas lo guardò deluso e riprovò a parlare:
- Ti prego Manu, devo... Devo parlarti... È... È una cosa importante! -
Manuele prese un respiro profondo.
- Allontanati da me, se non vuoi andare in infermeria con il naso rotto. -
- Andiamo, non starai dicendo sul serio? -
- Vuoi mettermi alla prova? - rispose Manuele digrignando i denti.
Lucas indietreggiò e tornò mestamente al suo posto, proprio mentre il professore faceva il suo ingresso in classe. Tenterò dopo, pensò, piuttosto deluso e preoccupato.

Le lezioni passarono piuttosto lentamente, Lucas si girava spesso a osservare Manuele, che lo ignorava, nella speranza di avere anche un solo cenno.
Passò l'intervallo spiandolo da lontano, avrebbe voluto avvicinarsi, ma c'erano troppi ragazzi intorno all'amico e voleva evitare scenate, nel caso in cui Manuele avesse reagito come in classe.
Decise di aspettare la fine delle lezioni e quando suonò la campanella che decretavano la fine delle lezioni, prese lo zaino e iniziò a seguire Manuele che usciva dalla scuola.
Il ragazzo camminava velocemente verso il motorino, Lucas lo rincorse e urlò:
- Manu, aspetta! Ti devo parlare. -
Il compagno di squadra lo ignorò e proseguì a camminare, diretto al suo motorino.
- Ti prego fermati, dammi solo 5 minuti. -
Manuele si girò di scatto e lo fulminò.
- Non ti è chiaro che non ho nessuna intenzione di ascoltarti? -
- Ti prego, solo 5 minuti. -
- No! - Rispose secco l'opposto, che si girò e riprese a camminare.
- E se ti dicessi che ti credo? Che ho capito di aver sbagliato? -
Manuele si bloccò. Rimase voltato di schiena, mentre Lucas piano piano si avvicinava.
Si girò, mentre il libero lo aveva praticamente raggiunto. Lo guardò intensamente e disse:
- Ora è troppo tardi! Potevi pensarci prima! -
Si rigirò e raggiunse il motorino, infilò il casco mentre Lucas restava fermo a guardarlo. Mise in moto e se ne andò, lasciando l'ex amico, fermo impalato che respirava affannosamente.

Girò la chiave nella toppa e si accorse che la porta non era chiusa con le solite tre mandate. Che strano, pensò Matias, mentre entrava in casa.
Sentì dei rumori in camera da letto e allarmato entrò in cucina, prese la prima cosa che gli capitava a tiro, un frustino per montare le uova, e si avvicinò, all'ingresso della camera. Si sporse per vedere chi stesse rovistando tra le sue cose, tirò un sospiro di sollievo e disse:
- Emma! -
Lei si girò, con in mano un gonnellino rosa e lo guardò socchiudendo gli occhi.
- Ciao tesoro. -
Osservò, Matias con in mano il frustino e riprese:
- E quello? -
L'arbitro abbassò le spalle, nascose il pezzo di metallo dietro la schiena e rispose:
- Ehm... Niente, lascia perdere! Cosa ci fai qui? -
- Volevi aggredirmi con quello? - disse lei sorridendo. - O vuoi montarmi a neve? -
Matias sorrise.
- Pessima battuta. Che ci fai qui? -
- Oh, sono venuta a prendere alcune mie cose. -
- Non ti avevo detto di avvisarmi quando passavi? -
- Non ricordo, comunque questa è anche casa mia. -
- Non più, quindi ti prego di avvisarmi quando vieni, avrei potuto aggredirti, pensavo fosse un ladro. -
- Se volevi aggredirmi con quello, allora posso stare tranquilla. -
Matias scosse la testa e gettò il frustino sul letto.
- Allora, come ti va la vita? - chiese le maliziosa.
- Tutto a posto. - rispose lui secco, appoggiandosi allo stipite della porta.
- Fai ancora il babysitter? - chiese lei, alludendo a Lucas.
- Non sono cose che ti riguardano. - rispose Matias infastidito.
- Oh, come siamo suscettibili stasera. -
- Emma ti prego! Non ho avuto una bella giornata e non ho voglia di discutere con te. -
- Tranquillo, ho quasi fatto e me ne vado. -
- Bene! Prendi tutte le tue cose e vattene. Lascia le chiavi sul tavolo quando esci. - si girò e andò in bagno.
Chiuse la porta e si spogliò, aprì l'acqua e aspettò che si scaldasse prima di buttarsi sotto il getto. In quel momento sentì la porta di casa che si richiudeva. Tirò un sospiro di sollievo, finalmente se ne era andata.
Rimase sotto la doccia una buona mezz'ora, poi uscì, si mise un asciugamano in vita e tornò in cucina. Le chiavi di Emma, non erano sul tavolo, ma c'era un bigliettino.
L'aprì e lesse:
"Non ho finito di prendere le mie cose, le chiavi te le lascio quando ho finito il trasloco. Baci Emma."
Accartocciò il pezzo di carta e lo gettò nella spazzatura, prima di tornare in sala e buttarsi nel divano.
Si accese una sigaretta e accese la tv, non aveva voglia di fare niente, nemmeno di mangiare, voleva solo non pensare a Lucas.
Si addormentò che non erano nemmeno le 9 di sera, quei giorni non era riuscito a chiudere occhio e fu risvegliato dal beep del cellulare.
Lo prese dal tavolino e lesse il messaggio:
21:20 "Ciao Mat, stamattina Lucas si è avvicinato a me, voleva parlarmi, ma l'ho cacciato via."
Era Manuele che gli scriveva dopo aver finito di fare allenamento. Matias gli rispose:
21:22 "Cosa voleva dirti?"
21:23 "Non lo so, ti ho detto, l'ho ricacciato via e stasera non si è presentato all'allenamento."
21:24 "Mmm... Molto strano... Non è da lui saltare allenamento, anche se la stagione è finita. Mancava anche qualcun altro?"
21:25 "No, gli altri c'erano tutti, anche Nicolas."
21:26 "Quindi stamattina voleva parlarti, ma lo hai evitato e stasera non c'era agli allenamenti quindi non l'hai visto. Tutto qui?"
21:27 "Ehm... No... Mi ha detto anche una cosa, ma preferirei parlartene a voce."
21:28 "E cosa aspetti? Muoviti! Sono a casa, ti aspetto sveglio."
21:29 "Ok, arrivo!"

Quindici minuti dopo Manuele era seduto sul divano di Matias con una birra in mano.
- Allora cosa è successo stamattina? - chiese Matias impaziente.
- Ecco, sono arrivato e lui mi aspettava al parcheggio, io l'ho ignorato mentre lui mi supplicava di fermarmi a parlare, mi ha inseguito in classe e allora l'ho minacciato di rompergli il naso se continuava a rompermi le palle. Quindi si è allontanato, ma è tornato alla carica alla fine delle lezioni. -
- Quindi ci hai parlato! -
- Non proprio! Nel senso che mentre mi correva dietro all'uscita di scuola mi ha urlato una cosa che mi ha paralizzato. -
- Cosa? Cosa ti ha detto? -
- Mi ha urlato "E se ti dicessi che ti credo?". Capisci, pur di parlarmi, mi ha detto che adesso crede a quello che diciamo da giorni! -
- E tu cosa hai fatto? - Matias camminava nervoso per la stanza e si spellava le mani.
- Beh, io gli ho detto che era troppo tardi. -
- Cosa? Ma sei impazzito? -
- Cos'altro avrei dovuto fare? Mi sembrava solo un modo per farmi fermare! -
- E allora perché non ti sei fermato? Cazzo! Almeno per sentire cosa aveva da dire! -
- Dopo quello che ha fatto l'altra sera ero troppo incazzato per parlarci, e poi l'ha detto solo per potermi fregare. -
- Forse! Ma così non lo sapremo mai. -
- Ok scusa, ma non mi sembra il caso di arrabbiarti con me, lo stronzo è lui, io ti ho solo difeso. -
Matias sorrise, si mise seduto di fianco a Manuele e gli poggiò una mano sulla coscia.
- Hai ragione scusami tu. È che volevo sapere cosa aveva da dirti. -
- Beh, forse sono stato un po' frettoloso, ma dopo quello che ti ha fatto non potevo fargliela passare liscia. -
- Secondo te ci crede? A quello che abbiamo provato a dirgli mille volte intendo. -
- Non lo so! Per quale motivo avrebbe cambiato idea? -
- Non ne ho idea! -
- Allora forse l'ha fatto perché voleva solo giustificarsi per ieri sera. -
- Forse gli manchi! Alla fine siete amici da una vita. -
- O forse gli manchi tu! -
- Naaaa... Non credo, si è già messo con un altro. -
- Non vuol dire niente, magari l'ha fatto solo per ripicca. -
- E se invece ora ci crede? Che dovrei fare? - chiese Matias.
- Ah questo devi deciderlo tu. -
- Tu non intendo perdonarlo? -
- Non lo so! In fondo a me non ha fatto niente, sei tu quello che ha lasciato. -
- Si, ma ora anche tu non ci parli. -
- Già! -
- Ti manca? -
- Si! Da morire! Eravamo inseparabili, ci raccontavamo sempre tutto, ora non ho nessuno con cui confidarmi. -
- Se vuoi puoi farlo con me. - disse Matias convinto.
- Grazie, ma non sarebbe la stessa cosa. Non è che non mi fido, ma con lui era diverso. Insomma mi conosce da una vita. -
- Tranquillo ti capisco. Quindi cosa facciamo? -
- Non lo so, tu che dici? In tutta sincerità, dopo quello che ha fatto, se tornasse indietro da te, lo perdoneresti? -
- Non lo so, da una parte si, dall'altra penso che ci sono in giro tanti bei ragazzi, che non vedo perché devo per forza fossilizzarmi su di lui. -
- Lo ami ancora eh? -
- Si! Ma poi penso: e se poi ricapita un'altra volta? Nel senso, se alla prima cazzata lui molla, come faccio a non avere paura che non mi lasci di nuovo? Noi quella sera abbiamo sbagliato, per carità, ma se lui ci avesse lasciato spiegare, avrebbe capito che non era successo niente. -
- Già! - rispose Manuele.
- Anche se poi devo dire che quella notte mi sono divertito. - ridacchiò Matias.
- Già! - rispose Manuele diventando tutto rosso.
- Ti si è incantato il disco? -
Scoppiarono a ridere entrambi, poi Matias si fece serio.
- Sei un bravo ragazzo, è fortunato Andrea ad averti trovato. -
- Già! - rispose nuovamente Manuele facendoli ridere a crepapelle.
- Ora vado a casa, mia madre si starà domandando dove sono finito. -
- Ok. -
Si alzarono e Matias accompagnò il giovane alla porta.
- Allora ciao. - disse il ragazzo.
- Ciao. - rispose Matias.
Si avvicinarono imbarazzati, si abbracciarono quasi scontrando le loro teste, fecero per darsi un bacio, che stava per finire in bocca a causa del pessimo sincronismo. Alla fine Manuele deviò sulla guancia del più grande, lasciando un bacio delicato.
Si girò e fece per andarsene, ancora imbarazzato per l'incidente precedente. Poi si girò e chiese:
- Se domani prova a parlarmi che faccio? -
- Non lo so! Magari prova a sentire cosa ha da dirti. -
- Ok! Ci sentiamo domani. Buonanotte! -
- Buonanotte! - rispose Matias, chiudendo la porta.
Si girò, e tirò un sospiro di sollievo. Perché non mi sono innamorato di lui, penso, prima di uscire in terrazzo a fumare una sigaretta.

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