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Finito di lavorare, mandò un messaggio a Emma dicendole che sarebbe andato a vedere una partita. Era tutto il giorno che ci pensava, voleva vedere Lucas e scusarsi per averlo trattato male alle finali under 16 femminili.
Salì in macchina e accese il navigatore del cellulare. Scrisse la via e mise in moto. Ci voleva un quarto d'ora per arrivare e iniziò a guidare per raggiungere casa di Lucas. Era in largo anticipo, aveva scoperto che il ragazzo finiva gli allenamenti alle dieci e mezza. Non voleva suonare a casa, dove sicuramente c'erano i genitori, la sua idea era quella di uscire dalla macchina una volta che l'avesse visto arrivare con il motorino.
Arrivò a destinazione e parcheggiò davanti al numero 11 di Via dei Tigli. La casa era una piccola villetta a schiera con ingresso indipendente, davanti aveva un piccolo giardino e sembrava distribuita su due piani. Si mise in attesa e iniziò a giocare un po' con il cellulare.
Più si avvicinava l'ora in cui sarebbe dovuto tornare Lucas più diventava nervoso. Provò diverse volte il discorso da fare, ma niente lo convinceva. Alla fine rinunciò, l'importante era scusarsi, sperava che accettasse le sue scuse, poi se ne sarebbe tornato a casa dalla sua ragazza e avrebbe chiuso quel capitolo strano della sua vita.
Mentre guardava il suo profilo Twitter, sentì il rumore di un motorino che si avvicinava. Alzò la testa e lo vide. Era con il casco, ma lo riconobbe. Tra le gambe teneva in equilibrio il borsone della squadra. Parcheggiò davanti casa e si tolse il casco. I capelli erano arruffati, segno che si era fatto la doccia, ma molto probabilmente non si era asciugato i capelli. Aprì il sellino per mettere dentro il casco e Matias decise di scendere dalla macchina. Lo raggiunse con passo spedito, il cuore batteva a mille e più si avvicinava più lo sentiva battere, aveva paura sarebbe esploso da un momento all'altro.
A pochi passi da lui, Lucas alzò lo sguardo e lo vide. La sua faccia serena diventò subito una maschera di disprezzo. Ma Matias non si fermò, ormai era lì e voleva finire quello che aveva iniziato. Lo raggiunse.
- Ciao Lucas... -
- Cosa vuoi? - La sua voce era fredda.
- Ni... Niente sono venuto perché dopo l'altro giorno... Sì insomma io... -
- Se sei venuto per scusarti puoi risparmiare il fiato e andartene. Non ho bisogno delle tue scuse. -
Il tono della voce era gelido, non lo guardava neanche in faccia mentre pronunciava quelle parole.
- Ti prego Lucas, lasciami almeno spiegare... -
- Cos'altro c'è da spiegare? Sei stato piuttosto chiaro l'altro giorno. -
- Mi sono espresso male... Lasciami parl... -
- Non voglio ascoltarti, in fondo sono solo uno che avrà parlato con te si è no un paio di volte giusto? Vattene via! -
- Ti prego fammi almeno scusare. -
- Vattene via! - urlò Lucas ormai in preda alla rabbia e alla disperazione. Delle lacrime iniziarono a rigargli il volto, e stava tremando.
Si girò e si incamminò verso il cancello di casa. Matias gli fu subito dietro, lo prese per un braccio e lo strattonò con troppa violenza tanto che nel girarlo Lucas finì tra le sue braccia. Sentì il suo corpo caldo contro il petto e provò una sensazione come di una scarica elettrica. Senza pensarci prese il suo volto tra le mani e lo baciò sulle labbra. Sapeva di dolce e allo stesso tempo di salato delle lacrime versate. Rimasero attaccati qualche secondo che sembrarono un'eternità. Poi si staccarono e si guardarono negli occhi. Matias fu colto dal terrore di quello che aveva appena fatto. Si allontanò dal suo corpo e si allontanò.
- Scusami, non dovevo, scusami ti prego non volevo... - si girò e corse verso la macchina. Si stava sentendo male, cosa aveva combinato? Aveva baciato un ragazzo, per di più minorenne. Era sconvolto da se stesso, salì in macchina, mise in moto e fuggì via da Lucas, ma soprattutto da quello che aveva provato. Lucas rimase in strada a vederlo andar via, non si mosse per fermarlo, anche lui aveva sentito una scarica elettrica mentre si baciavano, ma non ne era rimasto sconvolto.

Arrivato a casa parcheggiò la macchina, aprì la portiera e scese. Si accese una sigaretta e iniziò ad aspirare velocemente. Il cuore rimbalzava nel petto, se non ci fosse stata la cassa toracica probabilmente sarebbe uscito.
Cosa cazzo ho fatto, pensò Matias. Invece di sistemare la situazione l'aveva peggiorata. Spense la sigaretta e rientrò in casa. Emma era a letto, si spogliò, alzò le coperte e si infilò tra le lenzuola cercando di non svegliarla.
- Mmm... Amore sei tornato. -
Non era riuscito nel suo intento.
- Si amore, ora dormi. -
- Mmm... Si ma ormai mi hai svegliata, potremmo giocare un po'. - Aveva gli occhi chiusi, ma stava sorridendo.
- È tardi, ora dormi, domani devo alzarmi presto. -
Si girò dall'altra parte, sperando che lei non dicesse niente.
- Come è andata la partita? È successo qualcosa? -
- No amore, tutto ok, ora dormi. -
Non aveva voglia di parlare, tanto meno di fare l'amore. Sperò Emma non notasse la sua agitazione, e fortunatamente non si accorse di niente.
Lei si girò dall'altra parte e dopo poco il suo respiro si fece profondo. Si era di nuovo addormentata. Matias tirò un sospiro di sollievo, non sapeva se sarebbe riuscito a dormire, ma almeno non avrebbe dovuto trovare giustificazioni nel caso lei avesse insistito per fare l'amore.

Rimase sveglio gran parte della notte, fino a che non si addormentò dalla stanchezza. Mentre si rigirava nel letto cercando di dormire pensò e ripensò a quello che era successo quella sera. Aveva baciato Lucas, non un bacio vero, ma comunque un bacio pieno di significato, un bacio che aveva cambiato totalmente la sua vita.
Come posso uscirne fuori ora, pensò mentre sprofondava in un sonno agitato.

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