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Corse a più non posso in macchina, cantando a squarciagola le canzoni che passavano alla radio. Si sentiva finalmente libero, aveva rotto le catene che lo tenevano inchiodato alla sua vita infelice. Ora sarebbe tutto andato per il meglio. Non vedeva l'ora di incontrare Lucas, immaginava già la scena, gli avrebbe raccontato tutto, che non c'era un bambino a separarli, poi l'avrebbe abbracciato, baciato e avrebbe fatto l'amore con lui. Al solo pensiero gli diventò duro, cercò di sistemarsi il pene che gli dava fastidio nei jeans e decise di invertire le cose da fare: avrebbe prima fatto l'amore con Lucas e poi gli avrebbe raccontato tutto. Gli sembrava la soluzione migliore. Sorrise a quel pensiero e accelerò ancora, voleva arrivare il prima possibile a casa.

Appena entrato in casa si tolse i jeans lasciandoli sul pavimento in mezzo alla sala, in segno di sfregio alla mania di ordine di Emma, si buttò a peso morto sul divano e prese il cellulare tra le mani.
13:36 "Dove sei? Quando ci possiamo vedere?"
13:37 "A casa. Sei già tornato?"
13:38 "Si, sono a casa e voglio vederti il prima possibile. Devo parlarti."
13:39 "Quando preferisci oggi pomeriggio o stasera? Dove ci vediamo?"
13:40 "Né oggi pomeriggio né stasera, ora! Voglio vederti ora!"
13:41 "Ok, dove ci vediamo?"
13:42 "Da me, ora."
13:43 "Va bene, posso essere da te tra mezz'ora, può andare?"
13:43 "Prima è, meglio è!"
13:44 "Cerco di fare il prima possibile."
13:45 "Ok ti aspetto."
Appoggiò il cellulare sul tavolino del salotto, si sfilò le mutande e corse in bagno a farsi una doccia. Voleva essere pronto e profumato per quando Lucas fosse arrivato. Si infilò sotto l'acqua calda e lasciò che il getto lo massaggiasse per sciogliere la tensione che si era accumulata negli ultimi giorni. Rimase a godersi il momento per quindici minuti, poi uscì e si asciugò. Si guardò allo specchio, voleva essere perfetto, quello sarebbe stato il suo momento, il loro momento. Non contava più niente se non loro, ormai Emma era fuori dalla sua vita, niente avrebbe potuto rovinare e ostacolare la loro storia.
Si infilò le mutande e un paio di pantaloni quando sentì suonare il campanello di casa. Diede una sistemata veloce ai capelli poi corse ad aprire il cancello ed il portone del palazzo.
Aspettò con ansia che Lucas salisse le scale fino a che non sentì suonare il campanello di casa. Aprì la porta e se lo trovò davanti più bello che mai. Indossava una felpa con cappuccio blu con qualche simbolo di una qualche università americana, una tuta grigia che gli fasciava le gambe magre e il culo sodo e un paio di running dell'adidas. Rimase un attimo imbambolato a guardarlo come un bambino davanti alla vetrina di una pasticceria, gli occhi lucidi dall'emozione e il cuore che rimbombava nel petto.
- Ciao. - disse a bassa voce.
- Ciao. - rispose Lucas leggermente imbarazzato. I suoi occhi studiarono il fisico di Matias senza maglietta. Le sue guance diventarono rosse.
- Entra. -
L'arbitro si spostò lateralmente per farlo entrare, Lucas lo superò e il più grande non poté fare a meno di guardargli il culo.
Si accomodarono in salotto, in un silenzio imbarazzato. Lucas studiava la casa, un grande divano a L con davanti un tappeto e un tavolino. Alla parete una libreria enorme piena di volumi e il televisore in mezzo al mobile. Era una bella casa, piccola, ma accogliente.
- Siediti. - disse Matias indicando il divano.
Il libero si accomodò e lo guardò curioso. Il padrone di casa rimase in piedi davanti a lui.
- Non... Non ti siedi? -
- Preferisco stare in piedi. -
- O...Ok. Cosa volevi dirmi? -
Matias iniziò a girare in tondo, non sapeva come iniziare il discorso, poi si girò verso di lui e tutto di un fiato disse:
- Ehm allora... Ho lasciato Emma! - si fermò un secondo per ammirare la faccia di Lucas, che aveva aperto la bocca e lo guardava sconvolto dalla rivelazione. L'arbitro riprese a parlare.
- Ecco io so perché non hai voluto provare a conoscerci. Sì insomma ci ho messo un po', ma l'ho capito. Ma ora è tutto risolto. Era tutta una finzione. -
Lucas lo guardava come fosse un alieno, non riusciva a capire dove stesse andando il discorso di Matias, che continuò a parlare.
- Emma ci ha visto baciarci alle finali under 18, dietro il palazzetto, e quando siamo tornati e sono sceso dalla macchina a prendergli l'acqua deve averti parlato giusto? -
Lucas deglutì rumorosamente.
- ...Si! -
- Ti ha mentito, o meglio a mentito a me, ma è la stessa cosa, voleva impedirci di stare insieme, ma ora è tutto a posto. -
Lo guardò mentre si stritolava le mani. Era nervoso e voleva arrivare al punto.
- Si insomma, era tutta una finta, l'ho scoperto quando è stata all'ospedale. -
Lucas intervenne.
- È stata all'ospedale? Sta bene? -
- Si, si, sta bene, ma lasciami finire ti prego se no rischio di non trovare le parole. -
Piccole gocce di sudore iniziavano a formarsi sulle tempie.
- Ecco ho parlato con il medico, e non c'è nessun bambino, non c'è mai stato. -
Lucas lo guardò perplesso.
- Non... Non capisco! -
- Si, il bambino era inventato, Emma non era incinta e... -
Il libero sgranò gli occhi.
- Un momento... Un bambino? Emma incinta? Non ci sto capendo niente. -
- Si, come fai a non capire. Quello che ti ha detto, che era incinta e che aspettava un mio bambino era tutta una bugia. -
- Ma... Ma... Emma era incinta? -
- Noooo come te lo devo dire, era una bugia, una cazzata, quello che ti ha detto quella sera era falso. -
- Ma Emma non mi ha mai detto di essere incinta. -
Matias che dall'inizio del discorso non si era fermato un attimo si bloccò. Si girò verso Lucas e lo guardò sorpreso.
- Emma non ti ha detto... Non ti ha detto di essere incinta? -
- No! Non mi ha detto di essere incinta. -
- Ma tu mi hai detto che vi siete parlati. -
- Si, quella sera in macchina. -
- E non ti ha detto di starmi alla larga? -
- Si mi ha detto di starti lontano e di non provare a rovinare la vostra storia. -
- E tu gli hai dato retta? -
- Si. -
- Ma non perché aspettava un mio bambino? -
- No, non era quello il motivo. -
Matias si passò la mano sulla fronte sudata, ora era lui quello confuso.
- Ma scusa allora... Allora perché l'hai ascoltata? Perché gli hai dato retta. -
- È... È difficile da spiegare. -
- Hai scopato con i tuoi compagni perché volevi farlo? Perché ti piace fare la troia? -
- Diamine no! - Lucas alzò la voce.
- L'hai fatto perché così io mi allontanassi da te? - ora la voce del più grande era incerta. Sperò con tutte le forze che fosse così.
- Si era per quello. -
Matias trattenne un respiro di sollievo, ma il suo cuore esultava.
- Quindi ricapitolando, Emma ti ha detto di starmi alla larga, hai scopato con i tuoi amici per allontanarmi, e il motivo non era perché Emma era incinta di un mio bambino? -
- E così! -
- E allora per quale cazzo di motivo l'hai ascoltata? -

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