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I Tiger persero il terzo set, ma riuscirono a vincere comunque il quarto chiudendo la partita.
Matias scese dal seggiolone in stato di trance, salutò le squadre e andò nel suo spogliatoio. Si mise seduto e si prese a pugni la testa. Era stato un'idiota. Aveva arbitrato malissimo, aveva addirittura cercato di punire i due ragazzi solo per rabbia. Non si era mai comportato così in vita sua. Ringraziò il cielo perché almeno non aveva compromesso il risultato della partita e nessuno degli altri arbitri era venuto ad assistere all'incontro.
Decise di farsi una doccia, così si spogliò e si buttò sotto il getto dell'acqua calda. Rimase a lungo sotto l'acqua bollente, in cuor suo sperava di sentir aprire la porta con Lucas che entrava come le altre volte. Ma non successe, quindi prese l'asciugamano e gocciolante uscì dalla doccia.
Si asciugò e si vestì in tutta fretta, aveva deciso di andare a vedere come stava Lucas. Doveva evitarlo, ma una forza sconosciuta lo spingeva sempre verso di lui.
Prese il borsone e si avvicinò allo spogliatoio dei Tiger. La porta era socchiusa e sentì delle voci parlare. Si mise dietro la porta e sbirciò nell'apertura.
- ...no dai ragazzi non mi va, lasciatemi in pace... -
- E dai principessa, solo un pompino a testa, non ti facciamo il culo solo perché ti sei infortunato. - ridacchiò Nicolas.
Matias osservò la scena: i tre erano seduti sulla panchina, Lucas in mezzo, mentre Nicolas con le mani sulla sua testa lo spingeva a chinarsi verso il suo cazzo che già duro, spuntava fuori dai pantaloncini. Denis intanto, da dietro, aveva le mani dentro i pantaloncini di Lucas e lo palpeggiava avidamente, mentre con una mano accarezzava il suo pene.
- ...vi prego, non mi va, non me la sento, quello che è successo l'altra volta non si ripeterà più...-
- È quello che pensi tu.- rispose Denis che proseguì
- Ora che abbiamo trovato una troietta come te, non ce la faremo di certo scappare. Non sai le volte che mi sono masturbato pensando a quando ti scopavo. -
- Vi prego, è successo una volta ed è stato uno stupido errore. -
- Oh no, non c'è stato nessun errore, volevi il cazzo e te l'abbiamo dato, ora tocca a te darci qualcosa in cambio. -
Denis smise di palpeggiarlo e gli prese la testa per spingerla,insieme al compagno, verso il cazzo già umido di Nicolas. Lucas provò a respingerli, ma erano troppo più grossi fisicamente e in due era praticamente impossibile fermarli.
Riuscirono a far arrivare la faccia di Lucas davanti al cazzo di Nicolas che lo prese in mano e iniziò a strofinarlo sul viso del libero che provava a reagire.
- Dai su apri quella boccuccia d'oro. -
-...N...no...-
Matias irruppe nella stanza.
-Lasciatelo stare. -
Io due lasciarono di scatto il libero, e si alzarono dalla panchina.
- Cosa cazzo vuoi? - disse Denis.
- Voglio che vi allontaniate da lui e lo lasciate in pace. -
- Chi sei? Il principe venuto a salvare la bella principessa? -
- No sono uno che vi spaccherà la faccia se non ve ne andate subito. Prendete le vostre cose e filate via se non volete problemi. -
I due si guardarono, incerti su cosa fare, poi presero le loro cose, si rivestirono in fretta e si avvicinarono alla porta. Matias si scansò per farli passare. Mentre passavano Nicolas lo guardò con aria di sfida e disse:
- Penso di farci paura? Ce ne andiamo solo perché ci è passata la voglia, ma non finisce qui. - Sorrise e se ne andarono.
Matias girò lo sguardo verso Lucas che era rimasto seduto a osservare la scena in stato di shock. Si avvicinò e si mise in ginocchio davanti a lui.
- Tutto bene? -
-... Ora si... Gra... Grazie...-
- Di niente. Ti hanno fatto qualcosa? Devo chiamare la polizia. -
- No...no non è successo niente grazie a te. -
- Ottimo, dai rivestiti che ce ne andiamo. -
- Io... Ehm... Dovrei ancora fare la doccia. -
- Beh, allora muoviti che tra poco ci chiudono dentro altrimenti. -
- Ecco io... È che non riesco a camminare. -
Matias si ricordò dell'infortunio e i suoi occhi andarono subito sulla caviglia, che era gonfia come un cocomero.
- Riesci a stare in piedi. -
- Posso provarci. -
Si alzò ma la caviglia cedette subito e Lucas franò addosso a Matias che lo prese al volo per evitare di farlo cadere. Si abbracciarono e Matias poté sentire l'odore di Lucas, un misto di deodorante e sudore. Non ne era disgustato anzi, era l'odore più buono del mondo. Rimase un attimo imbambolato, inebriato da quel profumo. Sarebbe rimasto lì ad annusarlo per ore. Si ridestò, lo rimise a sedere, si alzò e andò a prendere una seggiola che si trovava all'interno dello spogliatoio. La portò sotto la doccia che accese per far arrivare l'acqua calda. Tornò vicino alla panchina, mise un braccio intorno alla vita e l'altro sotto le ginocchia di Lucas e lo sollevò di peso.
- Che... Che fai? -
- Ti porto sotto la doccia. -
- Ma...ma... -
- Niente ma, ti siedi, ti spogli, ti lavi e quando hai fatto mi chiami che ti rivengo a prendere. -
- O...Ok. -
Lo appoggiò delicatamente sulla sedia e fece per uscire, quando Lucas parlò.
- Guarda che non mi vergogno di farmi vedere nudo da te. -
- Lo so, se è per questo non ti vergogni neanche di farti scopare davanti a me, sono io che preferisco evitare. -
- L'altra volta era... Era diverso... -
- Oh sì, molto diverso, eri nudo a 90 gradi, mi è bastato vedere quello. -
- No intendevo che io non... -
- Si tu non volevi, sei stato costretto dalle circostanze, me l'hai già detto, e ti ho già detto che non cambia la situazione di quello che hai fatto. -
Senza aspettare che rispondesse uscì dalla stanza delle docce e si mise ad aspettare seduto su una panchina dello spogliatoio.
Lucas si lavò velocemente, deluso dalla situazione che si era venuta a creare. Pensava che il fatto che Matias fosse intervenuto a salvarlo dai suoi compagni, avesse in qualche modo cambiato le cose, invece era tutto rimasto come prima.
- Ho finito. - urlò il libero.
Matias si alzò dalla panchina, prese l'accappatoio dal borsone di Lucas e glielo portò facendo attenzione a non guardarlo. Chiuse gli occhi all'ultimo istante per evitare ogni tipo di contatto visivo con il corpo nudo del giovane, che intanto si era alzato in piedi nella speranza di farsi osservare. Quando vide Matias con gli occhi chiusi, una smorfia di delusione fece capolino nel suo viso. Matias lo avvolse nel l'accappatoio e riaprì gli occhi. Lo prese di nuovo in braccio e lo riportò a sedere sulla panchina.
C'era un silenzio imbarazzante, così Lucas si vestì in fretta, avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto urlare contro Matias, dirgli di guardarlo, insultarlo, picchiarlo, tutto, ma non quello: ignorarlo.
Una volta finito, Lucas si mise il borsone in spalla, Matias lo prese sotto le ginocchia e se lo caricò sulla schiena a cavallina. Uscì dallo spogliatoio e dalla palestra, mentre il libero lo abbracciava forte, voleva fargli capire che era lui quello che voleva.
Arrivati al motorino Matias lo appoggiò sul sellino.
- Riesci a guidare? -
- Si, credo di sì. -
- Ok, ti vengo dietro per sicurezza. -
Matias seguì Lucas fino a che non arrivarono sotto casa sua. Scese dalla macchina e si avvicinò al motorino.
- Sali sulle spalle che ti porto dentro. -
- Ma tranquillo ce la posso fare da solo. -
- Sali, muoviti e non fare storie come i bambini piccoli. -
Lucas arrossì e si arrese. Mise le braccia intorno al collo di Matias e salì sulla sua schiena.
Arrivati davanti all'ingresso il libero si sporse per aprire la porta facendo avvicinare il suo viso a quello del più grande. Le loro guance si toccarono ed entrambi sentirono una scarica elettrica.
Entrarono in casa, e Matias lo portò in salotto. Ad attendere Lucas c'era la madre ancora sveglia, che leggeva un libro seduta sul divano.
- Ciao mamma. -
- Lucas... - Si voltò e vide il figlio sopra la schiena di Matias.
- Ma cosa ti è successo? - La voce si fece preoccupata.
- Niente di grava mamma, solo una distorsione alla caviglia. Lui è Matias, ha arbitrato la partita e poi si è offerto di portarmi a casa. -
Matias fece un cenno con la testa in segno di saluto e sorrise imbarazzato.
- Grazie mille, Matias. -
- Di nulla signora. -
Si avvicinò al divano e fece scendere delicatamente Lucas.
- Ora vado, mi raccomando tieni la caviglia sollevata e mettici il ghiaccio. -
- Già vai via? Resta ti prego, mamma diglielo anche tu. -
- Si ha ragione. - intervenne la madre. - Non le va qualcosa? Un caffè? Un thé? -
- No grazie mille signora, devo proprio andare, la mia ragazza mi aspetta a casa. -
- Ok, grazie mille per aver riportato mio figlio. -
- Si figuri. -
- Ciao Lucas. -
- Ciao Matias... Grazie... - rispose con una punta di delusione il giovane.
Matias salutò e uscì dalla porta.
Si avvicinò alla macchina, aprì la portiera e si mise seduto. Alzò gli occhi al cielo, sospirò e si accese una sigaretta prima di tornare a casa.

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