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Entrò in cucina che gli altri due erano già in piedi, intenti a fare colazione. Aveva il volto rilassato e un sorriso sereno stampato in faccia.
- Buongiorno ragazzi. - disse Matias mentre si avvicinava al mobile della cucina per prendere i cerali e il latte dal frigo.
- Buongiorno. - risposero in coro i due. - Dormito bene? - aggiunse Andrea.
- Decisamente si! - rispose il più grande sorridente.
- Voi invece? - chiese sorridendo. - Non pensavo di trovarvi svegli, dai rumori che sentivo, ho idea che non abbiate dormito molto. -
Manuele arrossì e abbasso la testa sulla tazza di latte per nascondere il rossore.
Andrea guardò l'amico maliziosamente e disse:
- Siamo stati rumorosi? Ho provato a tappargli la bocca, mentre lo penetravo, ma gemeva così forte che deve essersi sentito fino in camera tua. -
A quella risposta, Manuele quasi si strozzò con il latte, mentre da rosso diventava viola, imbarazzato come mai era stato nella sua vita.
- Per tappargli bene la bocca, avresti dovuto infilarci qualcosa. - rispose ridendo Matias.
- Hai ragione. - rispose Andrea. - Coglierò al volo il tuo suggerimento, la prossima volta. -
Manuele sputò quello che aveva in bocca direttamente nella tazza, per evitare di soffocare.
Alzò la testa, con gli occhi lucidi di lacrime, a causa della mancata respirazione. Li guardò entrambi in cagnesco, poi, dopo aver ripreso a respirare, rispose:
- Ve la fate finita? È già piuttosto imbarazzante così, senza bisogno delle vostre battutine. -
Matias e Andrea si guardarono e scoppiarono a ridere. Manuele li osservò offeso e mise il broncio.
- Amore, non ti arrabbiare. - disse Andrea. - Lo sai che noi siamo così, ce l'abbiamo sempre in bocca. - e gli fece l'occhiolino, mentre Matias scoppiava in una sonora risata.
- Andate a fanculo. - disse Manuele digrignando i denti.
- Oh, molto volentieri. - rispose Andrea. - Mi vuoi scopare subito o aspettiamo di finire la colazione? Sai, ho proprio voglia di sentire il tuo cazzo dentro di me! -
Durante la notte, l'avevano fatto altre due volte, con Andrea che aveva fatto sempre l'attivo. Ora Manuele aveva dolore alle gambe e al sedere, ma le sensazioni che aveva avuto, non le aveva mai provate. Si era sentito amato, protetto e cavoli, aveva proprio ragione Matias, Andrea scopava alla grande, quasi come un pornostar.
- Non sei divertente. - replicò Manuele piccato. - E se continui così, non mi vedrai nudo per molto tempo. -
Andrea alzò le mani mettendosi sulla difensiva.
- Ok, ok, me la smetto, non sia mai che la tua affermazione diventi realtà. E io non penso di poter fare a meno del tuo corpo. -
Si alzò e andò ad abbracciare il giovane da dietro, lasciandogli un dolce bacio sui capelli.
Matias osservava la scena divertito, era da tempo che non si sentiva così sereno. La compagnia degli altri ragazzi lo metteva di buon umore, anche se dentro di se, era agitato per quello che sarebbe successo quella sera.
- Quindi stasera ti vedi con Lucas? - chiese Andrea, tornando un attimo serio.
Matias squadrò Manuele, probabilmente era stato lui a raccontare ad Andrea quello che era successo la sera precedente.
- Allora non avete solo scopato ieri notte. - disse l'arbitro alzando il sopracciglio.
Manuele lo guardò colpevole.
- Scusa. - disse a bassa voce.
- Nessun problema. - rispose Matias divertito. - Tanto glielo avrei raccontato io oggi, mi hai risparmiato la fatica. -
Manuele si sentì sollevato e riprese a mangiare i suoi cereali, mentre Matias si rivolse nuovamente ad Andrea.
- Sinceramente lo spero. Se non si presenterà, vorrà dire che è veramente finita. Ma lui deve esserci, io voglio che ci sia! Non posso pensare all'idea che non si presenti. -
- A che ora vi vedete? -
- Cazzo! - disse Matias colpendoli la fronte con la mano. - Non gli ho detto l'orario. -
Prese il cellulare, appoggiato sul tavolo della cucina e mandò un messaggio a Lucas.
11:33 "Ti aspetto fino alle 22:30, se non verrai, capirò."
Appoggiò il telefono sul tavolo e riprese a mangiare la sua colazione, sarebbe stata dura aspettare fino alla sera.

Entrò nel palazzetto che erano le 21:30. Le porte dell'impianto erano sempre aperte, anche quando non c'erano attività, in fondo non c'era proprio nulla da rubare.
Raggiunse lo spogliatoio dell'arbitro e si mise seduto sulla panchina ad aspettare. Si era preparato bene, lavato e profumato, indossava una semplice t-shirt, pantaloncini corti e infradito, era troppo caldo per mettere le scarpe.
Iniziò a giocherellare con il cellulare, l'ansia che saliva ogni minuto che passava. Entrò sul profilo Twitter di Lucas e iniziò a leggere i suoi post, visualizzare le sue foto. Non c'erano foto insieme, una cosa che avrebbe subito dovuto fare, si ripromise, se il libero si fosse presentato. Le immagini lo ritraevano mentre giocava, mentre era in compagnia dei compagni di squadra, o da solo sorridente. Era bellissimo e vederlo e non poterlo toccare, lo faceva stare male.
Si accese una sigaretta, era vietato fumare all'interno, ma la tensione che aveva era troppa e doveva in qualche modo rilassarsi.
Attese con l'agitazione che aumentava ogni minuto che passava, le 22, poi le 22:15, ma di Lucas non c'era traccia. Il cuore gli martellava nel petto, si ritrovò con le mani in preghiera a sperare che il giovane si presentasse.
Gli stava per venire una forte emicrania, si massaggiò le tempie, cercando di far passare quel dolore e quel pulsare martellante.
Le 22:25. Ancora niente.
Aprì la chat di WhatsApp, entrò in quella con Lucas per vedere se avesse letto il messaggio. Le due spinte erano blu, aveva letto la notifica, ma non aveva risposto.
Le 22:30. Non c'era traccia del libero. Si stava sentendo male, voleva andarsene, ormai era chiaro, Lucas aveva scelto di non credergli, aveva preferito restare con Nicolas.
Gli occhi si gonfiarono di lacrime. Tentò di trattenerle, ma una scese lungo la sua guancia. Aveva perso la persona a cui teneva di più, per una sbornia. Per un litigio inutile, per il suo vizio di bere quando le cose andavano male.
Iniziò a piangere, non riuscendo più a trattenere le lacrime. I singhiozzi riempirono presto il silenzio della palestra. Si passò il dorso della mano sugli occhi, tentando di reagire.
- Ok... - disse ad alta voce. - È finita. -
Si alzò dalla panchina, pronto per uscire dallo spogliatoio, aprì la porta e si trovò davanti Lucas che lo guardava.
Matias spalancò la bocca, mentre le lacrime continuavano a solcargli il viso. Non riusciva a parlare, un groppo in gola gli impediva di emettere alcun tipo di suono. Alla fine riuscì a dire:
- Sei... Sei... Sei in ritardo. -
Lucas sorrise imbarazzato, si grattò dietro la testa e disse:
- Ecco io, avevo capito... Insomma avevo capito che dovevamo vederci dove ci siamo conosciuti... Così sono rimasto fino alle dieci e mezza nel parcheggio del tuo negozio. È lì che ci siamo visti la prima volta. Poi ho capito che intendevi qui, la prima volta che ci siamo veramente conosciuti è stata la sera che sono entrato nel tuo spogliatoio, così ti ho raggiunto. Scusami. -
- Non... Non c'è bisogno di scusarsi... È colpa mia... Insomma... Avrei dovuto dirti che era al palazzetto. Scusami tu. -
- Non fa niente... L'importante è che ora siamo qui. - rispose Lucas sorridendo.
Matias sorrise con le lacrime che ancora scendevano, bagnando le sue guance. Avrebbe voluto abbracciarlo, sollevarlo da terra e farlo roteare, dirgli quanto l'amava, ma non riusciva a muovere un muscolo, troppo sorpreso che Lucas fosse lì, troppo felice di trovarsi davanti agli occhi, l'amore della sua vita.
- Quindi ora che si fa? - disse Lucas.
Matias colto di sorpresa non sapeva come rispondere, eppure si era preparato il discorso da fare tante volte, quel giorno, davanti allo specchio.
- Ecco... Io... - balbettò. - Sono contento di vederti. - disse infine, guardandosi le mani per l'imbarazzo.
- Anche io. - rispose il più piccolo, in un sussurro.
Matias alzò la testa, sorpreso di sentire quelle parole. Lo fissò, imbambolato, le labbra tremanti.
- Ecco... Io... Non ho fatto niente con Manuele... Devi credermi. - si morse il labbro. - Io voglio stare con te, ti amo e senza di te la mia vita è un disastro. -
Lucas ascoltò con attenzione le frasi smozzicate di Matias, gli occhi lucidi per l'emozione.
- Io... Ti credo! - disse infine.
Si guardarono, emozionati, il cuore che batteva a mille all'ora. Matias mosse un passo verso Lucas. Un altro passo. Poi un altro ancora. I loro sguardi sempre fissi.
Fu Lucas a fare l'ultimo passo, fino a scontrare il suo petto con quello di Matias. Appoggiò la sua guancia al torace del più grande, ascoltando il battito accelerato del suo cuore.
Alzò la testa e lo guardò.
- Ti batte forte il cuore. - disse sottovoce.
- ... Si! - rispose Matias in un sussurro.
L'arbitro abbassò la testa, fino ad avere il viso del più piccolo a pochi centimetri dal suo. Fece per baciarlo, poi si bloccò.
- Po... Posso baciarti? -
Lucas sorrise, si mise in punta di piedi e mentre accostava le sue labbra a quelle di Matias, disse:
- È da quando sono arrivato che aspettavo questo momento! -
Unì le sue labbra a quelle di Matias, mentre una lacrima di gioia, scendeva sulla guancia del più grande.

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