Cercò per tutta la notte di staccarsi dal corpo caldo di Lucas, ma il libero lo aveva arpionato e non lo lasciava andare. Il suo cazzo era duro ed era praticamente uscito dalle mutande, e come se non bastasse, il culo del giovane era a contatto con le sue parti intime. Passò tutta la notte in quella situazione fino a quando decise di alzarsi, un altro po' in quella posizione e sarebbe esploso.
Raggiunse il bagno e decise di farsi l'ennesima doccia per raffreddare i suoi bollenti spiriti.
Restò per parecchio sotto l'acqua sperando di smorzare l'erezione, ma aveva un fottuto dolore alle palle. Fece l'unica cosa possibile in quel momento, si masturbò e venne copiosamente in pochi minuti. Il battito del cuore tornò regolare e il pene iniziò finalmente ad abbassarsi. Finì di lavarsi, si asciugò e tornò in camera. Si mise degli slip puliti e rimase un attimo imbambolato ad osservare Lucas che dormiva, il lenzuolo che si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro, che in quel momento era profondo.
Guardò l'orologio della sveglia, le sei del mattino e decise di andare in cucina. Mise su il caffè e preparò la colazione. Non aveva chiuso occhio, a parte l'occhio pesto, che era chiuso di suo. Sorrise a quel pensiero stupido e iniziò a mangiare.
Bevve un sorso di caffè e uscì in terrazzo a fumarsi una sigaretta. Respirò a pieni polmoni la leggera aria mattutina, era fresco e dei brividi percorsero il suo corpo nudo. Aveva passato la notte abbracciato al ragazzo che desiderava da mesi, ma non era successo niente. Non era quello il modo in cui avrebbe voluto stare a letto con Lucas. Sì certo era stato bellissimo stare abbracciati insieme, ma avrebbe voluto fosse successo in altre circostanze.
Spense la sigaretta e tornò in casa. Lucas era davanti a lui, che lo fissava. Era avvolto nel lenzuolo, come se fosse un mantello, dal tessuto bianco spuntava fuori il torace magro e liscio del libero, e in basso una parte dei peli pubici era scoperta. Rimasero a fissarsi per un minuto senza parlare, i loro sguardi che vagavano sui loro corpi.
Matias stava per eccitarsi nuovamente, desiderava così tanto quel corpo, ma non era così che avrebbe voluto vederlo nudo, non in quella situazione, non in quel modo.
- Buongiorno. - disse Lucas, continuando a far vagare il suo sguardo sul corpo di Matias.
Il più grande lo notò e arrossì. Si guardò le parti basse, pensando di essere nudo, poi tirò un sospiro di sollievo notando che aveva almeno indosso le mutande.
- Buongiorno. - rispose finalmente. - Dormito bene? Come va la testa? -
- Hai un fisico bellissimo. - rispose il libero ignorando completamente le domande di Matias.
- Gra... Grazie. -
- Penso di non aver mai dormito meglio. - alla fine rispose.
- Sono contento. Hai fame? -
- Un po'. -
- In cucina ti ho preparato la colazione. Ripreso dalla sbornia di ieri sera? -
- Si, dormire con te mi ha fatto passare tutto. -
Matias arrossì e non rispose.
- Vestiti, ti aspetto in cucina. -
- Ecco io... Non ho niente da mettere, i vestiti sono sporchi di vomito. - rispose imbarazzato.
- Ah giusto, che stupido, vieni ti dò qualcosa di mio. -
Lo raggiunse e lo superò andando in camera da letto, aprì l'armadio e tirò fuori una tuta, mutande e calzetti puliti.
- Metti questi, ti staranno un po' larghi, ma non ho niente della tua misura. -
- Andranno bene. - rispose Lucas, lasciando cadere il lenzuolo e restando totalmente nudo.
Matias si girò di scatto dall'altra parte, lo stava provocando?
- Non ti piaccio? - disse Lucas all'improvviso.
- Io... Io... Ti prego copriti. -
- Perché? Perché non mi guardi? Almeno saprai se ti piaccio più io o il tuo amico. -
- Lucas... Non è il momento di parlare di certe cose. -
- E quando sarebbe il momento? Ieri ero ubriaco, ma ora sono sobrio, quanto vuoi aspettare prima di chiarirci? -
- Non fare il bambino, copriti, fai colazione e ti porto a casa, poi avremo modo di parlare nei prossimi giorni. -
- No! - disse alzando la voce. - Credo di meritare almeno delle spiegazioni e le voglio adesso. -
Matias rimase in silenzio e Lucas riprese a parlare.
- Perché non ti giri? Perchè non mi guardi? Perché non hai voluto fare l'amore con me? Perché ieri sei intervenuto se poi non sono io quello che vuoi? -
La voce del libero iniziò a tremare. Matias non lo guardava, ma sapeva che stava per piangere.
- O... Ok... Indossa i vestiti e poi parliamo. -
- Bene. -
Lucas armeggiò per alcuni secondi con la tuta e disse:
- Fatto, ora puoi girarti. -
Matias fece un sospiro di sollievo e si girò. Lo trovò in mutande, che lo fissava.
- Avevi detto che eri pronto. -
- Infatti lo sono. - rispose maliziosamente. - Sono vestito tanto quanto te. -
- Non sei corretto. -
- Oh sì invece. Se tu stai in mutande, perché non posso starci io. -
- Perché...perché no! -
- Qual'è il problema signor arbitro? Il fatto che ti eccita guardarmi? -
- Perché fai così questa mattina? -
- Pensi che mi sia passato tutto? Credi che il fatto che ieri sera sei intervenuto abbia cancellato i miei pensieri? -
- No, non penso questo, ma pensò che dovremmo parlarne in un altro momento. -
- E quando vorresti parlarne? Dopo che ti sei scaricato dentro il corpo del tuo amico? -
Matias era sconvolto, Lucas lo stava provocando e lui non riusciva a reagire.
- Perché sei così aggressivo? -
- Non sono aggressivo, cerco solo delle risposte. -
- E io ti ho detto che te le darò, ma prima ti vesti, ti riporto a casa e stasera ne parliamo insieme. -
- Perché non ora? -
- Perché sono le sette del mattino, ci siamo appena svegliati, non ho dormito un cazzo e voglio essere totalmente lucido quando risponderò alle tue domande. -
Lucas rimase un attimo a riflettere, poi disse:
- Ok, allora ci sto! Mi porti a casa, e torno da te stasera, niente cena in un ristorante romantico, solo io, te e una pizza, e facciamo a modo mio, ok? -
- Ok, stasera, e facciamo a modo tuo. -
Lucas sorrise, il suo sguardo era deciso e malizioso, sapeva quello che voleva, e guardando i suoi occhi, Matias pensò che quello non era un ragazzino di 17 anni, no, quello era un uomo che sapeva cosa voleva.
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Seventeen
RomanceMatias ha 26 anni, fa un lavoro che non ama e vive con la sua ragazza da 6 anni. I due sono in crisi e gli unici momenti di serenità sono quando va ad arbitrare le partite di pallavolo, sport che ama. Tutto cambia quando nel negozio dove lavora ent...