12.

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Valerio
Ero diretto verso lo studio, non era molto distante da casa mia quindi decisi di raggiungerlo a piedi anche perchè sentivo di aver bisogno di un po' tempo per me stesso.
Seguii un percorso più lungo, passando in una zona tranquilla con dei condomini a pochi piani. Al secondo piano di uno di questi, dietro alla ringhiera, notai una ragazza seduta sullo skateboard che faceva avanti-indietro muovendo il bacino, con il cellulare tra le mani e le cuffiette nelle orecchie. Poi si sdraiò sopra la tavola ed udii le parole della canzone che stava canticchiando. Non riuscii a scorgere bene il suo viso perchè c'erano quelle sbarre metalliche avvolte da una leggera rete di plastica che me lo impedivano, senza contare il fatto che si trovasse al secondo piano di un edificio.


Giulia
Mi sedetti sullo skateboard posizionato vicino alla ringhiera che dava sul marciapiede. Non c'era il traffico dato che era una zona tranquilla e molto piacevole. Adoravo starmene fuori, in quel modo. Cercai una posizione più comoda, facendo aderire il mio ventre alla tavola di legno mentre continuavo a canticchiare.
Poi alzai lo sguardo in un gesto distratto, giusto per perdermi tra le poche e sfumate nuvole che sporcavano il cielo azzurro, ma lo sguardo mi cadde su una persona che stava camminando. Era un ragazzo, vestito totalmente di nero. Assottigliai gli occhi a due fessure, per studiare meglio quel passante. Quei capelli portati all'indietro ed il fisico muscoloso risaltato dal portamento e dallo stile dell'abbigliamento: non era uno scherzo della mia mente, era davvero Valerio!
Mi tolsi di fretta le cuffiette dalle orecchie, mentre il mio cuore batteva all'impazzata. Mi alzai facendo leva sullo skateboard che, quando riappoggiò le ruote sul piastrellato del balcone, provocò un rumore sordo e fastidioso.
«Valerio!» urlai, vedendo che lui continuava nella sua camminata. Si voltò, trovando una me agitare la mano in segno di saluto.
«Aspettami! Scendo subito, ti rubo due minuti!» lo avvisai.
Stava eretto immobile con la schiena dritta e le mani in tasca ed un sorriso sul volto. Persi qualche secondo ad ammirarlo dall'alto, per poi precipitarmi dalle scale saltando qualche gradino.
Mi sistemai i capelli e gli abiti e varcai la soglia, stringendo nervosa il telefono nel palmo della mano.
Lui era fermo, nella posizione di vari secondo prima, in tutta la sua bellezza. Come qualche settimana prima. Come sempre.
Appena mi avvicinai, lo vidi strabuzzare appena gli occhi, in un gesto dettato più dalla sorpresa, da ciò che sembrava.
«Hey!» mi salutò. Il mio cuore perse un battito.
«Ciao.» ricambiai con un sorriso timido, mentre lo studiavo da vicino.
«Oh, scusa se ti ho rubato del tempo, ma non potevo lasciarmi scappare l'occasione.» mi giustificai arrossendo, risvegliandomi dai miei pensieri poco casti.


Valerio
Lei? Di nuovo la ragazza del concerto, ma cosa ci faceva a Roma? Lei non era di qui, per quanto io ricordassi.
«Tranquilla, non avevo fretta.» le risposi rassicurandola, sfoggiando un altro sorriso.
Mi chiese se potessimo scattarci una foto ed acconsentii. Le sue guance si dipinsero di un rosso più acceso quando portai il mio braccio ad avvolgerle le spalle, facendo avvicinare i nostri visi: la mia guancia era a pochi centimetri dalla sua.
«Poi mandamela.» mi uscì spontaneo, non ci credevo nemmeno io.
Mi guardò stupita ed euforica.
«Davvero?» balbettò.
«Sì, certo.» riconfermai, convincendo anche me stesso di ciò che in precedenza avevo affermato.

Poi ci abbracciammo in un gesto naturale per poi sorriderci quando sciogliemmo il contatto.
«Ora vado in studio a registrare il nuovo disco. Magari ci si rivede.» La salutai con un occhiolino e lei sorrise ancora, per poi voltarsi e rientrare nell'abitazione.

Il cuore nelle tracce // Ser TravisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora