48.

606 35 19
                                    

Mi incamminai verso casa tenendo il telefono all'orecchio. Non parlavo, né io né lui: eravamo avvolti in un silenzio che non saprei descrivere. Non era imbarazzo, ma nemmeno ansia, agitazione. Credo fosse una pausa per riflettere e qualunque cosa ci fosse venuta in mente avremmo potuto dirla, senza trovare il coraggio di comporre un numero e far partire la telefonata, o senza poter rileggere innumerevoli volte il testo di un messaggio che probabilmente non avremmo mai inviato.

-Ehm... Vale?- provai ad aprire un discorso.

-Sì, dimmi.- parlò con la sua voce roca che io tanto adoravo e sorrisi automaticamente.

-Ma... Con il lavoro come va?- chiesi timida.

-Tutto bene. Tu stai studiando? Ti senti pronta?- chiese timoroso -quasi- di una mia risposta. È strano sentirlo -in un certo senso - debole, come se una mia parola potesse spezzare il suo equilibrio. Ma so che non è così, probabilmente mi sto solo illudendo.

-Beh, più o meno... Qualche materia la ricordo meno delle altre, ma bene, dai.-

-Mh, capisco.-

-Tu? Con cosa sei uscito?-

-Io col sessantaquattro: non ero una cima. È già tanto essere uscito in cinque anni.- e rise, coinvolgendo anche me.

-Aspetta 'n attimo che metto il vivavoce.-

-Devo scoprire qualcos'altro?- chiese cupo facendo riferimento alla discussione avuta prima.

-No no, tranquillo.- Staccai il dispositivo dall'orecchio e azionai il vivavoce.

-Ecco.-

-Cosa devi fare con il vivavoce? Devi fare sentire ciò che dico a tua madre per avere l'approvazione?- chiese ridendo.

-Uh, per il matrimonio ha già concordato.- e risi molto, facendo ridere nuovamente anche lui.

-Ah, allora è vero che mi vuoi sposare.- disse con voce felice.

-Sai quante ti vogliono sposare? Basta leggere i commenti su Intagram e trovi tante di quelle morte di cazzo che non ti dico. Poi tu che magari metti le emoji di cuori o baci con frasi carine o cose del genere, con foto magari a petto nudo e attivi i loro super-ormoni da troie.- dissi finendo nuovamente in una risata. Circa dieci minuti fa stavamo litigando, ora stiamo ridendo come matti: siamo strani, io ne vado fiera.

-Ah, lo so. Ogni tanto leggo i commenti.-

-Porello. Comunque ho trovato ciò che volevo. Mentre parlavi ho cercato il nome dell'albergo dove alloggerò. È quello dietro alla pizzeria, in via 'Degli Equi' a San Lorenzo. Hai presente? È vicino a stazione Termini, al Colosseo, alla fontana e quindi al centro. Ho visto che otto notti costano cinquecentosessanta euro, non molto. Uno di questi giorni prenoto, così sono sicura che ci sia la stanza. Beh, te l'ho detto così sai dove starò. È una buona zona?-

-Sìsì, la zona è buona ed anche il prezzo per essere quasi in centro. Ma... Mh, invece di pagare ed alloggiare da sola, magari poi tornare a casa da sola, insomma non si sa mai che persone ci possano essere, nonostante non sia malfamato come paese. Mh, perchè non vieni da me? Abito con gli altri, però ognuno ha la propria abitazione. Io ho un bicamere, una stanza è uno studio, ma il letto c'è insieme al resto, è solamente disordinato. Beh, se accetti la prposta, inizio ad ordinarlo e per quando torni sarà come una stanza normale. Beh... Ti va?- Parlava molto velocemente e sembrava altrettanto imbarazzato.

-Ah, così puoi stuprarmi più facilmente?- La buttai sul ridere, perchè anche io non ero a mio agio.

-Comunque se non disturbo... Va bene.- continuai insicura.

Il cuore nelle tracce // Ser TravisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora