29.

624 32 5
                                    

Andai al mio parco, non avendo voglia di percorrere lunghe distanze. E, sfortunatamente, trovai Marco seduto sulla mia abituale panchina. Ma che cazzo, sempre in mezzo? Ovunque vada lo trovo! Che si levi dalle scatole, Dio! Sembrava che mi aspettasse, poi si alzò e quando mi baciò due volte le guancie appoggiò la mano su un mio fianco. Puoi pure tenertela a posto quella mano, eh, non mi dispiace mica.
-Allora, tutto bene?- iniziò una conversazione dopo esserci seduti sulla panchina.
-Diciamo... Tu?-
-Oh, che succede?-
-Nulla, a parte qualche litigata con i miei genitori. Tu?-
-Oh, beh, io tutto okay.- Gli sorrisi e scese il silenzio. Non può mai mancare. Proprio.
-Senti, ti volevo chiedere... Ehm... Sta sera c'è una festa in discoteca ed io e dei miei amici ci andiamo... Beh, ecco... Mi chiedevo, cioè volevo chiederti se ti andasse di venire con me... Va bene?- Era evidentemente imbarazzato: lo capii perchè si grattava la testa e non mi guardava negli occhi.
-Beh, sì, penso di poter venire. A che ora e dove?-
-Mh, alle ventuno ti passo a prendere.-
-Ma sai dove abito?-
-Più o meno, ma è meglio che mi mandi la posizione, il mio numero ce l'hai.-
-Oh, sì certo.- Controllai il mio orologio e segnava le tredici e qualcosa.
-Beh, è meglio che vada. Sai, è ora di pranzo e ho un po' fame.-
-Certo, va bene. A dopo.- Detto questo sì alzò e ripeté l'azione di quando mi salutò appena arrivata.
Tornai a casa ed avvisai mia madre che sarei uscita sta sera. Annuì solamente, probabilmente stanca di discutere ed avendo capito che ormai sono grande. Inviai a Marco la posizione e pranzai.
Il pomeriggio mi impegnai e ripassai storia, biologia e latino. Presi il telefono per rimetterlo in modalità 'vibrazione' e notai che fossero già le diciannove meno dieci minuti. Scesi in cucina e chiesi a mia madre cosa avremo mangiato. Fosse per me lo avrei fatto anche ora: ero stanca, nonostante avessi preso numerose pause durante lo studio. Così tornai in camera mia ed ascoltai 'Autodistruzione' di Luca J. Adoravo gli occhi di quel ragazzo, era davvero carino. Mai quanto Valerio. Alle diciannove e un quarto -circa- mia madre mi disse di raggiungerla in salotto perchè era pronta la cena. Mio padre, rientrato a casa poco dopo essermi seduta al tavolo, mi chiese come fosse andata la giornata.
-Bene, ho studiato storia, biologia e latino. Alcune tra le materie più complicate le ho ripassate.- risposi sorridente. Mia madre mi guardò sbalordita, convinta che avessi battuto la fiacca tutto il pomeriggio. Mangiammo delle mozzarelle con qualche verdura da contorno: era estate e non ci andava di mangiare pasti caldi. Aiutai a spreparare e tornai in camera a studiare fisica. Naturalmente non finii di ripassare tutto il programma annuale quando la mia sveglia delle venti suonò. Riposi il libro al proprio posto e scelsi cosa mettermi per la serata. Presi delle skinny non troppo sportivi e una canottiera con una stampa dettagliata e mi andai a fare la doccia. Mi vestii, mi misi dei semplici orecchini a cerchio e il mio orologio nero. Non sapevo come truccarmi, così -senza fare grandi cose- disegnai una linea spessa con l'eyeliner e ricoprii le palpebre con un ombretto scuro, abbinato ai pantaloni. Aggiunsi del mascara nero e un po' di lucidalabbra, giusto per dare un tocco di luce in più. Se Marco si fosse aspettato un abitino ed un trucco da modella, si sbagliava. Il minimo della lunghezza che un vestito può possedere per essere indossato da me -quelle rare volte- è minimo a metà coscia. Gli abiti succinti non fanno per me: non voglio che chiunque mi squadri le gambe e il mio fisico non perfetto, è una cosa che mi mette parecchio in soggezione. Erano le venti e quarantacinque quando finii di prepararmi ed alle cinquanta Marco mi inviò un messaggio avvisandomi che era arrivato a casa mia e che mi stesse aspettando. Salutai mia mamma e mio papà e scesi le scale. Ero un po' agitata: stare in mezzo a centinaia di persone non era il massimo, ma lo ero specialmente perchè mi aveva invitata un ragazzo, cosa mai successa fino ad ora. Vidi l'auto parcheggiata del mio amico nel parcheggio di fronte al cancello d'ingresso di casa mia. Aprii la portiera e salii.
-Hey.- dissi.

*Spazio autrice*
Eheheheh, ORA. INIZIA. IL. BELLO. No, non è bello, ma è un passaggio ''''fondamentale'''' (le virgolette, uh). Abbastanza fondamentale. Credo. Va beh, preparatevi a tutto perchè la mia mente sadica scrive qualune cosa malata le venga in mente(?).😈 La frase precedente non aveva manco senso. Un manicomio, grazie.
Bene, leggete, leggete.😏

Il cuore nelle tracce // Ser TravisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora