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Valerio
Avrei avuto l'ultimo concerto di Radio Zero, a Perugia, verso sera. Così mi alzai dal letto, mi preparai ed uscii.
Decisi di andare a fare un giro per Roma da solo, non che mi piacesse la solitudine, -a parte in certi casi- ma ultimamente non mi sentivo nemmeno euforico. La causa mi era ignota, ma decisi di non pensarci altrimenti mi sarei innervosito non trovando soluzione.
Tornai a casa per pranzo, dopo essermi comprato l'ennesimo paio di skinny neri da aggiungere alla mia collezione. Poco dopo essere rientrato, sentii suonare il campanello. Mi trovai davanti un Briga sorridente che avrebbe aperto il mio concerto.
Lo invitai a mangiare con me ed accettò. Poi, verso le quattordici, dopo aver preparato il necessario nei nostri zaini, ci recammo in stazione. Ad aspettarci c'era il resto della crew che sarebbe stata con noi durante il concerto.

-

Il concerto era andato a meraviglia e, come sempre, mi ero divertito.
Intravidi delle ragazze la cui bellezza era proporzionale o forse addirittura inferiore al loro livello di essere ragazze facili, ma nonostante fisicamente attirassero molto, non me ne portai a letto nessuna. Non avevo nemmeno più questa voglia, solo il palco e la mia musica sapevano rallegrarmi.

Giulia
Da tempo avrei voluto visitare Roma e, magari, incontrare i miei rappers preferiti, anche se con la fortuna che mi ritrovavo ad avere era già tanto se arrivassi sana e salva a destinazione.
Lunedì feci la proposta ai miei genitori: chiesi loro se potessimo recarci nella capitale, sarebbe stato divertente anche per la mia sorellina minore, per loro sarebbe stata una breve pausa rilassante dal lavoro ed io avrei visitato il luogo e mi sarei arricchita culturalmente, dato che avrei dovuto esporre una città italiana a scuola. Sapevo di non essere l'unica probabilmente a presentare questa località, ma è sempre stata una città che mi ha attirato. I miei genitori, anche se inizialmente titubanti, accettarono l'offerta in cambio di qualcosa da parte mia: avrei dovuto concludere la maturità del liceo con un punteggio di novanta centesimi, minimo.

Il giovedì sera eravamo in macchina: destinazione Roma. Mentre ascoltavo della musica, la mia mente non seguiva minimamente le parole di essa, ma fantasticava su possibili, ma impossibili nella realtà, modi di incontrare i ragazzi di Honiro.


Quando arrivammo, trovammo ad accoglierci una signora sulla cinquantina, molto cordiale.
Mi sentivo più vicina ai miei rappers preferiti ed anche ad uno dei miei tanti sogni, ovvero quello di incontrarli e ringraziarli uno ad uno per avermi aiutato inconsapevolmente.
Appena la mia schiena toccò la superficie morbida e comoda del materasso, crollai in un sonno pesante.
«Giulia, svegliati. È ora di pranzo, ormai.» udii, ma ero ancora in uno stato di dormiveglia e non capivo chi fosse.
Mugolai qualcosa di incomprensibile anche per me e mi girai dalla parte opposta della provenienza di quella voce. Poi mi sentii scuotere ed aprii gli occhi trovandomi davanti mia madre sorridente. Ancora nel mio stato di shock, lei iniziò a parlarmi. E fortunatamente sa che non deve tentare di dialogare mentre sono ancora mezza addormentata! Riuscii a sentire qualcosa come "Perchè hai sorriso durante tutto il tuo sonno?" e, non ancora lucida, risposi di getto.
«Ho abbracciato lui.» uscì dalle mie labbra come un sussurro, ma doveva solamente rimanere nella mia testa. Ci fu un momento prolungato di silenzio, dove riuscii a svegliarmi completamente. Poi mi portai in posizione seduta, fissando mia madre.
«Lui chi?» domandò con uno strano sorriso. Spero non stia pensando che mi piaccia qualcuno che frequenta la mia scuola, dato che i ragazzi sono tutti quanti alquanto poco carini, a mio parere. Sorrisi dal mio ragionamento, per poi risponderle.
«Mamma, non guardarmi così.»
«E allora chi era questo 'lui'?» chiese nuovamente, mimando le virgolette sull'ultima parola.
Sbuffai, presi il telefono e lo sbloccai, girandolo verso mia madre.
«È lui che intendevo.» risposi sorridente. Sul mio sfondo era presente una foto di Valerio, cioè Ser Travis. Lo studiò attentamente anche se sapeva chi fosse dato che avevo parlato molte volte di questo ragazzo.
«Ah, ma è solo lui. Carino.»
Spalancai la bocca, basita.
«Solo lui?!» domandai retoricamente sottolineando la prima parola.
«Carino?! Mamma, ma l'hai visto?!» continuai sbigottita.
Mia madre scoppiò a ridere.
«Oh, tesoro. Non lo vedo come tu lo immagini, potrebbe essere mio figlio.» concluse, per poi abbandonarmi tra le coperte a fissare il vuoto.

Il cuore nelle tracce // Ser TravisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora