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-Vale, ehm, levati: la pasta si attacca.-

-Oh, già.-, poi corse in cucina.

-Vieni ad assaggiare!-

-Mh, manca un altro po'.- commentai dopo aver mangiato una pennetta di pasta.

-Dopo pranzo usciamo con gli altri?-

-Cioè Giorgio, Luca, Giulio e Luca?-

-Giulio è a Milano.- mi ricordò con un tono quasi freddo.

-Ah, vero. Credo che siano arrivati anche i miei amici, magari chiamo anche loro, okay?-

-Certo, così avrò modo di conoscerli.- Recuperai il mio cellulare dalla valigia e ci accordammo.

-Quindi non si sistema nulla oggi...-

-Vedo che hai capito.-

-Te l'ho detto! Una grande leggenda non sbaglia mai!-

-Sìsì, la legenda è sui libri.- dissi per poi fare scoppiare entrambi a ridere.

-Oh, io la scolo: c'ho fame!- sbuffò dopo qualche istante di silenzio.

-Sì, Vale, pure io.-

-Cosa ci vuoi?- mi domandò dopo aver diviso la pasta tra il mio ed il suo piatto.

-Boh, è uguale.-

-Ma io ho notato che dici spesso 'Boh'. Questa cosa mette in difficoltà le persone, specialmente quelle che ci tengono al tuo parere e non vogliono darti qualcosa che tu preferisci di meno.-

-Uffa! È da diciannove anni che me lo ripetono i miei parenti! Vi lascio la scelta, rispondo in questo modo su cose superficiali. Non mi importa mangiare la pasta con il pomodoro o con, che ne so, il tonno, perchè mi piacciono entrambi ed è indifferente. Mi hanno anche detto che non posso rispondere sempre in questo modo e io ho risposto che sarebbe bastato pormi la domanda giusta o mettermi davanti ad una decisione più seria ed avrei risposto senza problemi in positivo o in negativo, a seconda del caso.-

-Okay, ho capito. Vada per il tonno.-

-Va bene. Dammi, condisco io.-

Dopo aver consumato il mio pranzo, mi lavai i denti e ci sedemmo sul divano, dove -attraverso il cellulare di Valerio- invitammo gli altri. Non mi cambiai, ero vestita normalmente e sarebbe bastato per un uscita con amici -al bar, probabilmente- fatta eccezione per la maglietta.



-Avevi gli occhi brillanti quando li hai visti.- mi disse quasi amareggiato, guardando davanti a sé e mantenendo un braccio sul bracciolo del divano.

-Su, Valè, sono comunque le persone che hanno accompagnato un bel periodo della mia vita e sai, non li avevo mai incontrati prima.-

-Porto avanti la mia tesi.-

-Ho visto che mi hai guardato male, prima. Comunque sono simpatici, mi è piaciuta molto l'uscita: è da rifare.-

-Sì, sicuramente. Anche i tuoi amici non erano male.-

-Orgoglioso!!!- lo canzonai.

-No, realista!-

-Facciamo da mangiare o prendiamo la pizza?- chiesi entusiasta. La nostra uscita era andata molto per le lunghe, infatti erano già le diciannove e qualche minuto.

-Cosa me lo chiedi a fare? So che in questo caso avresti risposto 'pizza'.- mi rispose ridendo.



-Principessa, ecco a voi.- disse Valerio porgendomi il mio pasto imitando i camerieri dei grandi ristoranti, aggiungendo il nomignolo ridicolo. Dopo aver questionato per chi pagasse le due pizze ed aver fatto aspettare il fattorino impaziente, finalmente avevamo potuto sederci a tavola e la ebbe vinta lui anche questa volta.

-Ti ho detto che non mi piace come soprannome.-

-Va bene, principessa.-

-Vaffanculo.- Dopo il mio insulto ironico, si alzò dalla sedia, venne da me e mi schioccò un bacio sulla guancia. Stava riportando il busto in posizione eretta per ritornare al suo posto, ma lo fermai.

-Vieni qua, banano.- Cinsi il suo collo con il braccio e lo attirai a me. Nella fretta di compiere il gesto un po' imbarazzante, non centrai precisamente la guancia, ma un punto più vicino alla bocca. Io mi chiedo: non avrebbe potuto tenere la testa storta, invece di girarla? Finimmo la cena discutendo di qualche discorso di poco conto e lo aiutai a sistemare il tavolo. Ci sistemammo sul divano e cercammo qualche buon programma, che trovammo. Io non lo seguii, ma iniziai a pensare alla persona che avevo accanto: fino a qualche mese fa potevo solo sognare ciò che stavo vivendo e dovevo considerarmi fortunata. Mi accolai al suo petto e lui mi strinse a sé con un braccio. Questo è il Paradiso, non c'è altra spiegazione; stavo così bene con lui, sentivo una sensazione strana nella pancia anche solo a vederlo. Presa dal momento di euforia, lo abbracciai rimanendo nella posizione di prima. Solitamente la mia felicità non dura molto, ma non voglio che tutto questo si rovini, non anche la relazione con Valerio che -attualmente- è la persona più importante per me. Forse tutte queste cose dovrei dirgliele, ma non credo provi lo stesso: io lo conosco da una vita, lui da decisamente molto meno.

-Madò, sto scomodo così.-

-Mi levo?-

-No no. Aspetta che mi sdraio.-

-Vieni.- mi invitò a braccia aperte, una volta che si fu sistemato nella posizione desiderata. Avrò avuto sicuramente le guance rosse, anche perchè sono una persona che si imbarazza molto. So che è anche sinonimo di insicurezza, ma sin da piccola sono stata così. Mi sdraiai sopra di lui: avevamo pancia contro pancia e la mia testa era posta sul suo petto e toccava il suo collo olivastro. Mi accarezzò la guancia scoperta e mi sorrise, probabilmente aveva visto che ero fucsia dalla luce che emanava la televisione. Ci scambiammo un'occhiata intensa e mi mossi un po' per sistemarmi i pantaloni che -durante il cambio di posizione- erano leggermente scesi. Anche se non si intravedeva nulla, mi dava fastidio non averli ben indossati. Lui mi fissava, fino a quando non lo sentii mugolare -momento in cui distolse lo sguardo- e mi fermai all'istante. Putroppo anche le nostre intimità combaciavano, per questo ha avuto questa reazione. Insomma, non ero una figa pazzesca, ma sfiderei chiunque ragazzo ad avere sopra di sé una ragazza per lo meno carina -detto con tutta la modestia di questo mondo- ed essere completamente indifferenti. Non finimmo di guardare tutto il film, perchè lui si addormentò. Capii che fosse stanco, così scesi dal suo -bel- corpo, spensi la tv ed accesi la luce.

-Vale, vieni.- sussurrai cercando di alzarlo ed accompagnarlo al suo letto. Di risposta ricevetti un mugolìo, così riprovai. Dopo vari tentativi, riuscii a farlo sdraiare sul suo materasso, socchiusi la porta ed andai nella 'mia' camera. Indossai il mio carino pigiama estivo e mi sdraiai, prendendo -stranamente- dopo poco tempo sonno. Quella sera feci un sogno assurdo: mi immaginai di essere in ospedale -con varie flebo conficcate nel mio braccio- e, da una parte del letto, c'erano tutti i miei amici e parenti ammassati per vedere come stessi, dotati di occhi a palla fuori dalle orbite e sproporzionatamente grandi, perfetti per scrutare ogni dettaglio; dall'altro lato del letto -alla mia destra- era presente un Valerio sorridente che chiuse la finestra appena mi vide leggermente tremare. Poi, mi svegliai.





*Spazio autrice*

3... 2... 1... Via alle fangirl che sono in voi! Ohh, che bello che bello. Erika, avevo detto che c'è di meglio eheheh. Vi piace il capitolo? Per voi aveva un senso metaforico il sogno di Giulia? Uh, come riempiranno queste giornate i due bufali?😂 Uh, poi scusatemi se non ho agiornato, ma accedere da Chrome è una roba orrenda, si va malissimo, poi in questi giorni sono stata parecchio occupata.

Ci 'vediamo' nel cinquantaquattresimo capitolo!👍

P. S. Sii, sono riuscita a mettere l'effetto, yee. (Preparatevi;))

Il cuore nelle tracce // Ser TravisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora