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L'ultima immagine visiva che è presente nella mia mente è il cielo di un particolare celeste interrotto da qualche nuvola bianca e sfumata.
Non è stata una bella idea aspettare che mi passasse il dolore fisico sdraiata su una panchina finendo per addormentarmi.
Scossa da un brivido, recuperai il mio cellulare che segnava l'ora. Erano passati all'incirca una quindicina di minuti da quando le mie palpebre si chiusero, eppure mi sembrava di aver dormito un'eternità.
Fortunatamente il mio skateboard si trovava ancora sotto la panchina, dove lo avevo posizionato, e fu un sollievo sapere che nessuno avesse provato a rubarlo.
Mi alzai a fatica tirando i muscoli per riattivarli, notando che il fastidio era passato.
Attivai nuovamente il display per controllare le notifiche che prima non avevo letto e tra esse c'era anche un messaggio da parte di Valerio.
"Hey, piccola." esso recitava, facendomi spuntare un sorriso sul volto.
"Ehy, ti serve qualcosa?" gli risposi. Infondo lui non c'entrava nulla in questa questione e, riflettendo, non avevo modo di essere arrabbiata con lui.
"Ce ne hai messo di tempo, eh?" La sua risposta arrivò dopo qualche minuto, mentre vacillavo tra scegliere di tornare a casa o rimanere seduta per qualche altro minuto.
"Mi sono addormentata su una panchina, mi faceva male il petto." risposi mentre sceglievo la seconda opzione con tutta me stessa quando uno sbadiglio lasciò la mia bocca.
"Su una panchina? Non hai limiti, davvero." Poi un altro. "Al petto? Tutto okay?"
"Tranquillo, ora sto bene." digitali velocemente mentre mi alzavo per ripulirmi i pantaloni e la maglietta.
"Sto scrivendo ancora, sono in studio."

Forse dormire su una panchina mi ha messo di buon umore o forse è semplicemente il dormire che mi rende meno insopportabile.
Parlare con Valerio, oggi, dopo la mia dormita, mi ha fatto lo stesso effetto delle prime volte, nonostante prima che mi addormentassi non la vedevo così.

Mia madre, tornata a casa, non ha voluto chiedermi nulla dato che sa quanto posso essere sgarbata in certi momenti. Sono stata io a parlarne, a raccontarle tutto. Anche in passato, quando ero particolarmente felice, mi capitava di raccontarle qualunque lieto pensiero mi passasse per la mente, con un sorriso radioso ad illuminare il mio viso.

-

È iniziato un nuovo giorno e la decisione di iscrivermi all'università o meno mi aspetta in un cassetto semiaperto della mente.
Quando iniziai le scuole superiori ero intenzionata a diventare una psicologa o un'analista, ma col passare degli anni queste idee si sono un po' sfumate dall'originale. Mi piacerebbe specializzarmi nella sociologia criminale, ma anche la psichiatria ha qualcosa di interessante.
In ogni caso, dovrei iscrivermi all'area "formazione, filosofia e servizio sociale" dell'università della mia città, ma farlo comporterebbe cambiamenti che non voglio affrontare, ad esempio il dovermi impegnare nello studio, dare esami e non godere più della libertà che io voglio. Ma forse lavorare sarebbe peggio, sarei ancora più costretta a seguire un certo stile di vita, anche se ciò frutterebbe denaro -che a me serve.
«Giulia, ricorda che oggi siamo a pranzo dalla nonna!» esclamò mia madre entrando nella mia stanza rimediando subito al buio aprendo la finestra.
Mi rigirai svogliata nel letto, sbuffando e coprendomi il viso con il cuscino.
«Posso rimanere a casa?» domandai pur sapendo che la risposta sarebbe molto probabilmente stata negativa.
«No. La nonna vuole vederti, è da due mesi che non vai da lei!»
«Ero a Roma...» le ricordai con tono scocciato.
«Appunto, ora ti muovi ad alzarti e prepararti? Sono già le undici, dobbiamo arrivare prima per aiutarla a cucinare gli ultimi cibi.»
«Come se non avesse già preparato tutto...» sussurrai.

Come ogni pranzo a casa di mia nonna, è stato prevedibile. Cibo in abbondanza e lunghe chiaccherate. Non erano molto entusiasmanti le loro conversazioni, preferivo di gran lunga ascoltare la voce di Valerio.
«Hey, come stai?» domandai non appena accettò la telefonata.
«Hey, ciao principessa. Qui tutto bene, tu?» mi salutò marcando il nomignolo che tanto odiavo.
«Uhm, mi annoio...» gli risposi precedendo uno sbuffo.
«Ah, stavi pranzando? Non ci ho nemmeno pensato.» domandai lanciando un'occhiata all'orologio appeso alla parete. Egoista.
«Stavo gustando il dolce e pensavo che è come te.»
«Gesto molto romantico paragonarmi ad una torta...» gli risposi facendo arricciare le labbra in un broncio, anche se lui non poteva vedermi. Udii la sua risata alla mia affermazione. Stupenda come sempre.
«Beh, credevo fosse carina come cosa.» rispose con un tono allegro.
«Non lo è per nulla!» esclamai con tono indignato.
«Mia nonna mi ha ripetuto che le piaci, dice che sei una brava ragazza.»
«Di certo più del nipote.» risposi ironica facendolo nuovamente ridere.
«Anche io sono a pranzo da mia nonna.» aggiunsi.
«Voglio conoscere i tuoi parenti.» dichiarò, poi.
«Non credo sia una buona idea...»
«Perchè no?» domandò.
«Ahm, non credo che piacerebbero loro tutti quei piercing che hai sulla faccia, lo sai. Ad esempio a mia nonna, per non spingerci lontani, dice che se una persona è bella lo è senza quei cosi -come lei li definisce- e che un viso pulito è sicuramente più gioviale e giovanile.» gli spiegai gesticolando anche se non poteva vedermi. Era un'azione che replicavo anche se non dialogavo con una persona faccia a faccia.
«Non mi importa, io voglio conoscerli lo stesso.» rispose sicuro.
«Comunque ti amo.» mi ricordò raggiante per l'ennesima volta.
«Hai paura che me ne scordi?» domandai con una risatina.
«Anche. Ma specialmente voglio ricordarti che tu sei mia.» rispose con voce roca. La voce che io amo.
«Ed ora vorrei essere con te, a stringerti i fianchi e ricordare a tutti di chi sei.» continuò.
«Ti amo.» dichiarai con un sorriso a trentadue denti. Come ho potuto, anche solo per un istante, avere avuto il dubbio di aver preso la scelta giusta? Non concepisco come io abbia potuto mettere a confronto Marco e Valerio e chiedermi se preferissi davvero il ragazzo che attualmente è il mio fidanzato.
È nei momenti come questo che sento dentro di me di aver preso la decisione giusta, forse ogni tanto la vita spiana la strada meno faticosa.

Spazio Autrice

Per primissima cosa, vi devo ringraziare un cifro perchè siamo arrivati a 16.3K. Nell'ultimo mese siamo cresciuti di più di 2K senza che io avessi aggiornato, quindi grazie ancora. E vedere che questa storia vi piace, è una motivazione in più per spingermi a scrivere meglio.
Credo di essere migliorata rispetto ai primi capitoli della storia e lo dico con tutta la modestia.
Infatti, quando ho tempo, cerco di sistemarli senza cambiare la trama, ma arricchendo solamente il dizionario.
Quindi grazie per supportarmi, mi fa davvero piacere.
Perdonatemi se non ho aggiornato, ma non ho molto tempo e alcune volte avevo molta ispirazione per le altre storie che ho nelle bozze.
Ora ho le idee un po' più chiare per il corso di questa, quindi cercherò di mettermi al lavoro.
Grazie ancora.

Giulia.

Il cuore nelle tracce // Ser TravisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora