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Mi risvegliai con il viso e la testa doloranti. Avevo battuto la testa e poi Jessica mi spiegò che si era molto preoccupata e che aveva provato a rianimarmi a suon di schiaffi. La ringraziai anche se non c'era proprio nulla per cui poterla ringraziare, poi andai a sdraiarmi a letto.
«Vuoi che ti porti qualcosa?» mi aveva chiesto lei.
L'unica 'cosa' che volevo era Giulia, ma - quando realizzai che mi aveva tradito- il mio viso tramutò in un'espressione disgustata ed amareggiata.
«Lasciami solo.» le ordinai cercando di rendere il tono di voce più deciso possibile.
«Valerio, sei sicuro che...» tentò.
«Ho detto vattene!» urlai interrompendola.
«Senti, non è mica colpa mia se se n'è andata!» rispose lei allo stesso modo uscendo dalla stanza sbattendo la porta.
Anche questa rincoglionita ci mancava... Sapevo che a Giulia non sarebbe stato bene, ma mi sentivo in dovere di ospitare Jessica per un vecchio favore enorme che lei mi aveva fatto.
Dopo qualche minuto sentii bussare alla porta della camera, ma non risposi non volendo sentire la voce stridula della mia ex.
«Vale... Ritornerà.» e dopo di ché sentii la porta d'ingresso sbattere. Era andata via anche lei? Ed io ora con chi cazzo sto? Le avevo detto di uscire dalla camera, non di tornare a casa sua.
Notai che erano ormai le tre e mezza del pomeriggio tra una cosa e l'altra ed entrai in WhatsApp e guardai il profilo di Giulia. Aveva ancora la nostra foto ed involontariamente sorrisi nel vederci così felici. Me la dovrei riprendere? In fondo credo di amarla e posso veramente lasciarla sfuggire? Davvero voglio affidarla a quel coglione? Ma dove cazzo è ora? Dove la trovo? Roma è grande e chi mi assicura che non sia uscita dalla capitale?
Dio, Dio, Dio, Dio.
Mi vestii talmente in fretta che rischiai di inciampare nei miei stessi passi quando mi stavo infilando gli skinny.
In poco tempo ero nella mia Smart alla ricerca. Chiesi informazioni anche a dei baristi ed ai vari negozianti, ma nessuno disse di aver visto una ragazza come la descrizione che stavo fornendo loro. Posso chiamare la polizia? E come la rintracciano senza cellulare? Voglio provare a cercarla ancora, questa volta la troverò.
Ormai sono le sette di sera, di Giulia non ho traccia e sono veramente tentato di chiamare la polizia. Ci sono tanti di quei malviventi a Roma, potrebbe succederle di tutto e poi pioviggina, dove cazzo può essere finita? No, no, no, no! Non posso accettare che le sia accaduto qualcosa per colpa mia. Decisi di chiamare i soccorsi che mi comunicarono che avrebbero mandato un paio di agenti a ricercarla, ma dato che non erano passate le necessarie ore per considerarla scomparsa, non fecero altro.
Ero un fascio di nervi e non riuscivo ad immaginare cosa avrei fatto se davvero le fosse successo qualcosa di grave.
Alle nove meno un quarto -circa- sentii il campanello suonare e mi alzai come una molla, sperando fosse qualche notizia dai poliziotti. Quando chiesi chi fosse, però, rimasi sorpreso a sentire la voce di Giulia. Le aprii la porta e la vidi lì, in piedi, fradicia e con la testa bassa come una cane bastonato. Mi fece venire una voglia assurda di abbracciarla, ma mi aveva fatto prendere uno spavento non di poco conto e poi mi aveva tradito. Come potrei accoglierla così? La feci entrare con un'espressione di disprezzo in volto e lei si sedette sul divano.

Giulia's pov
«Valerio... Senti...»
Sì, ero gelosa di lui. Fa strano ammetterlo, ma credo di amarlo. Sono stata tutto il giorno fuori, nascosta per non farmi trovare anche se effettivamente non sapevo se qualcuno mi stesse cercando. Non avevo soldi, cellulare, cuffie, cibo o bevande con me, solo i miei vestiti ed i miei pesanti pensieri. Rifugiata dov'ero, riuscii a trovare un momento di pace con la mia mente e riuscii a riordinare le idee. In fondo che mi aspettavo? Ero quella da qualche settimana e basta, no? Che cazzo glie ne frega a lui di me? Insomma, quella era davvero una ragazza bella, io non ho nemmeno lontanamente il suo fisico. Perchè dovrebbe preferire me? Lei è la sua ex, la conosce molto meglio. Io chi sono, in fondo? Sono solo una semplice fan che si è illusa di aver superato il rapporto idolo-seguace e di essere entrata in contatto con Valerio e non con Sercho. Io mi sono mostrata vera da subito, lui probabilmente non sempre.
Credo di essere qui da un bel po' di tempo e devo dire che il crepuscolo di una città sconosciuta fra gli alberi di non so quale parchetto nascosto senza nessuno accanto è un po' inquietante. Io adoro girare di notte, ma ora non vorrei stare qui nonostante non sia ancora buio. Come se non bastasse, anche la pioggia influisce sulla sfortuna che già ho. So che stare sotto gli alberi è pericolossissimo, ma indossavo dei leggins ed una maglia, come avrei mai potuto ripararmi? Adoravo sentire le gocce di pioggia percorrermi il viso, perchè nascondersi? Era come se il cielo piovesse tutte le lacrime che io non sono mai riuscita ad esternare negli anni. Aprii le braccia, alzai il viso e sfuggii dai rami dell'albero e lasciai che l'acqua mi infradiciasse. Credo fosse una specie di pensiero psicologico, come se quelle gocce potessero entrare nella mente e lavare via i pensieri. Effettivamente mi rilassavo e non mi preoccupavo mai se poi mi sarei ammalata o se mi fosse successo altro. Stavo bene da sola, ma non con me stessa.
Iniziai a sentire freddo e provai a scaldarmi, ma nonostante fosse estate, avevo la pelle d'oca. Devo tornare da Valerio per forza? D'altra parte non conosco nessun'altra abitazione di qualcuno che mi ospiterebbe.
Suonai e mi aprì. Sentivo che mi stava riversando addosso il suo disprezzo in un silenzio, ma mi accomodai comunque e provai ad aprire un discorso.
«Non spiegarti, hai fatto bene.» disse prendendo in mano la situazione. Alzai lo sguardo stupita, ma lui si stava fissando l'aggancio del braccialetto torturandolo, forse era nervoso anche lui perchè probabilmente è una situazione delicata e poco avrebbe potuto farci cadere oppure risistemare tutto.
«Dovevo sfogarmi.»
«E non ti dò torto, ripeto.» continuò senza guardarmi.
«Quindi?» domandai non capendo.
Si morse il labbro, prendendo a martoriare il braccialettino.
«L'ho... -provò a dire, poi si schiarì la voce- l'ho scoperto, Giulia.» Cosa avrebbe scoperto?
«Pensavi di tenermelo nascosto per quanto ancora, eh? Credevi che sarebbe stato tutto così liscio e che tu saresti riuscita nel tuo piano? Lo sai che le bugie hanno le gambe corte!» urlò alzandosi di scatto facendomi sobbalzare.
«Vale, ma... Di che parli?» domandai visibilmente confusa.
«Oh, oh, certo, certo... -disse quasi ridendo nervosamente- Ora fai anche finta di niente, davvero bello!»
«Cosa...» provai a dire.
«Ma in fondo che mi aspettavo da te, eh?! Una ragazzina libera, che cazzo pensavo di trovarci in te, porco dio!» urlò ancora tirando un pugno al muro.
«Valerio, stai calmo! Per favo-»
«Ma calmo un cazzo! Perchè cazzo dovrei calmarmi?!» urlò nuovamente. Provai a fermarlo, ma rispose di nuovo allo stesso modo:«Non mi toccare!» mentre spostava bruscamente il braccio verso l'alto per impedirmi di sfiorarlo.
«Valerio, non capisco!»
«Ma smettila! Sai benissimo di cosa parlo!»
«Dio cane! Ti ho detto che non so cosa intendi!» urlai anche io. Mi guardò negli occhi un attimo, furioso per il tono ed il linguaggio usati.
«Marco? Marco, non ti dice nulla il suo nome?!»
«Cosa dovrebbe dirmi?» chiesi perplessa.
«Tutti i messaggi dolci del cazzo, no eh?»
«Quali messaggi?»
«Dio Cristo, sei anche andata a raccontargli che cazzo è successo!»
«Ma porca Madonna, dove cazzo li hai visti?!» chiesi allo stesso modo.
Camminò furioso con le braccia lungo i fianchi e le mani strette a pugno fino a quella che era la mia stanza, poi tornò con il mio telefono sbloccato tra le mani fisso sulla chat con Marco.
«Questi?! Chi cazzo me li spiega?!» urlò girando il telefono ed indicando con un dito. Tirai un sospiro di sollievo e scoppiai a ridere, Cristo che coglione.
«Che cazzo ti ridi?!»
«Sono vecchissimi 'sti messaggi.» risposi pacata con un sorrisetto.
«Ah sì?!»
«Sì, guarda la data.» e girò il dispositivo e notò le date. La sua faccia era un misto tra 'oh cazzo, che figura di merda, tutta questa sfuriata per nulla ' e 'comunque se li sono scambiati'.
«Mh, e questo?» domandò già più pacato, riferendosi ad un ultimo messaggio che non avevo letto. Quando lo vidi, rimasi a bocca aperta.
«Su, dillo che gli hai raccontato ciò che è successo e che tra voi c'è altro.» disse nervoso, ma contenendosi.
«No, Vale, davvero io non gli ho raccontato niente. Ma come ha potuto dal nulla inviarmi una cosa del genere? Ma cosa gli passa in quella testa?» parlai rileggendo il contenuto del messaggio.
«Smettila di fingere.»
«Vale, Dio Cristo, è così! Ti pare che io stia fingendo?!» escalamai convinta fissando i miei occhi nei suoi.
«Mh, effettivamente sembri sincera...»
«Se non ti credo nemmeno quando sei qui, figurati quando torni a casa...» sussurrò poco dopo sedendosi sul divano.
«Sì, ma io vorrei spiegazioni per l'altra storia.» dissi.
«Oh, su, ora muoviti a raccontare.» insistei.
«In realtà aveva dimenticato apposta le chiavi per restare a dormire da me, lo avevo intuito. Pensava che fossimo soli, ma c'eri tu.»
«Ah, ho fatto il terzo in incomodo, scusate se non avete potuto scopare per colpa mia! Figurati quanti corni mi metterai!» mi uscì spontaneo.
«Ma che corni?» domandò corrugando le sopracciglia.
«Fatto sta che quando ha saputo che non mi avrebbe smosso e non avremmo fatto ciò che voleva, ha rotto il cazzo per dormire con me e per non sentire rompimenti che c'avevo sonno, l'ho lasciata dormire qui.» disse finendo con un piccolo sorrisetto.
«E comunque non mi ha fatto né caldo né freddo.» sussurrò furbo avvicinandosi a me facendomi sbuffare.
«Quindi la cosa è risolta?»
«Mh, a parte una manciata di pugni che lui si merita, il resto è risolto.» rispose poggiandomi una mano sul fianco.
«Ah, molto easy.»
«Easy sto cazzo, che mi hai fatto preoccupare un cifro.»
«Ah, davvero?» domandai furba.
«Sì.» mi rispose attirandomi su di lui e prendemmo a baciarci piano e dolcemente.
«Ma quella vipera?»
«Se n'è andata da sola. Ora pensa a me, però.»
«Certo, bellone mio.» Sentirmi sua era una sensazione estasiante, mi sentivo davvero parte di lui.
«Mh, se ogni qualvolta che litighiamo facciamo pace così, con te ci litigo ogni secondo.» disse lui mentre se ne stava sdraiato con le coperte poggiate fino alla pancia ed il suo fiato si stava regolarizzando. Io probabilmente ora sembravo una ragazza dopo aver finito i lavori nei campi, lui invece era doppiamente attraente con i capelli spettinati, il fiato corto e la fronte ed il corpo imperlati di sudore.
«Oh, ma nemmeno ora stai un po' zitto? Parli troppo!»
«Perchè perdere occasioni di far sentire la mia voce?»
«Sei troppo egocentrico! Basta, basta, me ne vado!» esclamai ironica.
«Vie' qua, principessa mia.»
«Ecco, ora posso seriamente andarmene.»
«Princiipeeessa!!!» ripetè apposta sapendo quanto mi desse fastidio quel soprannome. Non riuscii a tenergli il finto broncio perchè finì in una risata e si guadagnò un bacio inaspettato che lo fece sorridere sulle mie labbra. Credo di amarlo veramente.


Spazio Autrice

Scusatemi se non ho aggiornato, ma non ho molto tempo.
Uoh, ho anche superato la lunghezza solita di parole del capitolo e vabbè, spero vi piaccia.
Allò, vi sembrerà strano che sto coglione decide di chiamare la polizia alle 8/9 di sera e che abbia cercato sta tipa tutto il giorno, ma ragionando loro sono tornati da una festa. Ecco, si fa anche l'alba a volte quindi per lo meno si riesce a svegliarsi all'una dormendo una media di ore equivalente ad otto. Poi loro hanno dormito fino alle due e mezza/tre del pomeriggio, la lite è avvenuta in quei minuti e Valerio l'ha cercata tutto il pomeriggio.
Se avete consigli o critiche da fare, sapete che sono sempre ben accetti.
Qualcuno andrà agli instore di Giulio?
Grazie, perchè qui cresciamo sempre più.

Giulia.

Il cuore nelle tracce // Ser TravisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora