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Imboccai la stradina, svoltai l'angolo e vidi il mio amato parchetto sempre più trasandato. Varcai il cancelletto e seguii il mattonato guardandomi intorno: adoravo notare i cambiamenti della natura e questo luogo era parecchio cambiato da quando lo avevo lasciato.
Scorsi una figura, quella che identificai essere Marco, seduta su una panchina. Mi avvicinai e notai che avesse la testa china fra le mani ed i gomiti poggiavano sulle ginocchia.
«Marco...» sussurrai piano con paura che potesse nuovamente sbraitarmi contro. Spostò le grandi mani dal viso ed alzò lentamente lo sguardo per scoprire degli occhi velati di lucido. Ero riuscita a far piangere un mio amico ed il senso di colpa nasceva dentro di me. Sapevo quanto potessi essere crudele, stronza ed egoista se lo volessi, ma non credevo di aver fatto così male a Marco. Non mi pentivo di essermi fidanzata con Valerio, ma iniziavo a valutare se avevo fatto veramente la scelta giusta.
Se il mio fosse un rifiuto della realtà, ovvero di provare qualcosa per Marco, solo perchè è presente come limite la mia relazione con Valerio? Eppure non mi è mancato in questi mesi, per questo credo che ciò che provo per lui sia solo un grande affetto.
«Non volevo ferirti.» asserii.
«Hai solo questo da dire?» domandò con un filo di voce.
«Sinceramente non so nemmeno cosa dirti, però so per certo che vederti stare male per causa mia mi fa intristire.» risposi sedendomi vicino a lui.
Tornò nella posizione in cui era prima che attirassi la sua attenzione.
«Hai davvero pianto?» domandai da stupida, piano, con paura di disturbarlo.
«Sì, ma solo qualche lacrima.» rispose nemmeno sgarbatamente. Lo abbracciai, cogliendolo alla sprovvista.
«Preferisco starti lontana per un po' almeno finché non accetterò la realtà.» mi comunicò non ricambiando il mio abbraccio e facendomi spostare da lui, scoprendosi gli occhi, asciugandosi le guance ed alzando il viso.
«Come vuoi, Marco.» sussurrai un po' incredula, ma comprensiva nei suoi confronti.
«Ti voglio bene, scusa ancora.» continuai poi lasciandogli un bacio sulla guancia per poi alzarmi e ripercorrere la strada lungo il mattonato senza mai voltarmi.
Fuori dal parchetto mi sedetti a terra e valutai se proseguire davvero e lasciare che Marco potesse uscire definitivamente dalla mia vita o tornare indietro.
Mi alzai in modo lento, estenuante e poi avanzai un passo.
«Valerio è il mio nuovo capitolo.» sussurrai a me stessa alzando il viso ed incamminandomi verso casa a testa alta.

«Ha deciso di andarsene.» fu la mia unica frase quando entrai nuovamente a casa e mia madre capì al volo di cosa stessi parlando. Mi rifugiai nella mia camera e lei non provò a parlarmi perchè mi conosceva e sapeva che non le avrei detto nulla finché non lo avessi deciso io.
Introdussi il primo EP di Valerio nello stereo al massimo volume ed iniziai a ripensare all'amico che avevo appena perso. Forse Valerio non riuscirà ad aiutarmi e ciò che pensavo di noi stava già perdendo credibilità. Tra i vari pensieri, mi tornò in mentre anche la mia amica a distanza Chiara. Sono più di quattro mesi che non la contattavo e non avevo molto interesse a scriverle. Il nostro legame era davvero forte ed è andato in frantumi, nonostante le inutili promesse.
«Ciao Vale...» sussurrai quando rispose alla telefonata.
«Hey, abbassa un po' 'Un pezzo per chi mi odia' che non sento.» rispose sempre con un tono allegro. Abbassai il volume così da lasciargli la possibilità di chiedermi cosa fosse accaduto con Marco.
«Ha detto che non vuole più vedermi finché non accetterà questa storia.» risposi con un tono basso.
«Questa è la nostra storia, ci sono io con te.» cercò di rassicurarmi Valerio.
«E non potrei esserne più felice, ma a lui mi ero affezionata.»
«Insomma, non eri tu quella del 'Che mi importa degli altri? Possono morire tutti'?» domandò facendosi serio.
«Sì, ma...» tentai.
«Ma nulla, non voglio che stai male per qualcuno che vorrebbe averti in modo morboso e malato.» mi interruppe serio ed autoritario.
«Malato? Malato?! Marco non è malato!» esclamai incredula ed offesa.
«Giulia, che cazzo, tu sei mia!» esclamò alzando il tono di voce e non risposi. Non sapevo nemmeno io cosa avrei dovuto dire o come avrei dovuto comportarmi. Non sapevo se dovevo sbraitargli contro per difendere Marco o ripetere a Valerio che lo amavo e che l'avrei fatto anche in futuro. Il mio lato razionale mi aveva abbandonato, l'unica cosa che mi veniva naturale in quel momento era stare zitta, aspettare il prossimo passo. Mi sembrava di essere tornata ai vecchi tempi, non mi sentivo più completamente libera.
«Io...» sussurrò Vale abbattuto. Se fosse stato davanti a me, l'avrei abbracciato, ma tramite un telefono non sapevo cos'altro dire. Lasciai il telefono sul letto, mi alzai ed aumentai nuovamente al massimo il volume dello stereo. Era davvero strano che le solite canzoni riuscissero a cullarmi, sempre i soliti testi che ormai conoscevo come le mie tasche e che il ragazzo, che li cantava con tanta determinazione, non riuscisse a consolarmi.
«Giulia?» domandò.
«Forse ti riesce meglio in rima.» risposi senza tono, fredda, alludendo al fatto di aiutare le persone.
«Io ti amo.» mi disse quasi malinconico.
«Scusa Valerio, non voglio che ti complichi la vita per me e tutti i miei problemi.»
«Ricorda che io voglio starti accanto, ricorda che io ti amo.» concluse. Non lo salutai nemmeno e terminai la telefonata lanciando il telefono ai piedi del letto. Cadde anche, creando un tonfo sordo che nemmeno si sentì tra le note di quella melodia.
«Voglio essere libera, fanculo tutti!» urlai in preda alla rabbia ed alla frustrazione tirando e lanciando il cuscino, poi recuperando il telefono, gli auricolari, le sigarette e lo skateboard. Uscii di casa sbattendo la porta, ignorando i continui richiami di mia madre. Mi allontanai il più possibile da quella casa, fermandomi quando ormai le mie gambe erano stanche di prendere la rincorsa, quando avevo rischiato di morire investita troppe volte anche se nemmeno mi interessava.
Non lo definivo fuggire dai problemi, perchè ovunque andassi loro erano sempre con me, attaccati ai miei panni ed alla mia mente come i miei fantasmi.

Il cuore nelle tracce // Ser TravisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora