9.

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Il mattino seguente mi svegliai -come si suol dire- 'con il piede giusto'. Mi sembrava di rivivere la sensazione di qualche settimana prima, nell'attesa del giorno del concerto. Percepivo, però, una sensazione meno euforica dato che l'importanza dell'accaduto era meno rilevante. Iniziavo a pensare che fosse lui che mi facesse quell'effetto, ma forse sembrerebbe troppo una frase ad effetto, soprattutto per il fatto che io lo conoscevo dal punto di vista artistico, chissà nella vita privata com'era? Magari era anche antipatico!
Dopo essermi preparata ed aver fatto colazione, presi il mio skateboard ed uscii a farmi un giro. Girovagai per le strade della città, senza alcuna meta precisa, fino a quando non mi imbattei in Marco, quel ragazzo che mesi prima avevo incontrato ad un parchetto e che frequentava la mia stessa scuola, ma che non vedevo mai. Sarà per via delle sue assenze scolastiche?
«Ciao.» mi salutò accompagnando un cenno della mano.
Cosa voleva da me? Era già tanto se gli avessi rivolto la parola una volta all'anno. Non che mi stesse antipatico, anzi era anche un ragazzo carino con i capelli bruni e gli occhi chiari, alto e non esageratamente muscoloso.
«Ciao.» risposi non interessata distogliendo lo sguardo.
Percepivo che mi stesse fissando, così riportai su di lui la mia attenzione.
«Sai, dato che non abbiamo nulla da fare, ti va di venire a fare un giro con me?» Sembrava imbarazzato.
«Cosa te lo fa pensare che io non abbia nulla da fare?» risposi in modo un po' troppo sgarbato e freddo, ma a volte mi piaceva mettere le persone a disagio per qualche istante.
«Ehm... Non lo so...» ammise incerto. Risi per la mia vittoria, ricevendo un'occhiata curiosa da parte sua.
«Dove hai intenzione di andare?» domandai, poi.
«Non lo so, ci facciamo un giro e parliamo. Ti andrebbe?»
Finsi di pensare alla risposta, giusto per tenerlo sulle spine qualche secondo.
«Sì, andiamo.» risposi sicura prendendo sottobraccio lo skate.

-

Dovevo ammettere che la passeggiata con Marco non era stata niente male. Ci eravamo conosciuti meglio ed anche divertiti.
A casa non trovai nessuno. Diedi un'occhiata al cellulare e trovai un messaggio.
Da 'Mamma': Siamo usciti, nel cogelatore ci sono delle pizze.
Possibile che Marco mi avesse fatto dimenticare l'esistenza del cellulare? Anche se fosse stato in silenzioso -come oggi- e sarei stata con un'altra persona, avrei molto probabilmente controllato le notifiche.
Non le risposi ed andai a posare il mio skateboard, mi lavai le mani e misi una pizza nel forno.

Accesi la televisione e misi a caricare il cellulare. Poi spostai nel piatto il cibo che avevo cucinato e lo divorai.

*Spazio autrice*
Grazie davvero alle persone che ancora seguono questa storia.
Al prossimo capitolo.

Il cuore nelle tracce // Ser TravisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora