Capitolo 5

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La puntata, tralasciando il grande imbarazzo che avevo provato verso l'inizio, era andata a meraviglia. Avevo cantato il mio inedito Quattro Mura ed avevo ricevuto quattro voti da parte dei Professori, vinti contro il mio amico Einar.

Avevo proposto a Bella, che si era esibita con Love On The Brain, di andare da qualche parte dopo la puntata e stavo aspettando fuori dal suo camerino. Non sapevo cosa stesse facendo, ma mi aveva chiesto di aspettarla un attimo ed era quello che stavo facendo.

Passarono minuti e l'idea che stesse male, che ad esempio le fosse improvvisamente venuto un forte maldipancia, si faceva sempre più credibile e ovvia, così entrai, trovando una scena forse da evitare e forse no. Lei era in reggiseno, seduta sul piccolo divano in pelle nera, si coprì con una maglietta nera, quella che stava probabilmente per indossare.

"Ti avevo detto di aspettare cazzo!" gridò.

"Scusa! Pensavo che ti fosse capitato qualcosa, è da tanto che sei qui dentro. Che sarà mai, non eri nuda, sarebbe come andare al mare insieme" sdrammatizzai la faccenda.

"Ma sai che spavento, eccomi" si rivestì tranquillamente, come immaginavo, la maglietta con cui si era coperta, una felpa tagliata a mano del Purpose Tour. Si abbassò il cappuccio e prese le chiavi e il cellulare, infilandoli nelle tasche al retro dei jeans.

Chiuse la porta a chiave e fece finta di niente, peggiorando solo la situazione, già divertente di suo. La guardai mentre si infilava una ciocca dietro l'orecchio, con quelle sue unghie tinte di un bianco opaco.

"Allora, dove andiamo? Io avevo un posticino in mente, sicuramente non sai neanche della sua esistenza, guido io, non si discute su questo. Ma prima di andare lì ci compriamo due birre e un pacco di sigarette" spiegò.

"Cosa hai in mente? Mi sto preuccupando" la guardai stranamente.

"Niente di pericoloso"

"A me il pericolo piace. Non voglio mettere in pericolo te, in realtà" iniziai a scherzare. "Cazzo, a cosa devo tutta questa gentilezza e galanteria? Non me la merito, tratta le altre così" sorrise.

"Non ci sono altre, nel mio cuore c'è solo spazio per lei, signorina" venni bloccato da una figura umana che si piombò davanti a noi. Irama, all'anagrafe Filippo, allievo del programma da solo due settimane, una in più rispetto a Bella.

"Ehi, dove andate ragazzi? ─ domandò curiosamente ─ Non ho niente da fare e gli altri hanno letteralmente organizzato un'uscita, quindi potrei venire con voi"

"La stavo riaccompagnando alla stazione perché parte per Milano, io invece vado a casa mia" mentii spudoratamente, prima che Bella potesse aprire bocca.

"Uhm... capisco, anche troppo bene, chi altro lo sa?" ridacchiò.

"Sapere cosa?"

"Che state insieme, insomma è ovvio, tu menti e non vuoi che io venga con voi, sei andato contro tutti gli altri per lei, uscite insieme, non sono stupido" rivelò, facendomi quasi scappare una risata.

"Siamo solo amici, dovete sempre fraintendere. Io non capisco, l'amicizia fra maschio e femmina non esiste?" sbraitò lei nervosamente.

"Ma l'hai visto come ti guarda per caso? Ne riparliamo fra un po', e poi vedremo chi aveva ragione ─ la sfidò ─ Ciao.. amici!" esclamò.

"Certamente, vieni Simone. Siamo in ritardo, poi dovrò aspettare il prossimo treno" disse, guardandolo male, mentre mi tirava per la maglietta. Lo salutai con la mano, fino a quando non arrivammo all'esterno dello studio.

"La prossima settimana è il tuo compleanno, vero?" chiese, salendo, per poi accendere il motore. Annuii con la testa, vedendo come un sorriso compiaciuto si formava sul suo viso, probabilmente causa di una sorpresa che lei e i ragazzi stavano organizzando.

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