La metro a Roma era un po' diversa da come me la ricordavo, gente che abbracciava gli amici o i familiari, o anche entrambi, ragazze indaffarate al telefono con un sogno nel cassetto da realizzare, adolescenti che piangevano per aver visto un'ultima volta qualcuno a loro importante. Poi c'ero io, che mi fermavo ogni venti secondi per scattare foto con persone che mi sostenevano, un bagaglio a mano e una giacca di jeans con il risvolto alle maniche.
Svoltai l'angolo e in quell'esatto momento vidi Emanuele e Brian, lasciai la valigia a pochi centrimetri da loro e li abbracciai pieno colmo di felicità. Volevo tornare alle mie abitudini per qualche giorno, senza di Bella, poteva essere brutto da dire ma mi mancava anche la mia vita prima di lei. In realtà mi mancava lei, di già, l'avevo seguita in streaming sul sito della Discover durante il viaggio, avevano mostrato semplicemente la puntata senza alcun retroscena, apparte cosa ci eravamo detti dietro le quinte prima che me ne andassi per essere intervistato.
«Fratè, non sai quante cose sono successe. Ci dovrebbero essere anche i tuoi qui, non ti trovavamo quindi ci siamo divisi e loro probabilmente stanno dall'altra parte» mi disse Emanuele.
Lo seguo un po' stordito, saturo di informazioni che mi avevano messo addosso ancora più inquietudine di quanta non ne avessi prima.
A pochi passi da lì c'era la mia famiglia, corsi da loro dimostrando la forte nostalgia di casa, addirittura delle volte in cui mia madre si arrabbiava, oppure quelle in cui mio padre mi diceva che ormai ero un uomo e dovevo comportarmi come tale. Dovevo smetterla di fare cazzate e finalmente, con l'arrivo di Bella, la mia serietà era venuta fuori.
«B, non sai quanto mi sei mancato! Sei stato bravissimo e non devi avere nessun rimpianto!» esclamò mia madre cogliendomi di sorpresa.
«Lo sai che non sono il tipo, sono felicissimo. È andata meglio di come mi aspettassi e sapevo perfettamente che prima o poi mi sarebbe toccato andare» risposi.
«Come stai Sà, cresci sempre di più» la presi in giro senza un motivo ben preciso. Era mia sorella e io ero suo fratello, era normale farlo.
«Sono io la più grande fra i due, non ti devi permettere eh. E tu come stai Si? Con la tua ragazza, va tutto bene?» mi diede una gomitata alzando le sopracciglia.
«Va benissimo, ora bisogna vedere come va fuori però. Dalla mia parte non ci sarà sicuramente nessun problema, non sono più un ragazzino. Ho smesso di fare lo stronzo, ora sono pulito. Sto preso bene» sorrisi camminando mentre raggiungevamo l'auto.
«Ti ha fatto proprio bene allora, vabbè, ti manca stare lì? È stato strano tornare a Roma e uscire dopo un mese da quella casetta?» chiese curiosamente.
«Decisamente sì, non sto ancora realizzando che sto andando a casa, da solo con voi, che la mia esperienza ad Amici è finita l'altro ieri. Penso che mi ci vorrà un po' a riuscirci» ammisi un po' rattristato.
«Immagino bro, oggi andiamo al solito posto?» chiese Brian e io annuii felice, il nostro posto era una specie di piscina abbandonata dove entravamo, era piena di graffiti fatti dal mio gruppo di amici. Volevo farne uno per Bella con il loro aiuto, dato che non ero poi così capace, ma non sapevo bene che scrivere.
«Che dici, se volessi scrivere qualcosa per Bella, se potrebbe fa?» proposi indietreggiando di qualche passo per non farmi sentire dai miei genitori e da mia sorella.
«Ma cazzo, se ti va possiamo fare anche un suo disegno, ha un bel viso, ci possiamo fare un bel lavoro. Per chi ci hai preso? Dei principianti?» mi domandò stupito.
«Porca puttana, eccome se mi va. Già immagino la faccia sua quando lo vede, ma tipo io vi mostro una sua foto e voi la ricreate? Che figata» annuì.
Entrammo in macchina, anche la macchina di papà mi era mancata, tinta di quel giallo orrendo ma allo stesso tempo fantastico, piena di ricordi ma realmente vuota. I ricordi non erano materiali, bensì impressi nella mia mente e nel mio cuore. Erano quelli i ricordi che contavano più di qualsiasi altra cosa.
[...]
Dopo un pranzo fatto solo in famiglia passato a parlare di quei quasi sette mesi avevo fatto un breve riposino e postato una storia su Instagram dove avevo messo come didascalia 'Ti strapperò dal viso quel sorriso che spesso nascondi'. Avevo deciso di tagliarmi i capelli in settimana e di finire quell'impresa di graffito, anche se io in pratica non avrei fatto assolutamente nulla se non scegliere l'immagine.
Volevo qualcosa in cui sorrideva, e scorrendo fra le sue foto sentivo tantissima nostalgia, mi mancava e non era banale per nulla come cosa. Ormai stare con lei era diventato un punto fisso nella mia vita e non poteva interrompersi all'improvviso come se niente fosse.
Mi si illuminarono gli occhi quando trovai la prescelta, era seduta su un divano in modo maldestro, stava facendo il dito medio e con quel suo sorriso mozzafiato riuscivi anche a non notarlo. Indossava una giacca stile militare con sotto quelli che sembravano degli shorts strappatissimi e delle calze a rete.
L'ottava meraviglia del mondo.
STAI LEGGENDO
La Nuova Stella Di Broadway.
FanfictionSimone Baldasseroni, in arte Biondo, classe '98, è il classico rubacuori, difatti si è avvicinato alla musica grazie alla sua ex ragazza. È sensibile, genoroso, protettivo con chi ama e con chi vede debole, cerca sempre di prendere ogni cosa in modo...