Capitolo 57

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«Te lo giuro! Quel pesce era più grande di Simone ai tempi, davvero... davvero gigante» disse mio padre, mentre eravamo tutti seduti nei divanetti del soggiorno dopo una deliziosa cena. Amava raccontare quella storia, quella del pesce enorme che avevamo pescato quando avevo circa cinque anni.

«Raccontaci qualcosa di te, o della tua famiglia, Bella. Sempre se non è un disturbo» le chiese mia madre, tentando di essere il più cordiale possibile. La guardai interrogativo alzando leggermente il sopracciglio sinistro.

«Non farlo... ─ sussurrai, ma tutti mi guardarono male ─ Cioè, intendo, non farlo se non ti va. Ecco tutto» feci spallucce.

«Mio padre era un uomo davvero severo, ma aveva un cuore così grande che poteva farci entrare tutte le persone che voleva. Cercava sempre di far sembrare che andasse tutto bene, io però sapevo tutto, anzi, peggio ancora, me lo immaginavo perfettamente» rimaso sbalordito.

Non avevo mai osato chiederle dei suoi genitori ed ostentavo a credere che lo stesse facendo per la prima volta davanti ai miei.

«Invece, mia madre era parecchio dolce e sensibile. Non ho assolutamente preso da lei, lo ammetto. La dolcezza non fa parte di me e dei miei modi di fare, ma sono molto fragile anche se tendo a nascondere questo mio lato. Tanto si è visto, chi voglio prendere in giro» continuò.

«Le tue fragilità non fanno di te una perdente, ma la vincitrice indiscussa della tua vita» alzai gli occhi trovando mia madre che teneva la sua mano sopra quella di Bella per darle conforto. Improvvisamente un sorriso si fece spazio sul mio volto.

«Direi che può bastare, sta tranquilla» intervenì mio padre notando che i suoi occhi diventavano sempre più lucidi. Sicuramente quella serata faceva parte delle più memorabili e non ci volevo neanche un solo brutto ricordo, niente di niente che potesse farmi sentire triste.

«Abbiamo sentito abbastanza cose su di te, Bella, del tuo passato, della tua infanzia. Ma sono quasi sicura che tu non sappia di come Simone era da piccolo o comunque in una fascia di età più ristretta, quindi è mio dovere farlo» sorrise Sara nel più bastardo dei modi.

«Non dire niente di compromittente, ti prego in ginocchio» la avvisai di non fare puttanate. Non avevo molto da nascondere, ma quel poco forse l'avrebbe infastidita.

«Beh, all'asilo litigava con chiunque, sopratutto se si trattava di ragazze. È sempre stato un po' altezzoso ed arrogante, ma spesso e volentieri per giuste cause. Diciamo che ha sempre avuto un carattere deciso, che nella sua più piccola età sfociava nel ridicolo. Ricordo ancora quando papà lo perculava» ridacchiò.

«Okay, ora basta! Che ore sono? Me sa che s'è fatta 'na certa» commentai capendo che era arrivato il momento di tornare in hotel, non era mia intenzione prendermi altre ramanzine, almeno non in quel periodo dove volevano le felpe verdi.

«Sono le dieci e un quarto, dobbiamo proprio andare» disse Bella un po' dispiaciuta, capivo perfettamente che la sua reazione non mentiva. Anche a me dispiaceva andarmene, ma ero stanco e ansioso per la puntata del giorno dopo. Ne mancavano pochi di pomeridiani e non aggiudicarmi un posto al Serale sarebbe stata una sconfitta per me.

«Allora, andiamo ─ mi alzai in piedi insieme a tutti gli altri raggiungendo il portone d'ingresso ─ È stato... bello, grazie raga. Vi voglio bene»

«Anche noi, ad entrambi. Sono contenta di questa relazione e spero possa proseguire per il meglio, tu pensa ad entrare al Serale. Buona fortuna, per tutto» ci disse mia madre Maria, per poi stringerci in un abbraccio.

«Buona fortuna per questa esperienza anche se non credo vi serva, è stato bellissimo trascorrere del tempo insieme e non vedo l'ora di rivedervi da vincitori» ci augurò Sara, anche lei ci abbracciò uno ad uno.

«Sai che con le parole faccio schifo quanto te, Simò. Quindi niente, ormai sei cresciuto e devi mostrà a tutti chi sei, oltre alla musica. Non date peso a quello che scrivono su internet perché ci sono anche tante persone che ve vogliono bene. In bocca al lupo» parlò, infine, mio padre.

«Grazie a tutti e... crepi, spero di vedervi il più presto possibile» sorrisi facendo capire cosa intendevo.

«Ci vediamo, è stata una delle serate più belle della mia vita e sono felice che voi siate i genitori del mio fidanzato. Sono fortunata» guardai Bella dolcemente.

«Ciao ragazzi» sorrisi infine, lei salutò con la mano un'ultima volta e poi Sara chiuse la porta. Pochi passi fino all'uscire completamente dalla mia umile dimora, entrammo in macchina recandoci tranquillamente verso l'hotel dove avevamo già trascorso quattro mesi e qualcosa.

Dopo quella sera la paura di non averla accanto per due mesi ulteriori era quasi svanita del tutto, perché fuori da quel contesto ci aspettavano avventure fantastiche, tante cazzate, piacevoli pomeriggi e tutto quello che lei si meritava di vitere.

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