Capitolo 13

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Il profumo d'ospedale che mi aveva fatto compagnia per una nottata intera era finalmente un pensiero irrelevante, dato che fra una piccola serie di attimi, avrei rivisto Bella. Il Dottore aveva comunicato a me e a Maria, che si era affrettata a venire la mattina dopo, avendo un rapporto confortevole con ognuno degli allievi, che Bella non era nella migliore delle condizioni e che avrebbe sicuramente dovuto farsi disintossicare e fare un parte di un gruppo d'aiuto, con tanto di sedute da uno psicologo specializzato nei casi come il suo.

Dai miei occhi si poteva notare una stanchezza che non avevo provato mai, mischiata con il non volersene andare, almeno non finché lei non sarebbe stata bene, al sicuro, con affianco qualcuno che la volesse bene quanto gliene volessi io.

"Chi è Simone? È lei? Mi segua, la sua amica lo vuole vedere" mi sorrise una Dottoressa, Maria mi fece una carezza sulla schiena capace di trasmettermi forza. Stando il silenzio sapeva farti tranquillizzare nel migliore dei modi, sapeva capirti, e farti dimenticare tutto quello che c'era attorno.

Camminai lentamente, frastornato tra dei pensieri sia negativi che positivi, ma poi la vidi, sdraiata in quel letto d'ospedale, in una camera dall'aria consumata, senza quell'espressione che a caretterizzava da tutte le altre ragazze.

"Simone" sussurrò, mi diressi verso il suo letto, per poi sedermi, e aspettare che mi venisse in mente la cosa più giusta ed appropriata da chiederle.

"Come stai?" decisi di far precedere quella domanda ad un doloroso 'perché l'hai fatto?', tanto non avrei ricevuto una risposta, non reale, lei me ne avrebbe parlato solo di sua iniziativa, quando l'argomento sarebbe sparito già da un po' di tempo.

"Ora che ti vedo sto bene ─ sospirò, fondendo la faccia dentro al morbido cuscino, regalandomi un mezzo sorriso che non mi aspettavo di vedere ─ Mi hanno detto che sei stato tu a chiamare l'ambulanza"

"Lo sai che rischiavi? Che cazzo mi sorridi? Bella, sei una ragazza fantastica, io non me ne capacito, so perché l'hai fatto, che te lo chiedo a fare, ma perché per uno come lui. La vita è una sola e tu dovresti godertela a pieno, ma tranquilla, me la pagherà cara" mi lasciai andare in uno sfogo.

"Fallo, e giuro che lo rifaccio anche io" mi sfidò. "Cosa? Cosa rifai?" le domandai con un'espressione interrogativa, non capendo assolutamente cosa stesse intendendo.

"Prova ad immaginare.. per quale motivo ora sono qui? Ecco, ora smettila, e dimmi qualcosa che può farmi stare meglio. Ti prego" cercò di conquistare la mia benevolenza.

"Non so cosa potrebbe farti stare meglio però" rimasi impassibile alla sua richiesta. "Se vieni un po' più vicino a me starei sicuramente meglio, fidati" mi fece spazio, andando poco più verso la parte sinistra del materasso.

"Come posso dirti no"

"Se mi scrivi Simo boh, ho voglia di farlo, mandi strani messaggi" rispose citando quello che era il testo dell'ultimo inedito che avevo pubblicato sui vari social.

"Neanche delle fottute pasticche di ecstasy possono toglierti il sorriso, ti rendi conto? Sei speciale Bella, l'ho pensato fin dalla prima volta che ti ho vista, quando stavi parlando con Marcello e io ero rimasto lì aspettando che voi vi poteste accorgere della mia presenza" non riuscii a trattenermi.

"Ecco, tu dici di non sapere cosa potrebbe farmi stare meglio, ma hai proprio azzeccato stavolta. Sono così felice di averti incontrato, mi serviva proprio una persona come te che non c'entra un cazzo con tutti i casini che sto passando" appoggiò la testa sul mio petto, iniziando a giocare con le punte dei suoi capelli.

"Quando esci da qui ti porto a guardare le stelle, una di queste sere ci sarà la luna piena, non possiamo lasciarcela scappare. Non ora. È nelle nostre mani, manca solo un ultimo sforzo" le parlai in codice.

"E ce la faremo?"

"Insieme"

Improvvisamente il Dottor Rossi entrò dalla porta, rovinando uno dei momenti più belli della mia intera esistenza. "Ho interrotto qualcosa? Se sì, scusate, ma devo fare delle analisi alla mia paziente" si giustificò immediatamente, parecchio imbarazzato.

"Stia tranquillo. Posso restare qui dentro, oppure..?" scattai in piedi, a malincuore, con tutta la sincerità che possiedo.

"Mi dispiace ma no, le regole valgono per tutti. Le conviene tornare a casa, farsi una bella doccia rilassante, mangiare qualcosina e tornare quando gli orari per le visite lo permetteranno" mi consigliò.

"Il Dottore ha ragione. Torna in Hotel e non pensare a me: sto bene. Ci sono troppe persone che si prendono cura di me, mi sento a disagio" commentò, strappandomi un sorriso.

| Bella |

"È stato qui tutta la notte, ha chiamato, è salito sull'ambulanza ed ha aspettato per ore nella sala riservata ai parenti o agli amici dei pazienti. Ha chiesto non so quante volte se era possibile vederti, anche da lontano, ha dormito lì e non ha voluto fare colazione. La conduttrice del programma, una signora dal cuore puro, gli ha offerto in modo quasi obbligato una brioche e del caffè" mi raccontò la Dottoressa, come se fosse oramai appassionata della nostra storia.

"E come stava? Chi altro c'era?" continuai a domandarle.

"Era messo peggio di te! Penso che ci abbia sofferto più di chiunque. Con lui si è aggiunta anche una ragazza con i capelli neri e corti... e ora che ci penso anche un ragazzo più grande di lui, capelli neri, ti assomigliava sai" rispose.

In quel momento capii che mio fratello Travis era tornato, e con lui sarebbero tornati anche i problemi.

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