Capitolo 15

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La strana accoglienza che Bella stava ricevendo ogni dove andava la faceva stare ancora più male, non poteva leggere cosa gli altri scrivevano su di lei e su quello che aveva fatto, ma immaginava perfettamente la situazione.

Ogni giornale parlava di Bella, ma anche di noi, perché non era da tutti aiutare così una persona, non se si trattava di una semplice amicizia composta da due persone che si conoscevano da poche settimane, e si stava vociferando che avrebbe abbandonato il programma. Le persone non sapevano quanto lei fosse forte e invincibile, ecco perché supponevano quelle cose.

La stavo aspetttando fuori dal piccolo edificio dove c'era il suo gruppo di supporto, una sorta di tacca in più che le avrebbe fatto tornare la voglia di farsi del bene, dopo di ciò, avrebbe dovuto fare una dieta linquida per disintossicarsi, dato la disintossicazione rendeva anche più energici e secondo i professori aveva bisogno di mettersi in forze.

Erano tre giorni che si concentrava sulla musica e su sé stessa, sembrava procedere tutto a perfezione, presto il suo ex fidanzato avrebbe ricevuto una bella sorpresa, insieme ad una pessima pubblicità regalatasi dai vari siti web.

Finalmente fra i vari giovani che uscivano dalla porta d'ingresso notai Bella, indossava dei semplici jeans strappati ed una maglietta nera dalle maniche a tre quarti, con sopra una giacca dalla stampa militare, e le mie Yeezy ai piedi. Le piacevano, così le avevo detto di indossarle, nonostante la differenza del numero.

"Com'è andata?" le chiesi dedicandole mezzo sorriso, tornando in quello che era il mio posto da guidatore, mentre lei entrava, sbuffando sonoramente com'era abituata a fare.

"Bene, ammetto che mi sono annoiata troppo. Nessuno mi assomiglia, nessuno ha una storia simile alla mia, che ci sto a fare? È inutile" rispose, appoggiando la testa sul finestrino.

"Per capire che dovresti smetterla di sottovalutare quello che la vita ti preserva. Come ti vedi fra dieci anni?" buttai una domanda a caso per farle capire che avevo ragione.

"Che razza di domanda è, nemmeno te lo sai, e tu non hai ingerito delle pillole del cazzo ─ disse evidentemente nervosa ─ Penso che avrò un uomo al mio fianco, che staremo per sposarci, molto probabilmente starò aspettando il momento giusto per diventare madre, avrò finito il mio terzo album e mi prenderò una pausa per concentrarmi su altro. E tu?"

"Anch'io penso che avrò una bella donna al mio fianco, che farò di tutto per farla felice, che giudicherò l'attuale me con disprezzo, definendomi ridicolo e infantile, ma sopratutto un esempio che i miei figli non dovranno seguire" parlai molto sicuro delle mie supposizioni.

"Non sei infantile, e neanche ridicolo, guarda semplicemente cosa stai facendo. Io sono infantile e ridicola, voglio stare sempre al centro dell'attenzione, precisamente della tua, faccio sempre in modo che tu mi stia attorno, e fingo pure che mi dia fastidio, quando la mattina mi sveglio e sorrido alla sola idea di passare un'intera giornata con te" si lasciò scappare.

"Oddio, scusa ritiro tutto. Non avrei mai dovuto dirlo ─ urlò imbarazzata, iniziando a giocare con le unghie tinte di nero ─ Il punto è che io, sotto sotto, ci tengo a te. Ti voglio bene" non mi guardò neanche, ma poteva immaginare il sorriso che avevo.

"Anch'io te ne voglio, e tanto, tantissimo. Non ricordo neanche com'era la mia vita prima che arrivassi tu, ero così vuoto credo" sussurrai.

"Lo eravamo entrambi, ci completiamo a vicenda. È bellissimo, non credi? ─ mi vide annuire ─ Stasera ci guardiamo quel cielo tappezzato di stelle che abbiamo rimandato troppe volte per ricordare il numero esatto?"

"Che domande fai, certo che sì. E so anche dove, ho scoperto come si sale sopra al tetto del nostro Hotel, non è difficile, basta non farsi sgamare dagli altri, o sono cazzi amari. Non sarebbe la prima volta che non rispetto il regolamento" feci riferimento a due episodi precisi.

"Oh, non farmi pensare a quel famoso party per cui sei stato espulso e poi riammesso. Non facevano altro che parlare di te, ma te la sei cercata" commentò.

"Grazie!" le risposi sorridendo.

"Ciao Bella, come va?" osservai proprio Filippo provare a imbastire qualcosa che potesse andare bene per tentare un approccio con Bella, ma lei, oltre a guardarlo confusa, non sembrò apprezzare.

"Va tutto benissimo, grazie. Non capisco perché tutti me lo chiedono" rispose varia.

"Beh, ti è successa una cosa non da poco, non credi? Non è quel tipo di cosa da tutti i giorni, è normale che chi tiene a te ti domandi come stai" lo ascoltai.

"Certo, ma non sono pazza. È stata una decisione che ho preso io, non posso starci male se l'ho deciso io" lo liquidò andandosene.

Filippo mi guardò alzando il sopracciglio, come se fossi io la causa del suo comportamento e del suo atteggiamento che spaventava la gente e la allontanava, facendola sentire, a pelle, antipatica e indisposta a stringere amicizia.

Rara, fredda e acida, una perla di individualismo in quel mondo di persone socievoli e disponibili, piene zeppe di maschere. Almeno, lei era onesta e predisposta a seguire sempre ciò che il suo essere riteneva adeguato.

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