Capitolo 21

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Nell'aria gelida che si respirava a Roma avevo bisogno di stare un po' solo, probabilmente per schiarirmi le idee, pensare a quanto mi mancassero quei momenti che passavo da solo, e forse, anche riflettere sulla mia nuova vita, perché, a dirla tutta, da quando c'era Bella nella mia vita era cambiato tutto.

In realtà era cambiato tutto da quando mi ero presentato ai Casting di Amici, anzi, era cambiato tutto quando avevo fatto una canzone per quella che ormai era la mia ex ragazza, e dicevo ma sì che sarà mai, facciamo il video: al massimo rimorchio qualcuna della mia scuola.

Sentivo il bisogno di stare con la mia famiglia, era da tanto tempo, troppo tempo che non parlavo con mia sorella Sara. Lei era una ragazza parecchio dolce, non come le solite ragazze che trovavi in giro, era più una sempliciotta all'antica, in poche parole il mio totale opposto.

Certo, piano piano stavo capendo che ogni ragazza è diversa. Non esteticamente, ad essere originali e diversi in quello ce la facciamo tutti, la particolarità sta nel carattere e nel modo di fare. C'è sempre qualcosa che fa la differenza.

Oltre a necessitare una di quelle docce calde, con la mia musica in sottofondo e l'acqua che riscaldava ogni parte del mio corpo, avevo bisogno di fumarmi un pacchetto intero di sigarette. Come ogni sera gli altri erano usciti, non tutti però, le ragazze erano ancora nelle rispettive stanze, o tutte assieme.

Probabilmente non erano nella stanza di Nicole e Bella, perché non sentivo niente, quando solitamente riuscivamo a sentire anche il più piccolo dei rumori a causa della parete poco spessa.

Mentre allungavo la mano verso il cassetto per tirare fuori il pacchetto di sigarette, decisi di telefonare a mia sorella, per la prima volta nella mia vita. Volevo chiederle come stava, se andava tutto bene al Liceo, come se la spassava come unica figlia in casa ed ero interessato anche a sapere come procedeva la sua vita amorosa.

Procedeva per modo di dire, come me era molto riservata, anche se con uno come me ci si poteva sbizzarire, addirittura esagerare, sarebbe stato tutto nella norma, tranne quello che stava accadendo attualmente, per me amore non era una parola comune, tutt'altro.

Eppure ero sicuro di essere cascato in una specie di incantesimo, niente andava a meraviglia, come le favole facevano sembrare, ma quello che sembrava pochissimo piacere, con una persona come lei, si trasformava nella più assoluta felicità. Nella mia vita odiavo accontentarmi, e con lei non mi trovavo mai nella condizione di farlo.

"Simone? Come mai mi hai chiamata? È successo qualcosa?" mi chiese prima di tutto, con quella piccola tacca di preuccupazione che potevo assimiliare a quando ricevevo le solite chiamate da parte di mia madre il sabato sera, quando ancora abitavo insieme alla mia famiglia.

"Sto benissimo, più che altro, tu come stai? È da un po' che non ci sentiamo, siete andati in Sicilia dai nonni e non ho avuto più occasione di tornare" feci una sorta di giustificazione.

"In realtà siamo tornati da un pezzo, volevo chiamarti, ma papà continuava a ripetere che ogni tanto dovevi anche tu prenderti delle responsabilità, come cercarci, e non pensare solo a... la tua amica, o dovrei dire più che amica?" spiegò.

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